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Europa in apnea per Nvidia, Milano inciampa su Leonardo

- di: Matteo Borrelli
 
Europa in apnea per Nvidia, Milano inciampa su Leonardo
Sui mercati europei vola Prysmian, affondano difesa ed energia.

L’Europa chiude la giornata con il fiato sospeso sui conti di Nvidia e con un interrogativo semplice e brutale: la corsa dell’intelligenza artificiale è ancora una storia di crescita oppure ha già il profilo di una bolla pronta a sgonfiarsi. Nel dubbio, i listini del Vecchio Continente si muovono in ordine sparso. La Borsa di Milano è la più debole: il Ftse Mib scivola dello 0,44% a 42.651 punti, mentre Parigi e Francoforte limano un tiepido rialzo e Londra arretra di circa mezzo punto. In una seduta segnata dalla prudenza, a prevalere è il bisogno di capire se l’IA resterà motore di mercato o diventerà una nuova delusione tech.

A Piazza Affari, però, non è tutto rosso. In testa alla classifica brilla Prysmian, che mette a segno un balzo vicino al 5%, affiancata da Buzzi e Tim, entrambe in deciso rialzo, con Tenaris sopra il 2%. In coda si consuma invece la giornata nera di Leonardo, travolta assieme all’intero comparto Difesa europeo, e di pesi massimi come Enel, Recordati e A2a, tutti sotto pressione in un contesto in cui gli investitori stanno riposizionando i portafogli dopo il rally degli ultimi mesi.

Nvidia arbitro dell’ia e dei listini globali

Da giorni sui mercati circola un mantra: la trimestrale di Nvidia, attesa a mercati americani chiusi, è molto più di un set di numeri. È diventata un vero stress test per capire se la narrazione sull’intelligenza artificiale regge ancora il confronto con i conti. Il titolo pesa una quota rilevante dello S&P 500 ed è diventato la società quotata di maggior valore al mondo: se Nvidia starnutisce, l’intero listino rischia il raffreddore.

Nel pomeriggio europeo il colosso dei chip veleggia in rialzo, in attesa dei risultati. Come osserva un investment strategist in una nota diffusa nella giornata odierna, “gli investitori non si accontentano più di numeri leggermente sopra le attese: vogliono vedere se la costruzione dell’infrastruttura IA riesce a passare dalla fase dei budget illimitati a quella dei profitti solidi e ripetibili”. Un messaggio che arriva dopo una delle settimane peggiori dell’anno per i titoli tech legati all’IA e con le speranze di tagli dei tassi da parte della Fed decisamente raffreddate.

Su questo sfondo pesano anche dati macro in chiaroscuro e l’incertezza sul calendario delle banche centrali. Più di un analista parla di un “cocktail” di fattori: dalla paura che l’IA non produca abbastanza ricavi reali rispetto alle aspettative, al progressivo ridimensionamento delle scommesse su una rapida svolta accomodante della Federal Reserve. In altre parole, l’era del denaro facile sembra alle spalle, mentre quella dei conti che devono tornare è appena cominciata.

Prysmian vola sulla transizione energetica e digitale

La seduta milanese ha un protagonista indiscusso: Prysmian. Il gruppo dei cavi guadagna quasi il 5%, andando controtendenza rispetto al listino. Il movimento non nasce nel vuoto: l’azienda arriva da un periodo costellato di commesse strategiche per l’energia e le telecomunicazioni, in particolare nei cavi sottomarini ad alta tensione per collegare parchi eolici offshore e reti di trasmissione transfrontaliere.

Negli ultimi mesi Prysmian ha rafforzato il proprio ruolo nella transizione energetica ed è stata sostenuta da importanti finanziamenti per ampliare la capacità produttiva di cavi ad altissima tensione. L’obiettivo è raddoppiare la produzione in alcuni impianti chiave in Europa, così da rispondere alla domanda crescente legata all’eolico offshore e alle nuove interconnessioni elettriche. È un tassello fondamentale per la strategia europea di decarbonizzazione, che si traduce in ordini e visibilità per il gruppo.

Parallelamente, Prysmian lavora sempre più sul fronte digitale con progetti dedicati alla “transizione digitale”, alle reti per i data center e alla diffusione di soluzioni di cavo più sostenibili. In un mondo che chiede più elettricità, più banda e più resilienza delle infrastrutture, il gruppo si ritrova al centro di due grandi onde di investimento, energetica e digitale. È questo, oggi, il motivo per cui il titolo corre mentre il resto del Ftse Mib frena.

Leonardo giù con il settore difesa, Enel tra prese di profitto e giudizi incrociati

All’estremo opposto del listino c’è Leonardo. Il gruppo dell’aerospazio e difesa cede quasi il 5%, in scia alle vendite che colpiscono l’intero comparto europeo. Gli operatori collegano il movimento alle indiscrezioni su un nuovo tentativo statunitense di chiudere la guerra in Ucraina con un accordo di pace con Mosca, descritto da fonti diplomatiche come un piano articolato in più punti. L’idea di una possibile svolta negoziale – ancora tutta da verificare – spinge il mercato a ricalibrare le scommesse su un ciclo di spesa militare senza fine nel Vecchio Continente.

