L’investitore Usa punta su Taranto con 5 miliardi di investimenti e quota pubblica al 40%.
(Foto: il ministro alle imprese e al made in Italy, Adolfo Urso)
È partita la partita più delicata dell’industria siderurgica italiana: il futuro dell’ex Ilva è al centro di offerte e scenari che promettono di cambiare volto all’acciaieria simbolo di Taranto e della siderurgia nazionale.
Un euro per l’acciaio: l’offerta vincolante di Flacks
Il Flacks Group, fondo d’investimento statunitense con base a Miami, ha depositato un’offerta vincolante per l’ex Ilva offrendo la cifra simbolica di un euro per rilevare l’impianto siderurgico, accompagnata da un imponente piano di rilancio industriale.
- La proposta comprende investimenti per portare la produzione a circa 4 milioni di tonnellate di acciaio l’anno.
- Prevede la salvaguardia di una base occupazionale intorno a 8.500 lavoratori, secondo quanto dichiarato dallo stesso Michael Flacks in un’intervista a Bloomberg.
- Il piano industriale include un risanamento stimato in circa 5 miliardi di euro, focalizzato sulla modernizzazione degli impianti e sulla sostenibilità ambientale.
Il ruolo dello Stato: quota del 40% e partecipazione pubblica
Uno degli aspetti più controversi e discussi dell’offerta è la proposta di mantenere allo Stato italiano una quota iniziale del 40% nella newco che dovrebbe nascere dall’operazione, con la possibilità per Flacks di riacquistarla in futuro per una cifra compresa tra 500 milioni e 1 miliardo di euro.
Il ministro delle Imprese e del “Made in Italy”, Adolfo Urso, ha definito questa ipotesi “piuttosto realistica” nel caso in cui il partner privato lo richieda per rafforzare il piano di investimenti, lasciando aperte le porte a un ingresso diretto di una partecipata pubblica nella compagine societaria.
Secondo il ministro, l’intervento pubblico sarebbe possibile solo qualora fosse necessario a sostenere gli ingenti finanziamenti richiesti dal rilancio e dalla transizione verde dell’ex Ilva.
Bedrock e gli altri pretendenti
Non c’è solo Flacks sul tavolo. Il gruppo americani di Bedrock Industries è atteso con la sua offerta vincolante, e altri due potenziali investitori hanno richiesto l’accesso alla due diligence, lasciando aperti scenari competitivi.
Alcune indiscrezioni riportano che l’offerta di Bedrock potrebbe prevedere numerosi esuberi, alimentando così timori sui posti di lavoro e aprendo ulteriori nodi da sciogliere nella trattativa.
Sindacati in agitazione e contesto parlamentare
La proposta di vendita e i piano industriali non sono stati accolti con unanime entusiasmo. I sindacati hanno intensificato le proteste, chiedendo il ritiro di quello che definiscono un “piano di chiusura” e sostenendo che l’attuale strategia non garantisca sufficienti tutele per i lavoratori e per il futuro occupazionale dello stabilimento.
Nel frattempo, il Parlamento è al lavoro su un nuovo decreto “Ilva” per assicurare la continuità produttiva durante l’iter di vendita e per attivare gli investimenti necessari alla decarbonizzazione. Il governo ha ribadito che entro il 2035 anche la produzione di acciaio a Taranto dovrà essere completamente “green”.
Profondo significato industriale e sociale
L’ex Ilva non è solo un’azienda: è un simbolo dell’industrializzazione italiana e un polo produttivo di enorme impatto economico e sociale, con decenni di tensioni tra produzione, salute e ambiente alle spalle.
La partita in corso deciderà non solo chi si prenderà il controllo dell’acciaieria più grande d’Europa, ma anche come si affronterà la transizione ecologica, la tutela dei lavoratori e il ruolo dello Stato nell’industria strategica.