Le battaglie di Enrico Letta che la gente rischia di non capire
- di: Redazione
Nell'ideale agenda di un politico ci sono le cose che egli ritiene di dovere affrontare o di cui discutere, ma questo elenco non può vivere di luce propria, perché deve confrontarsi con la vita degli altri (compresi i problemi, che non mancano mai). Soprattutto se come Enrico Letta, da poco chiamato alla guida del Pd, deve rimettere insieme i cocci di un partito che sembra avere perso la sua personalità, dilaniato dalla conflittualità di gruppi e gruppuscoli, aggregazioni o pseudo-correnti che nascono e muoiono a seconda della convenienza.
Non è impresa da poco, anche perché la battaglia che Letta deve combattere ha due fronti: oltre a quello tumultuoso dentro il Pd, c'è l'impegno per aiutare il Paese a uscire dall'emergenza della pandemia.
Si tratta di un problema che non è solo traducibile in morti, contagi, tamponi o vaccini, ma nella corsa contro il tempo per salvare il salvabile, per aiutare quante più persone ed aziende a resistere sino a quando il caos sanitario sarà alle nostre spalle.
Invece per Enrico Letta i temi più importanti sono (anche) altri e di essi fa oggetto delle sue ormai frequenti dichiarazioni. Parliamo, in particolare, dello ius soli (che riconosce la cittadinanza italiana a chi, figlio di stranieri, è nato nei confini geografici del nostro Paese) e della lotta all'omofobia.
Due argomenti importantissimi, sui quali Italia Informa è pronta a spendersi, al massimo delle sue possibilità, ritenendoli fondamentali per dire che la nostra è una nazione civile, che vive nel rispetto dell'altro, sempre e comunque, anche se ha un orientamento sessuale diverso o, nato in Italia, ha genitori stranieri e chiede solo d'essere considerato un cittadino come gli altri.
Battaglie di civiltà che però, e crediamo a buona ragione, non tutti comprendono se ne si fa dei punti da risolvere presto e bene, quasi che i problemi legati alla pandemia si possano risolvere da soli.
Ius soli e lotta all'omofobia sono battaglie meritorie, ma che per essere affrontate impongono un clima anche sociale che non risenta fortemente di fattori esterni, come la profondissima crisi economica che il covid-19 ha determinato.
Per questo - e il nostro è un suggerimento che riteniamo di buon senso - sarebbe meglio che Enrico Letta si impegnasse, al massimo delle sue forze, per aiutare il governo (al di là di chi lo sostiene politicamente e che certo non è in sintonia ideologica col Pd), magari rimandando di poco tempo la soluzione di problemi che la gente avverte, ma che non ritiene di urgenza tale da dimenticare i guai che, quotidianamente, le persone affrontano per sopravvivere.
Bene la lotta contro le discriminazioni, bene spendere le proprie energie per affermare l'uguaglianza, bene battersi affinché ciascuno si possa sentire italiano anche se le leggi attuali non lo consentano. Ma forse ci sono cose da risolvere prima. Anche perché il rischio, per il Pd, è di non essere più riconosciuto come un partito della gente, scavalcato (a destra e sinistra) da chi alimenta la rabbia.