Germania: la ripresa è ancora lontana

- di: Redazione
 
La Germania, motore dell'economia europea, sta registrando un periodo di stanca che si trascina da tempo e che non è stato mitigato nemmeno da quello che gli analisti chiamano ''slancio congiunturale'' che si attendeva con l'estate. E non è una sensazione, perché lo conferma anche il barometro dei consumi HDE, che è sceso per il secondo mese consecutivo e si trova ora a 97,7 punti per agosto.
Si tratta di un sondaggio che coinvolge circa 1600 famiglie (''economie domestiche'' è la definizione tecnica) su quelle che sono le rispettive intenzioni di consumo nei mesi successivi (i consumi privati contribuiscono per circa la metà alla produzione economica).

Germania: la ripresa è ancora lontana

Il sondaggio ha evidenziato che in agosto, rispetto a luglio, la disponibilità al risparmio dei consumatori è notevolmente aumentata, mentre sono scese le speranze di imminenti tagli dei tassi di interesse. Fattori che intuibilmente fanno scendere la propensione al consumo, mentre restano alte le aspettative su futuri aumenti salariali. Un punto su cui ha insistito anche la direttrice tedesca della BCE, Isabel Schnabel, definendo necessario recuperare il ritardo sui salari.

Per il primo trimestre dell'anno l'Ufficio federale di statistica ha calcolato un forte aumento dei salari reali - pari al +3,8% -, determinato anche dal pagamento una tantum dei cosiddetti premi di inflazione. Nonostante questo aumento, i salari reali sono ancora inferiori rispetto all’inizio del 2018.
A rendere più complesso il quadro generale c'è anche la dinamica dei prezzi, sottoposti negli ultimi anni ad una forte pressione inflativa. Tanto che il loro livello generale è ora circa il 20% più alto rispetto a prima dello scoppio della pandemia del coronavirus. In buona sostanza la crescita dei salari non è riuscita ad attutire gli effetti dell'inflazione, cresciuta notevolmente, dopo l'attacco russo all'Ucraina, soprattutto sul fronte dei costi energetici.

I consumi privati sono fortemente influenzati dalla situazione sul mercato del lavoro, con i timori sul futuro che spingono i consumatori ad evitare spese maggiori, soprattutto quelle che vengo considerate non essenziali.
Il mercato del lavoro, peraltro, mostra - come confermano i dati dell'Agenzia federale per l'occupazione - segnali che inducono a preoccupazione. Come il fatto che nel mese di luglio sono state registrate come disoccupate 2,802 milioni di persone, esclusi quelli che lavorano con contratti stagionali. L’ultima volta che si è registrato un valore più alto è stato nel novembre 2020, dopo che la pandemia aveva causato il licenziamento di circa mezzo milione di persone.

Quindi, rispetto al minimo provvisorio registrato nel maggio 2022, ben 500.000 persone in più risultano ora registrate come disoccupate.
Uno dei motivi della crescente disoccupazione è probabilmente l’elevato numero di fallimenti aziendali. Secondo un'analisi dell'istituto di ricerca economica IWH, nel mese di giugno sono stati registrati 1.169 fallimenti, con un +11% rispetto all'anno precedente.
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