Coalizione senza maggioranza, boom di Sanseito “Japanese First” e sfide tra inflazione, dazi Usa e tensioni politiche.
Luglio 2025 segna un punto di svolta nella politica giapponese. Nei seggi della Camera alta in Giappone, il premier Shigeru Ishiba ha visto la sua coalizione – LDP+Komeito – crollare sotto la soglia dei 50 seggi necessari per mantenere la maggioranza, rimanendo con appena 47 seggi su 125 disponibili. Una débâcle annunciata dagli exit poll: la coalizione non vinceva contemporaneamente Camera bassa e alta dal 1955.
Una sconfitta storica
Ishiba, 68 anni, aveva già registrato una disfatta alle elezioni dell’autunno 2024, perdendo la maggioranza alla Camera bassa. Ora la débâcle si ripete, e nonostante abbia dichiarato che resterà al suo posto “per evitare un vuoto politico”, crescono le pressioni interne per una sua uscita di scena.
Voti d’insoddisfazione: inflazione, riso e immigrati
Gli elettori, più di 26 milioni, sono andati alle urne con un’affluenza del circa 58 %, spinti dal malcontento per l’inflazione – su tutte il caro‑riso – e per il costo della vita. Allo stesso tempo, preoccupazioni su immigrazione e globalizzazione hanno acceso il consenso verso nuove forze politiche.
Sanseito, la sorpresa populista
Il vero terremoto è però lo straordinario exploit di Sanseito: il partito ultra‑nazionalista fondato nel 2020 su piattaforme social e YouTube, noto per teorie complottiste (antivax, anti‑global) e slogan “Japanese First”, ha conquistato tra i 14 e i 15 seggi. Il partito di Sohei Kamiya ha cavalcato paure su un’“invasione silenziosa” di immigrati, puntando a tagli fiscali e a forti rivendicazioni su welfare e nazionalismo.
Conseguenze politiche
La perdita della Camera alta non infligge una sfiducia automatica (solo la bassa può farla), ma complica enormemente le trattative legislative. L’opposizione – in particolare il Partito Costituzionale Democratico – minaccia di presentare una mozione di sfiducia, costringendo Ishiba entro 10 giorni a sciogliere la Camera o a dimettersi. Alcuni