Affitti brevi e sicurezza: urgono regole stringenti per un mercato fuori controllo

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 

La sicurezza nel settore degli affitti brevi in Italia torna al centro del dibattito, questa volta sotto i riflettori di eventi tragici e dati sconcertanti. Un recente studio ha rivelato che solo l’8,5% degli immobili turistici in Italia rispetta sia i requisiti di sicurezza (allarmi antincendio, rilevatori di monossido di carbonio) sia la normativa sul Codice Identificativo Nazionale (CIN), lasciando scoperto il 91,5% del mercato.

Affitti brevi e sicurezza: urgono regole stringenti per un mercato fuori controllo

Il caso di Napoli, dove un incendio in una casa vacanze ha riportato al centro l’urgenza del problema, è solo l’ultimo di una lunga serie. La situazione nelle città monitorate non offre spunti rassicuranti: Torino, Bologna, Napoli e Firenze si collocano al fondo della classifica con percentuali di regolarità che oscillano tra il 2% e il 6%. Anche Venezia, Lecce e Catania non raggiungono la doppia cifra, mentre Roma e Milano, pur mostrando dati migliori (19% e 17,7% rispettivamente), restano lontane dall’obiettivo di sicurezza diffusa.

Un mercato in espansione ma senza controllo

Il settore degli affitti brevi ha visto un boom negli ultimi anni, complice la facilità d’uso delle piattaforme digitali e la crescente domanda di soggiorni flessibili. Tuttavia, questa crescita si è accompagnata a una scarsa regolamentazione, lasciando un vuoto normativo che oggi espone consumatori e operatori a rischi concreti.

Ad aggravare la situazione, alcune piattaforme di intermediazione continuano a mantenere un approccio passivo: avvisi che scaricano sui consumatori la responsabilità di dotarsi di rilevatori di monossido di carbonio portatili o di allarmi antincendio rappresentano una prassi sempre più diffusa. Inoltre, in molti casi, gli annunci non vengono verificati, e gli utenti devono accettare clausole contrattuali che escludono tutele fondamentali in caso di affitto da parte di privati.

Secondo il Ministero del Turismo, oltre il 21% delle strutture registrate non ha ancora ottenuto il CIN, e la percentuale sale ulteriormente per gli affitti brevi. In assenza di questo codice, risulta difficile per le autorità monitorare e garantire la conformità normativa.

Cosa serve per cambiare?

Il primo passo per un mercato più sicuro è un sistema di regole chiare e vincolanti per tutte le parti coinvolte. Le piattaforme digitali devono assumere un ruolo attivo, escludendo gli annunci non conformi e garantendo che tutti gli immobili abbiano le dotazioni di sicurezza essenziali. Questo approccio dovrebbe essere rafforzato da un sistema sanzionatorio che preveda la sospensione e, in caso di recidiva, la revoca delle autorizzazioni per chi non rispetta le norme.

Parallelamente, serve un maggiore coinvolgimento delle amministrazioni locali per verificare la regolarità degli immobili e delle inserzioni pubblicate online. La tecnologia può giocare un ruolo fondamentale: database integrati tra comuni, regioni e ministeri permetterebbero di incrociare dati sul CIN, sulla sicurezza e sulla conformità fiscale.

Sicurezza come leva di crescita

Garantire la sicurezza non è solo un dovere etico e normativo: rappresenta anche un’opportunità economica. Un mercato regolato e trasparente può attirare una domanda di qualità e accrescere la reputazione turistica del Paese. Inoltre, aumentare i controlli e imporre l’adozione delle dotazioni di sicurezza può incentivare investimenti da parte degli operatori, contribuendo a una crescita più sostenibile del settore.

L’Italia è tra le mete turistiche più amate al mondo, ma deve dimostrare di saper coniugare la bellezza del suo patrimonio con la responsabilità verso i viaggiatori. Senza sicurezza, l’ospitalità rischia di perdere il suo valore più autentico: la fiducia.

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