FOTO: Maria Luisa Raggi, Paesaggio con rovine, 1730-40, Tempera su pergamena, 59 x 31 cm, Musei Capitolini - Pinacoteca Capitolina - Galleria Cini
A Roma le artiste si raccontano
Ci sono artiste che tra il XVI e il XIX secolo hanno fatto di Roma il loro personale luogo di studio o lavoro. Queste pittrici, molto spesso relegate a una sorta di “silenzio” storiografico, sono le protagoniste della mostra Roma Pittrice. Artiste al lavoro tra XVI e XVIII secolo, ospitata al Museo di Roma a Palazzo Braschi fino al 23 marzo.
Curata da Ilaria Miarelli Mariani e Raffaella Morselli con la collaborazione di Ilaria Arcangeli, con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura, l’esposizione presenta circa 130 opere di cinquantasei diverse artiste, attive in città stabilmente o per periodi più o meno lunghi, provenienti dalle collezioni dei Musei Civici della Sovrintendenza Capitolina e da molti altri musei e collezioni nazionali e internazionali, dalla National Portrait Gallery di Londra al Museo Thorvaldsen di Copenaghen.
Artiste come Maria Felice Tibaldi Subleyras, Angelika Kaufmann, Laura Piranesi, Marianna Candidi Dionigi, Louise Seidler ed Emma Gaggiotti, Lavinia Fontana, Artemisia Gentileschi, Giovanna Garzoni si raccontano e ci raccontano il loro progressivo inserimento nel mercato internazionale, oltre al faticoso conseguimento del pieno accesso alla formazione e alle più importanti istituzioni della città, quali l’Accademia di San Luca e l’Accademia dei Virtuosi al Pantheon.
A Perugia l’Età dell’oro
L’oro, il re dei metalli, nell’arte acquista il potere di trasformare ogni opera in una manifestazione del sacro diventando uno sguardo spirituale sulla realtà.
Ed è proprio d’oro il filo che dal 26 ottobre al 19 gennaio guida i visitatori lungo un viaggio di nove secoli di storia dell’arte, dal Medioevo alla contemporaneità, alla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia.
Nella sala Podiani del museo perugino, la mostra intitolata L’età dell’oro, patrocinata dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Città del Vaticano, a cura di Alessandra Mammì, Veruska Picchiarelli e Carla Scagliosi, espone cinquanta capolavori di artisti come il Maestro di San Francesco, Duccio di Boninsegna, Gentile da Fabriano, Taddeo di Bartolo, Niccolò di Liberatore, Bernardino di Mariotto, il Maestro del Trittico del Farneto, Bartolomeo Caporali, in gran parte provenienti dalla collezione della GNU, in dialogo con opere di grandi autori contemporanei, da Carla Accardi ad Alberto Burri, da Yves Klein a Andy Warhol, capaci di accendere dialoghi con un’altra epoca, facendo parlare i simboli, le forme, l’essenza più intima dell’opera e dell’arte stessa.
A Pisa arriva Hokusai
Oltre 200 opere provenienti dal Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone di Genova e dal Museo d’Arte Orientale di Venezia, oltre che da collezioni private italiane e giapponesi, portano per la prima volta a Pisa la grande arte del maestro giapponese Hokusai.
I visitatori di Palazzo Blu potranno farsi travolgere dall’eclettismo del massimo maestro del filone artistico ukiyoe, letteralmente tradotto “immagini del Mondo Fluttuante”, che ha segnato l’apice dello sviluppo dell’arte di epoca Edo (1603 – 1868) in Giappone, e nell’indiscutibile influenza che ha esercitato sull’arte europea di fine Ottocento e che continua ad avere su tanti artisti contemporanei che a lui si ispirano.
Il percorso abbraccia volumi illustrati, manga e manuali pensati per insegnare a disegnare o da leggere e osservare per diletto, ma anche i surimono, la produzione a stampa riservata a una committenza più colta e raffinata, caratterizzata da biglietti augurali, d’invito, o che riguardano eventi, ristoranti, incontri letterari, accanto all’opera dipinta a mano dal maestro e dai suoi allievi su rotoli verticali.
Accanto ai lavori del maestro sono presentate anche le opere in silografia e pittoriche dei suoi allievi più vicini, tra cui Hokkei, Gakutei, Hokuba, Ryūryūkyō, nonché della figlia Oi che accompagnò Hokusai fino alla fine della sua carriera.
A Firenze Michelangelo e il potere
Fino al 26 gennaio a Palazzo Vecchio la mostra Michelangelo e il Potere, a cura di Cristina Acidini e Sergio Risaliti, abbracciando oltre cinquanta opere, tra sculture, dipinti, disegni, lettere autografe e calchi in gesso, ripercorre il rapporto di Michelangelo con il potere, la sua visione politica e la sua determinazione nel porsi alla pari con i potenti.
Prestiti eccezionali da prestigiose istituzioni come le Gallerie degli Uffizi, i Musei del Bargello, la Fondazione Casa Buonarroti, la Fundación Colección Thyssen - Bornemisza ambiscono a disegnare un percorso immersivo che vuole approfondire il rapporto con il potere, talvolta complicato, conflittuale, o a volte sinergico. Il pubblico è invitato a compiere un viaggio nei meandri del potere, politico, ecclesiastico, e a gustarsi la riscoperta di una delle menti più brillanti di sempre.