Euronext Sustainability Week 2024: investitori e imprese sempre più consapevoli sugli investimenti ESG

- di: Redazione
 

Le ragioni del successo della formula Sustainability Week, ormai iniziativa flagship ESG dell’intero Gruppo Euronext, il bilancio dell’edizione 2024, l’evoluzione dell’ecosistema degli investitori professionali e del mondo degli investitori retail nell’approccio agli investimenti ESG, l’atteggiamento dei top manager del settore Infrastrutture ed Energia in tema di investimenti sostenibili, nessun rallentamento del mondo finanziario sulla questione sostenibilità, l’impatto della Direttiva europea CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive). Intervista a Patrizia Celia, Head of Large Caps and Investment Vehicles Listing Sales Italy di Euronext.

Euronext Sustainability Week 2024: intervista a Patrizia Celia

Si è svolta la Euronext Sustainability Week 2024, uno degli appuntamenti più importanti di Borsa Italiana e del Gruppo Euronext, focalizzato sulla sostenibilità. La Sustainability Week ha acquisito una tale importanza che ormai si distingue come iniziativa flagship ESG dell’intero gruppo Euronext, e non più solo quella di Borsa Italiana. Dottoressa Celia, può farci un bilancio di questa edizione e delle novità rispetto a quelle degli anni scorsi?

Nata nel 2017, la Euronext Sustainability Week è il principale momento di discussione tra gli stakeholders del mercato dei capitali italiani sui temi di finanza sostenibile. Si compone di momenti di discussione plenari che consentono la condivisione di esperienze, best practice e difficoltà, e di momenti di incontri individuali o di gruppo tra società quotate, analisti e investitori. Il dialogo sempre aperto con gli emittenti, gli investitori, gli intermediari e tutti gli altri stakeholder di mercato ci ha consentito di mantenere attuale la formula adeguandola di anno in anno alle esigenze degli operatori di mercato e all’evoluzione normativa. L’ingresso nel Gruppo Euronext ci ha consentito di ampliare lo scope geografico, contribuendo attivamente alla creazione di un mercato dei capitali europeo sempre più attento alle esigenze di finanziamento della crescita sostenibile dei nostri Paesi.

Il programma italiano ha visto oltre 80 speakers domestici e internazionali condividere le proprie visioni strategiche e azioni concrete con oltre mille partecipanti ai diversi momenti di discussione, quattro in presenza e due in remoto. Inoltre, in quattro giorni, oltre mille incontri tra società quotate o emittenti di ESG bonds, analisti e investitori. Quest’anno, in aggiunta alla sempre affascinante discussione C-Level sulle priorità strategiche, abbiamo dedicato un momento di approfondimento all’entrata in vigore della CSRD, alle nuove tecnologie di CCUS e agli investimenti in economia circolare, oltre ai consueti approfondimenti sugli strumenti di finanziamento e di investimento sostenibili.  Il programma internazionale ha invece visto lo svolgimento di altri trenta momenti, di cui alcuni rivolti alla discussione interna al nostro gruppo e altri invece rivolti agli stakeholders dei Paesi in cui siamo presenti.

Alla luce di quanto emerso dalla Euronext Sustainability Week, come sta cambiando la prospettiva degli investimenti ESG sui mercati finanziari, sia a livello di ecosistema degli investitori professionali che di mondo degli investitori retail?

L’ecosistema degli investitori professionali ha ormai una prospettiva matura, consapevole e pragmatica. Gli asset investibili vengono valutati secondo il classico principio rischio-rendimento, dove tra i rischi e le opportunità di investimento vengono inseriti anche quelli di natura ESG con possibile impatto materiale sia sul lato dei rischi che sul lato del rendimento. La maggiore disponibilità di dati ESG ha consentito di spostare l’attenzione dalla ricerca dei KPIs alle attività di stewardship, aiutando così gli emittenti a identificare le priorità strategiche di lungo termine materialmente rilevanti per gli investitori. Tra gli investitori retail sembra ancora necessaria una maggiore educazione finanziaria che consenta loro di distinguere i diversi prodotti di investimento ESG disponibili. Gli ultimi interventi normativi dovrebbero aiutare i risparmiatori ad avere una migliore descrizione dei prodotti e conseguentemente una migliore comprensione delle strategie di investimento sottostante.

Nella giornata “Infrastructure & Energy Day” avete anche ospitato una conversazione con i top manager sui temi dell’economia circolare, delle soluzioni in termini di carbon capture, del funzionamento dei mercati dell’energia elettrica. Qual è l’atteggiamento dei top manager del settore Infrastrutture ed Energia in tema di investimenti sostenibili?

Anche in questo caso siamo in presenza di una piena consapevolezza delle opportunità che la transizione energetica sta facendo emergere. Necessità di investimento in infrastrutture e mix di soluzioni energetiche se ben governante hanno la possibilità di trasformarsi in opportunità di crescita non solo per le società del settore ma, tenendo conto del ruolo strategico delle infrastrutture e delle società energetiche, anche per le comunità da loro servite, dalle persone alle imprese con evidenti effetti amplificatori per l’intera economia.

C’è una qualche forma di rallentamento del mondo finanziario sulla questione sostenibilità?

No, non direi. I comportamenti di voto in assemblea, le attività di engagement e di stewardship indicano, lato investitori, un approccio all’investimento ESG consapevole e pragmatico dove la mitigazione dei rischi ESG e la valutazione delle opportunità di rendimento rientrano nel classico modello di ottimizzazione
rischio-rendimento, in cui solo le variabili con impatto materiale trovano spazio. Evoluzione, questa, che dovrebbe portare ad un approccio più efficiente ed efficace anche da parte degli altri operatori economici.  

Direttiva europea CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) e bilancio di sostenibilità: perché è importante e che impatto avrà?

La normativa, come spesso accade nei mercati finanziari, disciplina una necessità di rilascio di informazioni che il mercato stava già cercando, con l’obiettivo di risolvere alcune criticità fondamentali quali la standardizzazione nella messa a disposizione delle informazioni al fine di efficientare la relazione tra società quotate, investitori e analisti. E, punto molto importante, essendo collegata in maniera armonica alla restante normativa comunitaria in materia ESG, semplifica la messa a disposizione di tali KPI per tutti gli altri stakeholders aziendali. Oltre alla già citata necessità di concentrarsi sugli aspetti che hanno un impatto materiale sul business model, sul posizionamento competitivo e sulla capacità di monitoraggio e mitigazione dei rischi, ci aspettiamo che la CSRD possa rappresentare un’utile spinta all’efficientamento del tracking dei dati ESG. Così facendo, si migliorerà la qualità del lavoro svolto da analisti, rating providers e investitori. Inoltre, migliorando la qualità del dato, l’attività di engagement tra società quotate e investitori potrà concentrarsi sulle strategie di lungo termine invece che sul monitoraggio delle traiettorie e del raggiungimento degli step intermedi, portando sempre più il dialogo sulla strategia di crescita di lungo termine.

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