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Aumenti record per i ferrovieri: +230 € e bonus da 1.000 €

- di: Jole Rosati
 
Aumenti record per i ferrovieri: +230 € e bonus da 1.000 €
Sì al contratto, boom d’aumenti e bonus: i sindacati autonomi protestano, ma la contrattazione è nel segno del cambiamento.

Centrale il rinnovo: +230 € e 1.000 € una tantum

Il 5 luglio 2025, con un referendum che ha visto il 68 % dei ferrovieri favorevoli, è stato approvato il rinnovo del Contratto collettivo nazionale delle attività ferroviarie, firmato dalle principali sigle sindacali.

L’intesa, che copre circa 90.000 lavoratrici e lavoratori, prevede:

  • Un aumento medio di 230 € lordi mensili, in tre fasi: 120 € da giugno 2025, 60 € da novembre 2025, 50 € da giugno 2026.
  • Un bonus una tantum di 1.000 € ad agosto 2025 per la vacanza contrattuale.
  • Rivalutazione di indennità per turni, domeniche, trasferte e buoni pasto (7 € per gli appalti), da gennaio 2026.
  • Miglioramenti su welfare, sicurezza, sanità e previdenza, con l’introduzione del RLS di sito e della Stop Work Authority.

Il contratto aziendale del Gruppo FS è stato rinnovato in parallelo, prevedendo:

  • Premio di risultato di 950 € per il 2024,
  • 1.100 € per il 2025 (erogati nel 2026),
  • e 1.200 € per il 2026 (pagati nel 2027).

Governo, sindacati e organizzazioni firmatarie: commenti a caldo

Le sigle firmatarie, in un comunicato del 5 luglio, affermano: “Il referendum sancisce la piena legittimazione del percorso contrattuale, su cui l’ultima parola è stata restituita alle lavoratrici e ai lavoratori”.

L’amministratore delegato di FS, Stefano Antonio Donnarumma, ha sottolineato l’“impegno a favore delle persone”, evidenziando gli aspetti innovativi sul fronte della digitalizzazione e della sostenibilità aziendale.

Le parti firmatarie confermano un’attenzione costante al dialogo con le minoranze interne, per garantire l’efficace attuazione delle nuove misure e degli strumenti concordati.

Gli autonomi mettono un peso leggero (ma non trascurabile)

In parallelo all’approvazione, alcune sigle autonome—Cub Trasporti, USB, Pdm/Pdb—hanno proclamato uno sciopero a partire dalle 21:00 del 7 luglio, con modalità diversificate. Ma il loro impatto è rimasto marginale, più simbolico che sostanziale.

La protesta è stata raccontata come un semplice “incrocio di braccia”, un sottofondo che non ha scalfito il valore politico e innovativo dell’accordo.

Perché il contratto ha fatto scattare lo “scatto”

Nel contesto di rinnovamento del lavoro pubblico e ferroviario, l’aumento medio di 230 € è tra i più significativi degli ultimi anni nel settore mobilità.

  • Diciotto mesi di trattativa, avviata nel luglio 2023, hanno portato a un accordo forte e articolato.
  • Il bonus da 1.000 € compensa il blocco contrattuale tra inizio 2024 e maggio 2025.
  • L’introduzione della Stop Work Authority e dei buoni pasto su appalti modernizza le tutele e migliora la logistica quotidiana.

La protesta autonoma non mette in crisi il successo

Più che un vero sciopero, l’azione degli autonomi è apparsa come una reazione marginale, priva di un seguito ampio. Il fatto centrale resta il contratto: retribuzioni più alte, welfare più robusto, nuove forme di autodifesa per i lavoratori.

Il segno è chiaro: il settore ferroviario sta cercando un equilibrio tra stabilità salariale e innovazione, superando le contrapposizioni storiche.

In questo contesto—fatto di welfare contrattuale, strumenti di tutela e una contrattazione aziendale che rafforza il CCNL—nasce un modello pronto a durare fino al 2026 e oltre.

In sintesi

  • Vittoria principale: +230 € medi e bonus immediato da 1.000 €; welfare e sicurezza potenziati.
  • Protesta autonoma: segnale simbolico, incapace di oscurare il valore dell’accordo.
  • Futuro contrattuale: puntare sull’attuazione delle misure per consolidare un modello moderno e sostenibile.

Il vento della contrattazione soffia forte, con firme autorevoli e strumenti concreti. In questo quadro, la protesta autonoma resta un’ombra, nulla più che un richiamo a restare vigili.

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