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Germania, il debito cresce e i Bund perdono la loro aura

- di: Vittorio Massi
 
Germania, il debito cresce e i Bund perdono la loro aura
Da baluardo del rigore a campione del debito, Berlino sorprende i mercati. I rendimenti decennali si avvicinano al 3% mentre la crescita ristagna: un mix che rischia di scuotere l’intera Eurozona.

Per anni la Germania è stata considerata il custode del rigore europeo, il Paese che non cedeva alla tentazione del debito facile. Oggi però quel modello vacilla. Berlino si prepara a immettere sul mercato oltre 140 miliardi di nuovo debito nel 2025, per finanziare riarmo e infrastrutture. Il risultato è un movimento inaspettato: i Bund decennali, simbolo del “porto sicuro”, si avvicinano al 3% di rendimento, un livello che non si vedeva dal 2011.

Il rigore tedesco archiviato

La svolta è evidente. Dopo anni di prediche sulla disciplina di bilancio, la Germania apre i cordoni della borsa. Non è un caso che negli ultimi trimestri i target di indebitamento siano stati corretti più volte al rialzo. Ma c’è un paradosso: questa abbondanza di spesa pubblica arriva mentre la locomotiva d’Europa mostra segni di affanno. Per il 2025 il Fondo monetario internazionale stima una crescita zero, mentre il consensus degli analisti la porta appena allo 0,3%. Nel 2026 non si andrà oltre l’1,1%, contro una media dell’Eurozona dell’1,2%.

Il risultato è un circolo vizioso: più debito da collocare e meno crescita per sostenerlo. Non stupisce che il rendimento del Bund, partito a inizio 2025 al 2,3%, viaggi ora stabilmente intorno al 2,75%, con prospettive di salita costante fino al 2027.

La BCE si sfila

A peggiorare la situazione c’è la posizione della Banca centrale europea. Christine Lagarde ha chiarito che i tempi del “whatever it takes” sono finiti. Con il tasso sui depositi fissato al 2%, la BCE non ha intenzione di rilanciare nuovi tagli né di tornare a comprare titoli a mani basse. Al contrario, sta lasciando che i bond in portafoglio scadano, riducendo il proprio bilancio. Un cambiamento che, sommato all’offerta crescente da parte di Berlino, spinge inevitabilmente i rendimenti verso l’alto.

Il dilemma degli investitori

Per chi investe, il quadro non è rassicurante. Come ricorda l’analista Jordi Martret, “acquistare oggi obbligazioni a lunga scadenza ha senso solo scommettendo su un improbabile cambio di rotta della BCE”. In pratica, chi compra un Bund oggi rischia di trovarsi con un titolo che perde valore nei prossimi anni. Un esempio: un decennale acquistato a inizio 2024 a un prezzo di 98,7 con cedola del 2,5%, in caso di rendimento al 3% nel 2027, subirebbe una perdita in conto capitale del 2,1%. Anche sommando le cedole, il guadagno reale sarebbe inferiore all’inflazione.

La questione non riguarda solo i piccoli risparmiatori. Banche e assicurazioni tedesche, che hanno in pancia grandi quantità di Bund, rischiano di dover svalutare i loro portafogli e al contempo rafforzare i requisiti patrimoniali. Il che potrebbe indebolire ulteriormente un settore già sotto pressione.

Porto sicuro in crisi

Il Bund, da sempre sinonimo di stabilità, mostra così crepe inaspettate. E questo non è un problema solo per Berlino. Per l’Italia, l’aumento del rendimento tedesco significa due cose. Da un lato, i tassi più alti in Germania trascinano verso l’alto anche quelli dei BTP, rendendo più costoso finanziare il debito nazionale. Dall’altro, se i Bund crescono più rapidamente dei titoli italiani, lo spread si riduce, dando un momentaneo respiro a Roma. Resta però il fatto che l’intera Eurozona rischia di affrontare anni di finanziamenti più onerosi.

Tre domande chiave

Perché i rendimenti salgono con un’economia ferma? Perché cresce l’offerta di debito da parte del governo tedesco mentre la BCE riduce gli acquisti. Con più titoli in circolazione e meno domanda, i prezzi scendono e i rendimenti salgono.

Il Bund resta un rifugio sicuro? Resta tra i titoli meno rischiosi sul piano dell’insolvenza, ma non è più immune dalle oscillazioni di mercato. Il guadagno potenziale, oggi, non compensa il rischio di prezzo e di inflazione.

Qual è l’effetto per l’Italia? Lo spread BTP-Bund può oscillare, ma la tendenza generale è che rendimenti più alti in Germania trascinino verso l’alto anche i titoli italiani. Per Roma questo significa più spesa per interessi e un’attenzione costante alla sostenibilità del debito.

In sintesi, la Germania ha cambiato pelle: da campione del rigore a protagonista dell’indebitamento. Per i mercati, questo è un cambio epocale. E il vecchio “porto sicuro” europeo potrebbe presto trasformarsi in un mare agitato, dove la bussola non indica più la rotta certa di un tempo.

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