Futurismo in mostra: Roma celebra un’avanguardia controversa

- di: Barbara Bizzarri
 
A oltre due anni dall’annuncio di un grande omaggio al Futurismo, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma ha inaugurato Il tempo del Futurismo. Promossa inizialmente dall’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, l’esposizione aspira a raccontare l’evoluzione del movimento e la sua eredità, allargando il focus ben oltre la stagione storica futurista fino a inglobare artisti come Lucio Fontana e Alberto Burri.

Futurismo in mostra: Roma celebra un’avanguardia controversa

L’apertura, fissata simbolicamente per il 2 dicembre, anniversario della morte di Filippo Tommaso Marinetti, è stata preceduta da controversie: ritardi organizzativi, modifiche al progetto, e persino dispute legali tra studiosi. Smentendo le voci su tagli al budget, la direttrice della Galleria, Renata Cristina Mazzantini, ha affermato: «Non c’è stata nessuna rimodulazione delle risorse». Durante la conferenza stampa, il ministro Alessandro Giuli ha ironizzato: «Questa volta non si può dire che non ci abbiate visto arrivare», citando l’opera di Umberto Boccioni Rissa in Galleria.

L’esposizione, definita “mastodontica”, presenta oltre 350 opere, di cui più di cento appartenenti alla collezione della Galleria Nazionale e solo una decina provenienti dall’estero. Tra i prestiti internazionali spiccano Lampada ad arco di Giacomo Balla e Sobbalzi di carrozza di Carlo Carrà dal MoMA di New York, insieme a un autoritratto di Boccioni del 1905 dal Metropolitan Museum. La scarsa presenza di capolavori futuristi storici è dovuta, in parte, alla loro dispersione all’estero nel secondo dopoguerra.

Accanto alle opere d’arte, il percorso espositivo include oggetti iconici del Novecento tecnologico-scientifico: automobili d’epoca, grammofoni, idrovolanti. «Puntiamo a una narrazione inclusiva e didattica, rivolta soprattutto al grande pubblico», ha dichiarato il curatore Gabriele Simongini, sottolineando come l’aspetto di ricerca sia affidato ai saggi contenuti nel catalogo, prossimamente in uscita per Treccani.
Nonostante l’ambizione di ricostruire la temperie futurista, alcune tematiche cardine restano marginali. La mostra sfiora appena il tema della guerra, che Marinetti definiva «sola igiene del mondo» nel manifesto pubblicato su Le Figaro nel 1909. Ampio spazio è invece dedicato all’aeropittura degli anni Trenta e all’arte sacra, in un percorso che accosta simboli come una testa bifronte di Mussolini, Profilo continuo di Renato Bertelli, e opere religiose. Tra le curiosità, la presenza di riproduzioni e reinterpretazioni, come una versione del 2011 di Forme uniche nella continuità dello spazio di Boccioni e ristampe di fotografie dinamiche di Anton Giulio Bragaglia.

«Il Futurismo è un orgoglio italiano», ha affermato Simongini, lamentando i «pregiudizi che ancora soffocano il movimento». Un milione e mezzo di euro sono stati stanziati per la mostra, finanziata anche da sponsor privati. Tra le novità, la firma del preacquisto di Casa Balla a Roma, annunciata ieri.
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