CRIF: "Nel 2020 le richieste di credito da parte delle imprese sono salite del 24,5%"

- di: Daniele Minuti
 
Le incertezze causate dalla pandemia di Covid-19, in particolare quelle arrivate durante la seconda ondata in autunno in cui i timori dei cittadini sono stati accompagnati dalle diverse (e spesso contraddittorie) misure di contenimento dei contagi, si stanno riflettendo ovviamente anche sulla vita delle imprese del nostro paese.

Le elaborazioni di CRIF sulla base del patrimonio informativo di EURISC, hanno dipinto un quadro molto preciso per il finale dell'anno appena terminato e l'indicatore maggiore di queste difficoltà sono le richieste di valutazione e rivalutazione dei crediti da parte delle imprese italiane che nell'ultimo trimestre 2020 sono salite del 9,5% rispetto al 2019. L'incremento totale su base annua vede un +24,5%, dato che rappresenta la migliore performance del comparto negli ultimi 7 anni (dopo che il primo trimestre 2020 si era chiuso con un -14,7%).
 
A commentare questi dati è stato l'Executive Director di CRIF, Simone Capecchi (nella foto): "Il rallentamento del ciclo economico dovuto alla pandemia ha fortemente condizionato l'andamento dei flussi di cassa delle imprese nel 2020 e quindi anche la dinamica delle richieste di credito. Come emerso dalla ricerca di CRIF Ratings, quasi la metà delle imprese italiane ha dovuto affrontare lo shock partendo da situazioni di liquidità già delicate: il 38% di esse aveva una disponibilità di cassa che poteva coprire solo il 50% dei debiti finanziari a breve termine in scadenza, in più un ulteriore 8% non aveva particolari margini di manovra. Le imprese più in difficoltà si concentrano nei settori più ciclici e quindi esposti alle dinamiche dei consumi, ovviamente i più colpiti dalla crisi".



Significativo il dato dell'importo medio richiesto, salito a 80.941 euro nel 2020 per l'aggregato di società capitali e ditte individuali, con un aumento del 22,7% rispetto alla cifra del 2019. Per le imprese individuali, "il peso delle richieste di finanziamento al di sotto dei 10.000 euro è quasi la metà del totale (47,7%), a conferma di come le micro imprese si rivolgano agli istituti di credito per importi più piccoli in modo da affrontare esigenze di liquidità". Quelle di più ampie dimensioni invece fanno richieste superiori ai 20.000 nel 50,5% dei casi.
 
"L'andamento delle richieste di credito" - conclude Capecchi - "è stato favorito dagli strumenti che le istituzioni italiane ed europee hanno attivato per fronteggiare l'impatto sull'economia dell'emergenza, in modo da supportare la liquidità delle imprese, come le moratorie sui finanziamenti in essere e le garanzie statali per favorire l'ottenimento di nuove linee di credito. In questa fase la domanda di nuovi finanziamenti è stata stimolata più per curare le esigenze di liquidità che da progetti di investimento e sviluppo".
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