Il Garante della Privacy blocca DeepSeek AI: stop immediato per la tutela dei dati italiani

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 

Il Garante per la protezione dei dati personali ha imposto, con un provvedimento d’urgenza, la limitazione immediata del trattamento dei dati degli utenti italiani da parte delle società cinesi che gestiscono e forniscono il servizio di intelligenza artificiale DeepSeek AI. La decisione, che ha effetto immediato, mira a tutelare la privacy e i diritti fondamentali dei cittadini italiani, alla luce di potenziali violazioni delle normative europee sulla protezione dei dati personali.

Il Garante della Privacy blocca DeepSeek AI: stop immediato per la tutela dei dati italiani

L’Authority ha agito con tempestività dopo aver ricevuto segnalazioni e avviato verifiche sulla piattaforma sviluppata in Cina, rilevando criticità nel trattamento delle informazioni personali. Secondo il comunicato ufficiale, il provvedimento è stato adottato “per garantire la tutela dei cittadini italiani da possibili rischi legati alla raccolta e all’elaborazione dei dati senza adeguate garanzie di sicurezza e trasparenza”. Il Garante ha ritenuto che la piattaforma non fornisse informazioni chiare sulla base giuridica del trattamento dei dati e sulla loro destinazione, alimentando dubbi sulla conformità alle norme europee in materia di privacy.

L’azione dell’Authority si inserisce in un quadro più ampio di crescente attenzione da parte delle istituzioni europee nei confronti delle tecnologie di intelligenza artificiale sviluppate in paesi extra UE, con particolare riferimento alla protezione delle informazioni sensibili e al rispetto del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR). In questo contesto, il blocco di DeepSeek AI potrebbe rappresentare un precedente significativo, aprendo la strada a un approccio più restrittivo nei confronti di piattaforme che non garantiscono standard di sicurezza adeguati.

La richiesta di chiarimenti e il rischio di un'escalation
Nel provvedimento, il Garante ha chiesto alle aziende coinvolte di fornire chiarimenti dettagliati sulle modalità di acquisizione, conservazione e utilizzo dei dati personali degli utenti italiani. In particolare, si chiede di dimostrare se e in che modo la piattaforma rispetti le normative vigenti in Europa e se siano stati adottati strumenti idonei a prevenire accessi non autorizzati o utilizzi impropri delle informazioni raccolte.

L’Authority ha inoltre segnalato che il blocco resterà in vigore fino a nuove verifiche, impedendo di fatto l’accesso e l’utilizzo del servizio sul territorio italiano. L’impatto della decisione potrebbe estendersi anche ad altri Paesi europei, con la possibilità di un’azione coordinata a livello comunitario per regolamentare l’uso di tecnologie di intelligenza artificiale non conformi agli standard di protezione dei dati dell’Unione.

Le possibili reazioni e il ruolo delle istituzioni europee
Al momento, DeepSeek AI non ha rilasciato commenti ufficiali sulla decisione del Garante, ma è probabile che la società cinese valuti un’azione per ottenere il ripristino del servizio, fornendo le informazioni richieste o apportando modifiche alle proprie politiche di gestione dei dati. Tuttavia, la vicenda potrebbe sollevare ulteriori interrogativi sulle strategie europee di regolamentazione delle tecnologie emergenti, spingendo la Commissione UE a intervenire con normative più stringenti.

L’episodio conferma la crescente preoccupazione delle istituzioni europee nei confronti dell’influenza delle aziende tecnologiche cinesi e della loro capacità di accedere a informazioni sensibili dei cittadini comunitari. La protezione della privacy si conferma un terreno di scontro tra principi regolatori diversi: da un lato, il modello europeo basato su trasparenza, consenso informato e controllo rigoroso; dall’altro, un sistema meno vincolato a livello normativo, con potenziali implicazioni geopolitiche.

Se il blocco dovesse protrarsi o estendersi ad altri servizi analoghi, si aprirebbe un nuovo capitolo nel dibattito sull’indipendenza tecnologica dell’Europa e sulla necessità di sviluppare soluzioni alternative interne, capaci di garantire standard elevati di sicurezza e protezione dei dati.

Nel frattempo, la decisione del Garante italiano lancia un segnale chiaro: l’Europa non è disposta a fare sconti quando si tratta della tutela della privacy dei suoi cittadini, e le aziende che operano nel settore dell’intelligenza artificiale dovranno adeguarsi a regole più stringenti se vorranno restare sul mercato.

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