Borse: giù i mercati asiatici, con l'eccezione di Tokyo

- di: Redazione
 
E' cominciata non bene la settimana di contrattazioni sui mercati borsistici della regione Asia-Pacifico, con la sola eccezione di Tokyo (l'indice Nikkei 225 che ha guadagnato lo 0,6% a 32.590,33). A condizionare le borse sono state le persistenti preoccupazioni per il settore immobiliare cinese - da molti mesi in profonda crisi, con China Evergrande che ha perso il 18,2% dopo l'annuncio di non essere in grado di aumentare ulteriormente il debito -, le ombre sul futuro del bilancio americano e le ripercussioni dello sciopero che sta penalizzando fortemente il comparto automobilistico americano.

Borse: giù i mercati asiatici, con l'eccezione di Tokyo


L'Hang Seng di Hong Kong ha perso l'1,3% a 17.819,52, mentre l'indice Shanghai Composite è sceso dello 0,3% a 3.121,78. A Seul, il Kospi ha perso lo 0,6% a 2.492,15, mentre l'S & P/ASX 200 australiano ha lasciato lo 0,3% a 7.048,00.
Sul mercato americano, venerdì l'indice S & P 500 è scivolato dello 0,2% a 4.320,06, mentre il Dow Jones Industrial Average è sceso dello 0,3% a 33.963,84. Il Nasdaq composito è arretrato dello 0,1% a 13.211,81.
Il calo è stata conseguenza del fatto che gli investitori sono ormai certi che i tassi di interesse probabilmente non scenderanno molto nell'immediato futuro.
La pressione è aumentata a Wall Street mentre i rendimenti nel mercato obbligazionario sono saliti ai livelli più alti in più di un decennio.

Ad aumentare il disagio c'è il fatto che il governo degli Stati Uniti potrebbe, alla fine del mese, interrompere molti servizi, mentre i repubblicani hanno ingaggiato uno scontro durissimo con i democratici sulla spesa federale.
Si inasprisce intanto la vertenza del sindacato UAW con le case automobilistiche, con un numero maggiore di stabilimenti coinvolti nelle astensioni dal lavoro. La UAW ha comunque ammorbidito le sue posizioni nei confronti della Ford, che ha soddisfatto alcune delle richieste del sindacato durante i negoziati della scorsa settimana.
Il greggio di riferimento statunitense è salito di 11 centesimi a 90,14 dollari al barile nel commercio elettronico sul New York Mercantile Exchange, mentre il Brent, la base del prezzo per il commercio internazionale, è aumentato di 12 centesimi a 92,08 dollari al barile.
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