Secondo l’Istituto Bruno Leoni colpire pochi danneggia tutti.
(Foto: Alberto Mingardi, Direttore generale dell'Istituto Bruno Leoni).
È un editoriale dell’Istituto Bruno Leoni (IBL), think tank liberale e liberista, che prende una posizione netta nel dibattito sulle imposte patrimoniali. Afferma IBL che l’idea di tassare i cosiddetti “super ricchi” non è una scorciatoia per la giustizia sociale, ma un errore economico e politico che finisce per produrre effetti negativi sull’intera collettività.
Per sostenere questa tesi, puntualizza l’Istituto Bruno Leoni, è illuminante il recente referendum svizzero che ha bocciato a larga maggioranza una tassa su successioni e donazioni oltre i 50 milioni di franchi. Una misura che avrebbe colpito solo lo 0,03% della popolazione, ma che è stata respinta dal 79% dei votanti. Non un voto sull’ambiente, evidenzia IBL, bensì una scelta a difesa della proprietà privata e della stabilità normativa.
Il tema, osserva IBL, non riguarda solo la Svizzera. Dalla Francia all’Italia, il dibattito sulle patrimoniali ritorna ciclicamente con una narrazione sempre uguale: far pagare “i ricchi”, che sono sempre altri. Ma evidenzia l’Istituto Bruno Leoni che tutte queste imposte condividono due caratteristiche fondamentali: colpiscono il risparmio e vengono presentate come indolori per la maggioranza, salvo poi estendersi ben oltre i bersagli iniziali.
Nel merito, sottolinea IBL, il risparmio deriva da redditi già tassati in modo progressivo. Le imposte patrimoniali non rispondono quindi a criteri di equità, ma disincentivano l’accumulazione e premiano consumo ed elusione. Un meccanismo che, ribadisce l’Istituto Bruno Leoni, è incompatibile con la crescita di lungo periodo: senza risparmio non c’è investimento, e senza investimento non c’è sviluppo.
Il secondo errore, avverte IBL, è politico: le soglie non restano mai ferme. Le tasse pensate per pochi diventano rapidamente tasse per molti, se non per tutti. E il gettito promesso per alleggerire i ceti medi, precisa l’Istituto Bruno Leoni, finisce quasi sempre per alimentare la spesa pubblica.
La conclusione dell’editoriale è netta. Avverte IBL che ogni volta che si chiede consenso per tassare “gli altri”, bisognerebbe ricordare una regola elementare della storia fiscale: prima o poi, gli altri siamo noi.