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Ben & Jerry’s, Greenfield lascia l’azienda: scontro con Unilever sul conflitto di Gaza

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Ben & Jerry’s, Greenfield lascia l’azienda: scontro con Unilever sul conflitto di Gaza

FOTO: Dismas - CC BY-SA 3.0

Jerry Greenfield, uno dei due fondatori dello storico marchio di gelati Ben & Jerry’s, ha annunciato le sue dimissioni dopo oltre quarant’anni di attività. Alla base della rottura, le tensioni crescenti con la casa madre Unilever, accusata di aver progressivamente limitato l’indipendenza del brand e soffocato la sua vocazione all’attivismo sociale. In una lettera aperta, resa pubblica dal socio Ben Cohen attraverso la piattaforma X, Greenfield ha spiegato di non poter più «in coscienza» lavorare per un’azienda che ritiene «messa a tacere».

Ben & Jerry’s, Greenfield lascia l’azienda: scontro con Unilever sul conflitto di Gaza

Il manager ha ricordato come, al momento dell’acquisizione da parte di Unilever nel 2000, fosse stato negoziato un accordo particolare, volto a preservare la missione sociale di Ben & Jerry’s accanto agli obiettivi economici. Una clausola che negli anni aveva permesso al marchio nato in Vermont di esprimere posizioni chiare su temi politici e ambientali, differenziandosi da molte altre multinazionali del settore alimentare. Negli ultimi mesi, però, secondo Greenfield, questo spazio di autonomia si sarebbe ridotto fino quasi a scomparire.

La frattura sul conflitto in Medio Oriente
Il punto più critico del rapporto con Unilever risale al 2021, quando Ben & Jerry’s decise di interrompere le vendite nei territori palestinesi occupati da Israele. Una scelta che provocò reazioni forti e aprì un contenzioso con la casa madre, non favorevole a una presa di posizione tanto netta. Negli anni successivi, la guerra a Gaza ha accentuato le divergenze: il marchio ha definito il conflitto «un genocidio», assumendo una posizione rara per una grande impresa statunitense. Unilever, al contrario, avrebbe preferito mantenere un profilo neutrale, alimentando uno scontro che si è trasformato in battaglia legale.

La lettera e il richiamo alla fusione del 2000
Nella lettera, Greenfield ha ricordato che «questa indipendenza è stata possibile grazie all’accordo unico di fusione che Ben ed io avevamo negoziato con Unilever». Oggi, a suo giudizio, quell’intesa non sarebbe più rispettata. Il fondatore ha denunciato il rischio di vedere snaturato il cuore del progetto nato nel 1978 in una ex stazione di servizio del Vermont, poi diventato un marchio globale noto non solo per i gusti originali, ma anche per le campagne sociali e ambientali che l’hanno accompagnato.

La replica della divisione Magnum
Alle accuse ha risposto un portavoce della Magnum Ice Cream Company, la divisione gelati di Unilever. Il manager ha spiegato di non condividere la visione di Greenfield e di aver cercato in più occasioni un dialogo costruttivo con i due fondatori. Secondo la società, Ben & Jerry’s mantiene una solida reputazione basata sui propri valori e continuerà a svolgere un ruolo importante all’interno del gruppo. Allo stesso tempo, è stato precisato che Greenfield si è dimesso dal ruolo di ambasciatore del brand e che non rivestiva incarichi gestionali o decisionali.

La battaglia per lo spin-off
Le dimissioni arrivano in un momento cruciale per il futuro del marchio. Unilever ha annunciato la quotazione in Borsa della divisione Magnum Ice Cream a novembre, un’operazione che potrebbe ridefinire gli equilibri del settore. Greenfield e Cohen hanno chiesto che Ben & Jerry’s venga esclusa dal perimetro della quotazione per preservarne i valori originari, arrivando a proporre un’operazione di vendita a investitori interessati, con una valutazione compresa fra 1,5 e 2,5 miliardi di dollari. L’iniziativa, tuttavia, è stata respinta dal nuovo amministratore delegato della divisione, Peter ter Kulve, che ha ribadito la volontà di mantenere il brand all’interno del gruppo.

Un’eredità contesa
Ben & Jerry’s è nata nel 1978 dall’intuizione di due amici, Greenfield e Cohen, che trasformarono una piccola stazione di servizio in una gelateria artigianale. In pochi anni il marchio è diventato simbolo di un modello imprenditoriale originale, capace di coniugare successo commerciale e attenzione a cause sociali. L’acquisizione da parte di Unilever, nel 2000, aveva formalmente garantito la prosecuzione di questa missione. Oggi, però, quella promessa è al centro di un braccio di ferro che mette in discussione il futuro stesso dell’azienda.

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