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Europa: sul Patto di stabilità l'Italia resta sola

- di: Redazione
 
Europa: sul Patto di stabilità l'Italia resta sola
Ci sono battaglie che, in sede europea, meritano di essere condotte, al di là di quale ne possa essere l'esito.
Sono, sovente, battaglie su principi, per i quali si ricorre alla definizione, che significa tutto e niente, che non sono negoziabili. Ma ce ne sono, parlando sempre di battaglie, che non sono catalogabili nemmeno come tali perché, se hanno un significato, esso viene mascherato dietro il paravento di formule fumose o, peggio, non se ne danno spiegazioni degne d'essere chiamate tali.
Per questo, cercando di commentare quanto accaduto ieri, nel Parlamento europeo, quando si è trattato di votare il Patto di Stabilità, resta difficile da dare un giudizio al fatto che la delegazione italiana (al netto di pochi ''ribelli'') ha scelto la strada di non esprimersi, ricorrendo al sotterfugio di astenersi, che resta un gesto politico rilevante.

Europa: sul Patto di stabilità l'Italia resta sola

Astenersi, come appena detto, in Europarlamento è un gesto politicamente rilevante, sempre se sia un atto di coerenza rispetto a quanto i rispettivi partiti di estrazione abbiano fatto in patria.
Ma ieri è saltato tutto per aria, perché mentre i partiti della coalizione si sono astenuti, quelli dell'opposizione italiana hanno fatto lo stesso. E suona inquietante il fatto che ad astenersi è stato anche il Pd, partito al quale appartiene il commissario europeo Paolo Gentiloni che per il via libera al Patto di stabilità si è sempre speso al massimo delle sue energie.
Sarebbe interessante sapere il tenore delle interlocuzioni private tra Gentiloni e il vertice del Pd (sempre che non ce ne siano, di vertici, più d'uno, ognuno che ragiona con la sua testa) , con il commissario che forse cercherà di capire come il suo operato possa essere stato sconfessato ricorrendo all'astensione.

Come peraltro si è astenuta la Lega, ma per motivi diversi perché il suo voto sarebbe stato decisamente contrario, se non fosse che ministro dell'Economia è Giancarlo Giorgetti che, da un ''no'' leghista al Patto, sarebbe stato di fatto sfiduciato dai suoi stessi compagni di partito.
Ma cos'è accaduto di tanto importante da indurre i partiti, che sul Patto avevano votato in Parlamento, a prendere oggi le distanze?
Per Fratelli d'Italia, la nuova formulazione propone un modello economico ''troppo legato all’austerity''. A ruota FdI è stata seguito da Forza Italia, anch'essa convinta che lo strumento è d'intralcio alla crescita.
E gli altri, cosa ne pensano delle strane traiettorie della politica di casa nostra quando si trasferisce in Europa?

Il tedesco Markus Feber, ''capo'' dell'economia del Ppe nell'europarlamento, aveva detto di non vedere ''alcun motivo per cui gli eurodeputati italiani dovrebbero astenersi. Il risultato è equilibrato e riflette molti dei problemi che l’Italia ha avuto in passato con le regole fiscali. Soprattutto dal punto di vista italiano, le nuove regole non possono che essere considerate un grande miglioramento rispetto a quelle vecchie. Le traiettorie di riduzione del debito sono molto più favorevoli, è più facile soddisfare le specificità nazionali e la politica anticiclica diventerà più semplice''.

Resta ora da vedere quali saranno le conseguenze politiche del voto nel Parlamento europeo.
Perché Giancarlo Giorgetti, ben difficilmente potrà avere dimenticato che, quando in dicembre intervenne in Parlamento a sostegno del Patto di Stabilità, disse: ''Abbiamo partecipato all’accordo politico per il nuovo patto di stabilità e crescita con lo spirito del compromesso inevitabile in un’Europa che richiede il consenso di 27 Paesi. L’Italia ha ottenuto molto e soprattutto quello che sottoscriviamo è un accordo sostenibile per il nostro Paese volto da una parte a una realistica e graduale riduzione del debito mentre dall'altra guarda agli investimenti specialmente del Pnrr con spirito costruttivo''.
E ancora di più disse Giorgia Meloni, sostenendo che ''è importante che sia stato trovato tra i 27 Stati membri della Ue un compromesso di buonsenso per un accordo politico sul nuovo Patto di stabilità e crescita. Nonostante posizioni di partenza ed esigenze molto distanti tra gli Stati, il nuovo Patto risulta per l’Italia migliorativo rispetto alle condizioni del passato''.
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