Con Pil debole e dazi Usa, il rapporto Abi-Cerved disegna un quadro incerto: tassi di default in crescita contenuta, ma attenzione ai segnali nelle imprese più esposte.
(Foto: Da sinistra Luca Peyrano, Ceo di Cerved, e il presidente Giuseppe Del Deo).
Il rapporto aggiornato Abi-Cerved 2025-2027 rilancia uno scenario con tassi di default in aumento, seppur moderato, sullo sfondo di una crescita economica tiepida e nuove tensioni commerciali. Nel 2025 i crediti deteriorati, in rapporto ai prestiti in bonis, sono stimati al 2,9% contro il 2,6% del 2024; per il 2026 è atteso un 3,0%, con ritorno al 2,9% nel 2027. Valori ancora lontani dal picco del 2012, quando si sfiorò il 7,5%.
La maggiore robustezza patrimoniale delle banche e regole prudenziali più efficaci hanno cambiato il quadro rispetto al passato, ma la raccomandazione resta una: prudenza attiva. Come avverte il direttore generale dell’Abi, Marco Elio Rottigni, “si tratta di segnali da non trascurare che istituzioni, autorità di regolamentazione e attori economici devono affrontare insieme e per tempo”. Sulla stessa linea l’amministratore delegato di Cerved, Luca Peyrano: “nel triennio previsionale si rimane ben lontani dai livelli dei periodi di crisi, ma il monitoraggio non può allentarsi”.
Il quadro macro: crescita tiepida e tassi in assestamento
Lo scenario di base ipotizza una crescita moderata e una politica monetaria lievemente espansiva. Il combinato disposto tra domanda estera fragile, costi finanziari in normalizzazione e investimenti prudenti limita l’accelerazione dell’economia. In questo contesto, l’accesso al credito resta selettivo e le imprese ricorrono più spesso all’autofinanziamento.
Dazi Usa e catene del valore: chi rischia di più
Il fattore esogeno più insidioso è l’inasprimento dei dazi statunitensi su prodotti europei. L’impatto potenziale è maggiore per meccanica, componentistica auto e agroalimentare, ambiti in cui margini e volumi export possono subire compressioni. L’effetto a cascata tocca cassa, investimenti e rating creditizi delle aziende più esposte alle barriere tariffarie.
Geografia e dimensione: la vulnerabilità delle micro imprese
L’aumento dei crediti deteriorati si manifesta in tutte le aree, con intensità variabile. Le micro imprese risultano più vulnerabili per margini sottili e minore capacità di assorbire shock. Tra i settori, industria e costruzioni mostrano i segnali più marcati, seguiti dai servizi; l’agricoltura risente sia dei costi che della volatilità dei mercati.
Banche più solide, ma pressione sui margini
Lo smaltimento dello stock di Npl degli anni scorsi, anche tramite garanzie pubbliche, ha alleggerito i bilanci e migliorato la qualità degli attivi. Tuttavia il costo del rischio è atteso in lieve crescita e i margini di interesse potrebbero comprimersi con la normalizzazione dei tassi. Il sistema appare in grado di assorbire shock moderati, ma resta cruciale una gestione proattiva delle esposizioni più deboli.
Tre scenari per i prossimi 24 mesi
- Scenario base: deterioramento contenuto (2,9% → 3,0% → 2,9%), gestibile con politiche prudenziali e vigilanza mirata.
- Scenario avverso: ulteriore stretta commerciale o shock esterno che accelera i default e richiede misure straordinarie.
- Scenario favorevole: Pil oltre le attese ed export resiliente; accelerazione del miglioramento dell’asset quality.
Cosa fare nelle imprese
Monitorare la redditività dei clienti e le esposizioni verso i settori a rischio dazi; diversificare i mercati esteri; rafforzare trasparenza e reporting per ottenere condizioni di credito migliori; pianificare per tempo coperture e ristrutturazioni del debito quando necessario.
Le leve del sistema: prevenire è meglio che curare
Per il sistema pubblico-privato la parola chiave è prevenzione: incentivi a ristrutturazioni tempestive, strumenti di garanzia per progetti solidi, vigilanza anticipatoria sui cluster territoriali e settoriali più fragili, mappature di rischio condivise lungo le filiere.
Prudenza strategica
Il 2025 non segna un allarme sistemico, ma un bivio gestionale: i crediti deteriorati crescono moderatamente e impongono disciplina finanziaria. La differenza la faranno governance del rischio, capacità preventiva e cooperazione tra banche, imprese e istituzioni.