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Commercio, agosto in frenata: vendite giù dello 0,1% in valore, -0,3% in volume

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Commercio, agosto in frenata: vendite giù dello 0,1% in valore, -0,3% in volume

Il rallentamento dei consumi continua a pesare sul commercio al dettaglio. Secondo i dati diffusi dall’Istat, ad agosto 2025 le vendite sono scese dello 0,1% in valore e dello 0,3% in volume rispetto a luglio, con un calo che ha interessato sia i beni alimentari (-0,1% in valore e -0,4% in volume) sia quelli non alimentari (-0,1% in valore e -0,2% in volume).

Commercio, agosto in frenata: vendite giù dello 0,1% in valore, -0,3% in volume

Su base tendenziale (rispetto ad agosto 2024), le vendite mostrano un lieve aumento in valore (+0,5%) ma un calo netto in volume (-1,3%), segnale che le famiglie hanno speso di più ma acquistato meno quantità, effetto diretto dei prezzi ancora elevati.

Tendenza divergente tra valore e volume

Il dato mensile interrompe la modesta ripresa registrata nei mesi precedenti. Nel trimestre giugno-agosto, infatti, le vendite risultano ancora in crescita dello 0,8% in valore e dello 0,3% in volume, con un contributo positivo sia degli alimentari (+1,2% in valore e +0,2% in volume) sia dei non alimentari (+0,5% in valore e +0,3% in volume).

Ma il confronto annuale conferma la pressione del caro-vita: i beni alimentari hanno segnato un incremento in valore (+1,6%) ma un calo in volume (-2,2%), mentre i beni non alimentari sono scesi sia in valore (-0,2%) sia in volume (-0,6%).

Le differenze tra settori e canali di vendita

Tra i comparti non alimentari si registrano forti divergenze: crescono i prodotti di profumeria e cura della persona (+5,4%), segno che alcune voci di spesa legate al benessere e alla persona restano dinamiche; calano invece in modo marcato gli elettrodomestici, radio, tv e registratori e i prodotti farmaceutici (entrambi -3,4%), comparti che hanno sofferto la debolezza della domanda.

Per quanto riguarda i canali di distribuzione, su base annua crescono la grande distribuzione (+2,5%) e l’e-commerce (+6,1%), mentre scendono le vendite delle piccole superfici (-2,2%) e le vendite fuori dai negozi (-2,6%), confermando il consolidamento dei canali digitali e della distribuzione organizzata.

Inflazione ancora rilevante, potere d’acquisto in calo

I dati Istat mettono in luce il nodo principale: l’effetto residuo dell’inflazione, che pur rallentando rispetto ai picchi del 2022-23 continua a comprimere il potere d’acquisto delle famiglie.

“L’aumento in valore nasconde un restringimento dei volumi – osservano gli analisti –: i consumatori spendono di più solo per mantenere lo stesso livello di acquisti, e spesso devono rinunciare a parte dei beni non essenziali”.

Un autunno di incertezza per il commercio

Gli operatori guardano con preoccupazione ai mesi autunnali, quando il ritorno a scuola, le spese per il riscaldamento e le attese tensioni sulle tariffe energetiche potrebbero frenare ulteriormente la domanda.

Il quadro rappresenta un test importante per la manovra economica 2025, che punta a sostenere la crescita dello 0,5% con un taglio dell’Irpef per il ceto medio e misure di contenimento dei costi energetici.

Le sfide per imprese e politica economica

Secondo Confcommercio, “il permanere di uno scollamento tra valore e volume delle vendite è un segnale che le famiglie hanno ancora risorse limitate per i consumi discrezionali. Occorre una strategia che combini sostegno al reddito e riduzione dei costi energetici per liberare domanda interna”.

Gli economisti ricordano che i consumi delle famiglie valgono oltre il 60% del Pil e rappresentano il principale motore della crescita: una loro debolezza prolungata rischia di trascinare il Paese in una stagnazione.

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