Ci vediamo tutti ad Atreju.
Quando Giorgia Meloni si inventò nel 1998 Atreju, la festa nazionale dei giovani di Alleanza Nazionale, non se la filò nessuno. Sui giornali si parlò di un raduno di giovani fascisti che celebravano loro stessi. A distanza di 27 anni ci sono andati tutti, richiamati dall’enorme presenza di giornalisti e televisioni che per una settimana hanno dato amplissimo risalto all’iniziativa. Tanto per ribadire l’innata usanza italiana di essere sempre pronti a «salire sul carro dei vincitori».
Ecco perché ha avuto gioco facile Giorgia Meloni a dire che il vero «campo largo» si è visto su quel palco, dove l’unica che mancava era Elly Schlein, la stessa che si era dichiarata pronta a un confronto con la premier, salvo poi fare marcia indietro quando la capa del governo ha esteso l’invito anche a Giuseppe Conte.
Ci ha provato la Schlein a fare ombra alla Meloni convocando alla stessa ora l’Assemblea nazionale del Pd, ma senza risultati tangibili: qualche trafiletto sui giornali, poche immagini televisive e niente di mediaticamente e politicamente interessante. Le solite frasi, le solite rivendicazioni, insomma il solito dialogo con l’ombelico.
Dall’altra parte, a Roma, nella scenografia di Castel Sant’Angelo (altroché la Montepulciano della Schlein), la Meloni zompettava sul palco osannata dalla folla in delirio. E, tanto per non farsi mancare nulla, ha infierito ringraziando tutti i leader dell’opposizione che si sono avvicendati sul palco di Atreju, da Conte a Bonelli, da Renzi a Marattin fino a Calenda.
Per finire con l’ultima stilettata alla segretaria dem: «Voglio ringraziare anche Elly Schlein che con il suo nannimorettiano “mi si nota di più se vengo o sto in disparte o se non vengo per niente” ha comunque fatto parlare di noi».
Insomma, corsi e ricorsi della storia: una volta c’erano le Feste dell’Unità con le folle oceaniche, i concerti rock (ricordo quella di Modena del 1979 con Gato Barbieri e Antonello Venditti), la porchetta e i tortellini. Oggi c’è Atreju, in onore del personaggio principale, il coraggioso eroe verde che combatte contro il «Nulla» (e ogni riferimento alla Schlein è puramente casuale), de La Storia Infinita, il film di Michael Ende che non c’entra niente con Tolkien e Il Signore degli Anelli, ma entrambi si richiamano al genere fantasy che tanto piace alle sorelle Meloni.
E, comunque, i banchi con la porchetta c’erano anche a Castel Sant’Angelo. Gira e rigira è sempre «Franza o Spagna purché se magna!»