Male anche Enel, che lascia sul terreno circa il 3%. A pesare non sono solo le prese di beneficio dopo una lunga corsa culminata nei massimi storici toccati a metà novembre, ma anche il cambio di passo di alcune case d’investimento. Da un lato, una grande banca internazionale ha abbassato la raccomandazione sul titolo richiamando le incertezze regolatorie sul settore elettrico. Dall’altro, una primaria banca d’affari italiana ha rivisto al rialzo il prezzo obiettivo, confermando una lettura positiva di fondo. Due visioni opposte che, nell’immediato, alimentano la volatilità.

Soffre anche la farmaceutica Recordati, dopo che un importante broker ha limato il target price sulle previsioni di margini più stretti nei prossimi anni. In rosso A2a, Amplifon e Campari, mentre tra le banche il mercato punisce Unicredit dopo le indiscrezioni – smentite – su un possibile interesse per Bper, che invece chiude in rialzo. Fuori dal paniere principale la seduta premia Tamburi Investment Partners, che strappa oltre il 6% sulle prime indicazioni positive di una nuova copertura da parte di una grande casa d’analisi, mentre in coda figurano titoli come GVS, Avio, Ascopiave e NewPrinces.

Europa divisa, spread stabile e petrolio in caduta

Fuori dall’Italia, il quadro resta misto. Il paniere europeo Stoxx 600 oscilla in lieve calo, vicino ai minimi dell’ultimo mese, ancora zavorrato dai timori su valutazioni troppo spinte dei titoli tecnologici e dalle vendite sul settore bancario. Parigi e Francoforte riescono a chiudere leggermente positive, Londra arretra, Madrid si muove in territorio negativo: il ritratto di un’Europa più attendista che fiduciosa.

Sul fronte obbligazionario, lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi si muove in lieve miglioramento nell’area degli 80–82 punti base, con il rendimento del decennale italiano attorno al 3,4–3,5%. È un livello che testimonia un clima relativamente tranquillo sui titoli di Stato periferici, nonostante il nervosismo sul fronte azionario. Per ora, insomma, la volatilità resta confinata soprattutto alle Borse.

Le materie prime mandano un altro segnale di cautela: il Brent scivola poco sopra i 63 dollari al barile, in calo di oltre il 2%, mentre il Wti oscilla sotto i 60 dollari. Il petrolio paga sia i dubbi sulla crescita globale sia le attese legate a possibili nuove mosse dell’Opec+ e alle tensioni geopolitiche in Medio Oriente. Il gas naturale ad Amsterdam arretra di circa il 2,5%, attestandosi intorno ai 30–31 euro per megawattora, confermando una fase di relativa distensione rispetto ai picchi degli ultimi anni.

L’oro, tradizionale bene rifugio, si muove in leggero rialzo sopra quota 4.000 dollari l’oncia nei contratti spot, segno di una domanda di protezione che cresce ma senza ancora trasformarsi in fuga dal rischio. Gli investitori restano nervosi, ma non hanno (ancora) deciso di disertare il mercato azionario.

Valute, bitcoin e Wall Street: il nervosismo corre sull’IA

Sul mercato dei cambi, l’euro scambia intorno a 1,15 contro dollaro, poco sotto i livelli della vigilia, mentre il cambio con lo yen si colloca nella fascia dei 180–181. Il biglietto verde tratta attorno a 156,5 yen. Si tratta di movimenti limitati, ma che confermano la forza relativa del dollaro in una fase in cui la Federal Reserve non ha ancora aperto la porta a tagli rapidi dei tassi.

Il bitcoin prosegue la seduta in rosso, in area 89 mila dollari, con un calo di circa il 3%. Dopo i massimi toccati nelle scorse settimane, la principale criptovaluta mostra una volatilità crescente, spesso amplificata proprio dalle aspettative sui titoli tecnologici e sulle società più esposte all’IA. Per molti operatori, le criptovalute restano un termometro estremo del rischio, capace di esagerare tanto nei rialzi quanto nelle correzioni.

A Wall Street, nel primo pomeriggio europeo, lo S&P 500 viaggia in moderato rialzo, mentre il Nasdaq rallenta dopo un avvio vivace. Gli investitori scelgono una posizione di mezzo: nessuna fuga dal rischio prima dei conti Nvidia, ma neppure la voglia di esporsi troppo a una singola scommessa. Le prossime ore diranno se la giornata sarà ricordata come l’ennesima celebrazione del mito dell’IA o come il momento in cui i mercati hanno riscoperto la gravità.

Cosa resta dopo la seduta di oggi

Al netto delle oscillazioni di breve periodo, la fotografia che esce dalla giornata del 19 novembre è chiara. L’Europa si scopre appesa a una singola corporate, Nvidia, come se fosse un indicatore macro: un segnale di quanto la narrativa sull’IA abbia colonizzato non solo i listini Usa ma la percezione globale del rischio.

Per l’Italia la lezione è doppia. Il tonfo di Leonardo e la debolezza di Enel mostrano quanto sia delicato l’equilibrio di due settori – difesa ed energia – che finora hanno fatto da scudo al Ftse Mib. Allo stesso tempo, il rally di Prysmian ricorda che esistono campioni industriali capaci di intercettare trend strutturali – transizione energetica e digitale – e di attrarre capitali anche nelle giornate più nervose.

Per gli investitori, insomma, la partita non è solo capire se Nvidia batterà le attese, ma scegliere se continuare a inseguire le storie di mercato o tornare a guardare con più attenzione ai fondamentali: margini, investimenti, posizionamento nei grandi cicli di trasformazione dell’economia. È lì che si decide quanto durerà davvero il sogno dell’IA.

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