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Mps verso la conquista: adesioni all’ops su Mediobanca sfiorano il 29%

 
Mps verso la conquista: adesioni all’ops su Mediobanca sfiorano il 29%
Mps–Mediobanca: adesioni all’ops verso il 29% e ipotesi cash
Offerta in piena accelerazione, attesa per ritocco cash e assemblea decisiva: ora si gioca la partita del controllo.

Una settimana decisiva per Mps e Mediobanca

L’offerta pubblica di scambio avviata da Monte dei Paschi su Mediobanca ha imboccato una traiettoria chiaramente ascendente. Alla fine di agosto le richieste di adesione si attestano attorno al 28% del capitale oggetto dell’operazione e, considerando l’effetto delle azioni proprie, il dato effettivo si avvicina al 28,7%. È il segnale che la proposta sta convincendo investitori e istituzionali, con una progressione sensibile nelle ultime sedute.

Il mercato guarda ora a due soglie: la minima del 35%, che sancirebbe il successo formale dell’offerta, e quella più ambiziosa del 50%, che spalancherebbe la strada a un controllo pieno dell’assemblea e, di riflesso, del consiglio di amministrazione. Il cda di Siena è atteso a breve: sul tavolo l’ipotesi di aggiungere una componente in contanti all’offerta in azioni, così da allineare i valori di scambio alle quotazioni di Borsa e spingere gli indecisi a conferire i titoli.

Bilancio di un’offerta in ascesa

Soglia del 35%. Raggiungerla è essenziale: sotto, l’operazione nascerebbe monca; sopra, l’ops cambierebbe dimensione, con margini più ampi di integrazione industriale e di governance.

Contesto strategico. Parliamo di un’operazione da oltre 13 miliardi che punta a ridisegnare gli equilibri del sistema, affiancando i campioni nazionali con un terzo polo bancario capace di giocare partite domestiche e cross-border.

La difesa che non ha funzionato. Il progetto alternativo costruito a Piazzetta Cuccia su asset esterni non ha raccolto il consenso necessario. Il risultato è stato un vuoto d’aria nella linea di galleggiamento della strategia difensiva, che ha finito per spianare la strada all’avanzata senese.

Il nodo “sconto”. Lo sconto implicito dell’offerta rispetto ai prezzi di mercato si è allargato nelle ultime ore. Per ridurlo, l’ipotesi più concreta è un assegno in contanti di entità significativa, capace di migliorare il concambio e rendere l’ops più appetibile ai grandi fondi.

Dichiarazioni e numeri sul campo

Gli investitori leggono nel potenziale ritocco cash la volontà di chiudere la partita prima della scadenza. La dinamica delle adesioni conferma il cambio di passo: dopo il primo allungo, nuovi conferimenti hanno portato il totale vicino a un terzo del capitale target, con un contributo crescente da parte di fondi e investitori istituzionali.

Sul fronte della governance, uno scenario con oltre il 50% renderebbe possibile una rapida riconfigurazione degli organi sociali e l’avvio delle sinergie più volte annunciate. Il traguardo intermedio del 35% resterebbe comunque sufficiente per incidere in modo determinante sugli equilibri assembleari.

Resta un punto da non sottovalutare: la qualità delle sinergie. Il mercato chiede chiarezza su tempi, costi e benefici dell’integrazione, e guarda al combinato disposto tra credito, risparmio gestito e investment banking come al vero termometro della creazione di valore.

La mossa sul cash sarebbe decisiva

La sensazione è che la partita sia entrata nella fase in cui contano i dettagli. Una mossa sul cash potrebbe trasformare un’operazione ben impostata in un successo conclamato, spingendo le adesioni oltre la soglia critica. Al contrario, rinviare la decisione rischia di riaprire i giochi proprio mentre l’offerta mostra il massimo slancio. Nei prossimi giorni, più che le parole, saranno i numeri a parlare. 

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