Domani, 30 settembre, cala il sipario sulla finestra per aderire al concordato preventivo biennale, lo strumento che permette a imprese, professionisti e autonomi di stabilire in anticipo la base imponibile per i due anni successivi.
Ultima chiamata per il concordato fiscale: domani scade il termine, niente proroghe
Il vice ministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha messo fine a ogni ipotesi di rinvio: “Verrà mantenuta la scadenza, stiamo vedendo i risultati. Potremo fare un bilancio domani perché gli elementi li acquisiremo solamente quando si chiude la partita”, ha dichiarato a margine di un convegno a Milano.
Corsa finale per le adesioni
Il governo punta sul concordato per raccogliere risorse aggiuntive destinate alla prossima legge di bilancio. Ma il vero dato sulle adesioni si saprà solo domani sera.
“Come spesso accade per queste misure, molti contribuenti attendono l’ultimo momento. Ci aspettiamo uno sprint nelle ore finali”, ha spiegato Leo.
Come funziona il concordato
Il concordato preventivo biennale nasce per semplificare il rapporto tra fisco e contribuenti e incentivare la compliance volontaria.
L’Agenzia delle Entrate carica nel cassetto fiscale di ciascun contribuente una proposta di accordo opzionale che stabilisce in anticipo la base imponibile su cui pagare le imposte per il biennio successivo.
Una volta accettata, l’intesa garantisce stabilità e prevedibilità del prelievo, perché resta valida anche se i redditi effettivi risultano diversi da quelli stimati.
Chi può aderire
Possono accedere al concordato i contribuenti che applicano gli Indici sintetici di affidabilità fiscale (Isa) e che non hanno debiti tributari o contributivi definitivamente accertati.
Sono ammessi anche coloro che, entro il termine, abbiano estinto i debiti, purché l’importo residuo non superi i 5.000 euro.
Rispetto alla prima edizione, restano esclusi i contribuenti in regime forfetario, che l’anno scorso avevano potuto partecipare.
I numeri dell’anno scorso
Nel 2024, al debutto della misura, avevano aderito circa 600.000 contribuenti su una platea potenziale di 4,5 milioni, per un gettito complessivo di 1,6 miliardi di euro.
Un risultato utile per testare lo strumento ma giudicato inferiore alle attese, tanto che il governo ha deciso di semplificare alcune procedure per incrementare l’adesione nel 2025.
Un tassello chiave per la manovra
Il concordato è uno dei pilastri su cui l’esecutivo punta per finanziare le misure della prossima manovra economica. L’auspicio è che il gettito possa superare quello dell’anno scorso, garantendo risorse fresche per alleggerire la pressione fiscale su famiglie e imprese e sostenere nuove politiche di crescita.
Semplificazione e stabilità al centro
Il governo presenta il concordato come un patto preventivo tra fisco e contribuente, pensato per ridurre il contenzioso e facilitare l’adempimento spontaneo. Per chi aderisce, la base imponibile resta fissa per due anni, offrendo certezze utili per pianificare la propria attività e i flussi di cassa. Per lo Stato, lo strumento assicura un gettito più prevedibile e una riduzione dei margini di evasione.
L’attesa per il bilancio finale
Con la chiusura della finestra di adesione, il governo tirerà le somme sull’efficacia della misura.
“Domani avremo il quadro definitivo. Solo allora potremo valutare i risultati e capire se il concordato ha centrato gli obiettivi prefissati”, ha ribadito Leo.
L’esito finale sarà decisivo non solo per la legge di bilancio, ma anche come segnale di fiducia dei contribuenti verso una forma di cooperazione preventiva che promette meno burocrazia e più certezza fiscale.