Un’isola in trasformazione: verso una nuova era economica
Cuba, afflitta da una crisi economica senza precedenti, ha avviato una serie di riforme strutturali che stanno ridisegnando il volto dell’isola. Il governo punta a modernizzare l’economia e attrarre investimenti, ma le conseguenze sulle condizioni di vita della popolazione sono profonde e divisive.
Addio al cambio fisso: il peso cubano affronta il mercato globale
Uno dei cambiamenti più significativi è l'abbandono del cambio fisso con il dollaro statunitense, sostituito da un sistema flessibile che si adatta alle condizioni del mercato. Alejandro Gil Fernández, ministro dell’Economia, ha spiegato:
“Questa riforma era necessaria per rendere il nostro sistema economico più competitivo e resiliente. Tuttavia, siamo consapevoli delle difficoltà che ne derivano, soprattutto per i cittadini più vulnerabili”.
Secondo gli esperti, la fluttuazione del peso cubano potrebbe aggravare l’inflazione, già stimata oltre il 45% annuo. L'economista Carmelo Mesa-Lago sottolinea: “La transizione verso un sistema di cambio flessibile è un passo coraggioso, ma richiede misure di accompagnamento per proteggere i cittadini e stabilizzare i mercati”.
Liberalizzazioni e tagli ai sussidi: una svolta radicale
Il governo cubano ha introdotto un piano di liberalizzazioni che comprende il taglio graduale dei sussidi statali per beni di prima necessità, la privatizzazione parziale di alcune imprese e l’aumento dei prezzi per servizi essenziali come energia e trasporti.
Il presidente Miguel Díaz-Canel ha dichiarato in un recente discorso all’Assemblea Nazionale:
“Queste misure sono difficili, ma inevitabili. L’obiettivo è costruire un sistema economico più sostenibile e capace di garantire il benessere delle future generazioni”.
Questi cambiamenti hanno colpito duramente la popolazione. Maria González, una pensionata dell'Avana, racconta:
“Con il mio stipendio non riesco più a comprare carne o olio. Siamo costretti a scegliere tra pagare la luce o mangiare”.
Dollarizzazione parziale e commercio internazionale
Per stimolare gli investimenti stranieri e migliorare l’accesso a beni importati, il governo ha autorizzato l’uso del dollaro statunitense in settori strategici dell’economia, come il turismo e la vendita di prodotti di consumo.
Raúl Castro, in un raro intervento pubblico, ha difeso la decisione:
“Non possiamo ignorare la realtà del mercato globale. Il dollaro è una necessità per garantire la sopravvivenza della nostra economia”.
Gli oppositori temono che la dollarizzazione aumenti le disuguaglianze, favorendo coloro che hanno accesso alla valuta estera e marginalizzando ulteriormente le fasce più povere.
Le sfide dell’embargo e il ruolo dei BRICS
Un altro tassello chiave del futuro economico di Cuba è l'adesione ai BRICS, che potrebbe rappresentare un’alternativa al soffocante embargo economico imposto dagli Stati Uniti. Nel 2024, l’ONU ha votato per la 32ª volta a favore della revoca del blocco, ma la posizione statunitense rimane intransigente.
Bruno Rodríguez Parrilla, ministro degli Esteri, ha dichiarato: “L’embargo è un atto di guerra economica contro il nostro popolo. Con i BRICS, possiamo costruire un ponte verso nuovi partner e risorse”.
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Il prezzo del cambiamento: tra speranze e timori
Le riforme economiche stanno trasformando il panorama cubano, ma il costo sociale è elevato. Secondo un recente studio del Centro di Politica Economica Cubana, oltre il 40% delle famiglie vive al di sotto della soglia di povertà relativa, un dato che potrebbe aumentare con l’eliminazione dei sussidi.
Il sociologo Rafael Hernández avverte: “Il governo deve trovare un equilibrio tra riforme necessarie e protezione sociale. Se non lo farà, rischiamo un aumento delle tensioni sociali e una maggiore emigrazione”.
Intanto, le strade dell’Avana continuano a riempirsi di manifestazioni. Le voci di chi chiede un futuro più stabile si alzano sempre più forti, tra speranze di cambiamento e timori per il domani.
Cuba, oggi, è una terra in bilico tra crisi e rinascita. I prossimi mesi saranno decisivi per il destino dell’isola.
(Nella foto Manuel Marrero Cruz, primo ministro Cuba)