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La Corte costituzionale alza il livello di tutela: pensioni di invalidità non inferiori a 603 euro

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
La Corte costituzionale alza il livello di tutela: pensioni di invalidità non inferiori a 603 euro

Con una sentenza destinata a segnare un punto di svolta nel sistema previdenziale italiano, la Corte costituzionale ha stabilito che le pensioni di invalidità non possono essere inferiori all'importo mensile di 603,12 euro. La pronuncia, emessa il 3 luglio 2025, si fonda sul principio di adeguatezza della prestazione rispetto al soddisfacimento dei bisogni essenziali della persona, sancito dall’articolo 38 della Costituzione. Secondo la Consulta, ogni prestazione assistenziale destinata a soggetti invalidi totali deve essere parametrata al trattamento minimo previsto dalla legge per garantire una soglia di dignità. L’importo individuato coincide con quello minimo previsto per le pensioni INPS nell’anno corrente, fissato appunto a 603,12 euro mensili.

La Corte costituzionale alza il livello di tutela: pensioni di invalidità non inferiori a 603 euro

La Corte ha risposto a un caso concreto sottoposto dalla Corte d’appello di Torino, che si interrogava sulla legittimità di un trattamento inferiore per un cittadino affetto da grave disabilità. Nella motivazione si legge che “la misura della pensione non può essere tale da costringere il titolare a vivere in uno stato di indigenza incompatibile con la dignità umana”. La decisione non solo ha effetto immediato, ma impone al legislatore e agli enti previdenziali un adeguamento generalizzato. Saranno i giudici ordinari, caso per caso, a valutare la sussistenza delle condizioni per l'applicazione del nuovo parametro, ma l’indirizzo tracciato dalla Corte è vincolante. La decisione si allinea a precedenti sentenze della Consulta, come quella n. 152 del 2020, che aveva riconosciuto l’insufficienza di assegni da 286 euro per garantire una vita dignitosa.

Criteri e soglie da rispettare per ottenere l’aumento
L’aumento non scatterà in modo automatico per tutti i beneficiari di prestazioni di invalidità, ma sarà subordinato alla valutazione giudiziale della condizione personale e reddituale. Il riferimento ai 603,12 euro non implica che ogni pensione debba raggiungere tale importo in assoluto, ma costituisce una soglia di riferimento in presenza di condizioni di invalidità totale e grave disagio economico. L’adeguamento dovrà tener conto della situazione reddituale complessiva del beneficiario, come stabilito dalla normativa vigente. Tuttavia, la sentenza apre la strada a migliaia di ricorsi da parte di invalidi totali che percepiscono importi inferiori e che si trovano in condizioni economiche disagiate, rendendo probabile un'ondata di contenziosi nei prossimi mesi.

Una nuova sfida per l’INPS e per il legislatore
L’impatto della sentenza potrebbe essere significativo anche sul piano finanziario e organizzativo. L’INPS dovrà predisporre istruzioni operative che recepiscano la decisione della Consulta, e il legislatore sarà chiamato a un intervento normativo per armonizzare la disciplina esistente con il nuovo principio di diritto. Il presidente della Corte, Augusto Barbera, ha sottolineato nel comunicato ufficiale che “il rispetto della dignità della persona con disabilità è parametro imprescindibile per la legittimità costituzionale delle prestazioni assistenziali”. Da parte del Governo e del Ministero del Lavoro, al momento, non è arrivato alcun commento ufficiale, ma fonti tecniche fanno sapere che l’argomento sarà oggetto di un approfondimento urgente già nei prossimi giorni.

Reazioni e prospettive dopo la sentenza storica

Le associazioni che tutelano i diritti delle persone con disabilità hanno accolto con favore la decisione, definendola “una vittoria storica contro la povertà e l’emarginazione”. L’ANMIC e la FAND parlano di “un passo decisivo per l’affermazione del diritto all’esistenza dignitosa”, e chiedono al Parlamento di legiferare rapidamente per evitare che siano i cittadini a dover ricorrere ai tribunali. La sentenza rappresenta dunque non solo una svolta giuridica ma anche un banco di prova per le politiche di inclusione sociale. Il prossimo passaggio sarà la quantificazione dell’impatto economico e l’individuazione delle coperture necessarie per rendere strutturale questo adeguamento. In attesa di nuovi interventi, resta fermo il principio: nessuna pensione di invalidità può scendere sotto la soglia dei 603 euro. Una cifra che, da oggi, diventa sinonimo di dignità.

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