La Legge di Bilancio da 18,7 miliardi per il 2026 entra nel tratto più stretto del suo percorso parlamentare. Il rinvio dell’avvio dei lavori in Commissione Bilancio del Senato, slittati a martedì 16 dicembre, ha ulteriormente compresso un calendario già al limite, costringendo governo e maggioranza a un tour de force per evitare l’esercizio provvisorio e chiudere l’iter entro il 31 dicembre. Sullo sfondo resta l’ipotesi del voto di fiducia, considerato sempre più probabile se i tempi dovessero ulteriormente allungarsi.
Manovra, corsa contro il tempo prima di Natale: il caso Rai e tv locali resta il nodo più spinoso
Il cronoprogramma è serrato: la Commissione Bilancio è convocata tutti i giorni, anche in orario serale, fino a sabato. L’approdo in Aula a Palazzo Madama è atteso intorno a lunedì 22 dicembre, mentre il passaggio finale alla Camera dovrebbe consumarsi tra Natale e Capodanno. Una corsa contro il tempo che si intreccia con una trattativa politica ancora aperta su diversi capitoli sensibili della manovra.
Il fronte dell’informazione: Rai e tv locali sotto pressione
Tra i dossier più delicati resta quello dei tagli al settore dell’informazione e dell’audiovisivo. Dopo le polemiche sui finanziamenti al cinema, inizialmente ridotti di 150 milioni e poi parzialmente recuperati a 90 milioni, con risorse per il 2026 fissate a 610 milioni, il confronto si è spostato su Rai, televisioni locali ed editoria.
La manovra prevede una riduzione di 10 milioni annui delle risorse destinate alla Rai e di 20 milioni annui per le tv locali nel prossimo triennio. Una scelta che ha immediatamente acceso la reazione delle associazioni di categoria e che continua a creare tensioni sia all’interno della maggioranza sia nei rapporti tra i ministeri coinvolti.
Le proteste delle imprese e il ruolo del Mimit
Confindustria Radio Tv, Aeranti-Corallo e Alpi parlano apertamente di una decisione che mette a rischio la sopravvivenza di centinaia di imprese, migliaia di posti di lavoro e il pluralismo dell’informazione. La richiesta è netta: ripristinare le risorse e riconoscere il ruolo strategico del comparto.
Dal Ministero del Made in Italy, guidato da Adolfo Urso, filtra una netta contrarietà ai tagli sulle tv locali, giudicati intollerabili. Una posizione che pesa nel confronto interno alla maggioranza e che segnala un attrito non ancora ricomposto. Il sottosegretario all’Editoria Alberto Barachini prova a tenere il punto, assicurando un impegno del governo a sostegno del settore, pur nei vincoli imposti dalle regole europee.
Rai, meno entrate e timori sui grandi eventi
Sul fronte della Rai, la riduzione complessiva di 30 milioni in tre anni delle entrate da canone per gli esercizi commerciali, al netto dei 110 milioni annui già destinati al Fondo per il pluralismo e l’innovazione digitale, impone una razionalizzazione dei costi di funzionamento e gestione. I consiglieri di amministrazione temono effetti diretti sulla capacità produttiva e sulla competitività, soprattutto in relazione ai grandi eventi.
Per la presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia, si tratta dell’ennesimo segnale di difficoltà per la tv pubblica, che arriva in una fase già complessa per l’azienda.
Fondo per il pluralismo: risorse in crescita, ma redistribuzione contestata
Il Fondo per il pluralismo viene incrementato di 40 milioni l’anno nel prossimo triennio. Tuttavia, la redistribuzione delle risorse continua a far discutere: 20 milioni vengono sottratti alle tv locali, mentre 60 milioni confluiscono nella quota gestita da Palazzo Chigi, destinata anche all’editoria.
Un intervento che le imprese giudicano insufficiente. La Fieg denuncia risorse inadeguate e avverte che la crisi dell’informazione, in particolare quella locale, mette a rischio l’occupazione di oltre 90 mila addetti.
Gli altri nodi della manovra
Nel frattempo, il confronto politico prosegue anche su altri capitoli sensibili della manovra. Dalla stretta sui professionisti che lavorano per la pubblica amministrazione, contestata anche all’interno della maggioranza, alla tassa sui mini pacchi extra Ue, che rischia di sommarsi al futuro dazio europeo da 3 euro.
Restano aperti anche i dossier su lavoro e pensioni, con emendamenti che puntano a estendere la detassazione dei rinnovi contrattuali e a prorogare Opzione donna. Sullo sfondo, lo scontro sull’Assegno di inclusione, dopo il dimezzamento nel primo mese di rinnovo, che ha alimentato le critiche delle opposizioni.
Trattativa continua fino all’ultimo
Le opposizioni denunciano ritardi e parlano di bullismo istituzionale. Dalla maggioranza, invece, si minimizza e si assicura che, una volta definito il quadro complessivo, i lavori potranno procedere senza ostacoli. Ma tra pressioni incrociate, nodi ancora irrisolti e il capitolo Rai-tv locali tutt’altro che chiuso, la Legge di Bilancio resta un cantiere aperto fino all’ultimo giorno utile.