Il settore manifatturiero europeo continua a mostrare segni di difficoltà generalizzata, con pochi spiragli di ottimismo, come dimostra il caso della Grecia. Un’analisi approfondita dei dati più recenti evidenzia un quadro complesso, caratterizzato da debole domanda, cali nella produzione e nell’occupazione, ma anche alcune opportunità di ripresa. Ecco un’analisi per Paese.
L’Italia tra declino e timidi segnali di ottimismo
In Italia, l’indice PMI manifatturiero HCOB è salito a 46,2 a dicembre 2024 rispetto a 44,5 di novembre. Sebbene il miglioramento superi le aspettative di mercato, il settore continua a contrarsi. La produzione e i nuovi ordini restano in calo, con una domanda di esportazione debole per il ventunesimo mese consecutivo. “Nonostante le difficoltà, i produttori italiani mostrano un cauto ottimismo per il 2025, sperando in una ripresa delle condizioni internazionali”, afferma Carlo Bianchi, analista di mercato.
Francia: la contrazione più netta dal 2020
La situazione è particolarmente critica in Francia, dove l’indice PMI è sceso a 41,9, il livello più basso dal 2020. La debolezza della domanda ha portato a un calo dei nuovi ordini e della produzione, con una conseguente riduzione dell’occupazione. Le aziende hanno adottato strategie di ribasso dei prezzi nel tentativo di stimolare le vendite, ma il sentiment rimane negativo. Le preoccupazioni si concentrano sull’incertezza politica e sulla riluttanza degli investimenti da parte dei clienti. “Le sfide del settore sono enormi e richiedono interventi urgenti”, commenta Sophie Durand, economista francese.
Germania: la locomotiva rallenta ancora
Anche la Germania, tradizionalmente il motore economico dell’Europa, registra una contrazione significativa. L’indice PMI manifatturiero si attesta a 42,5, con cali marcati nella produzione e nei nuovi ordini. Nonostante la riduzione dei costi e dei prezzi alla fabbrica, la fiducia rimane debole. “Le imprese tedesche sono frenate da un mix di incertezza politica e preoccupazioni economiche”, spiega Hans Müller, economista locale.
Grecia: un’eccezione di crescita
In netto contrasto, la Grecia mostra il miglioramento più significativo, con l’indice PMI che sale a 53,2. La crescita è trainata da una forte domanda interna e internazionale, con esportazioni in aumento verso Stati Uniti, Europa, Asia e Medio Oriente. L’occupazione e gli acquisti di input sono in rialzo, e le prospettive future appaiono positive grazie al lancio di nuovi prodotti nel 2025. “Il settore manifatturiero greco sta dimostrando una resilienza straordinaria”, sottolinea Nikos Papadopoulos, esperto del settore.
Zona euro: fiducia ancora debole
Nel complesso, l’indice PMI manifatturiero dell’Eurozona si attesta a 45,1, prolungando una contrazione che dura da due anni. La domanda debole e la riduzione degli arretrati continuano a pesare, spingendo le aziende a ridurre personale e acquisti. Tuttavia, alcuni segnali di miglioramento nella fiducia futura suggeriscono che il 2025 potrebbe portare a una stabilizzazione. “È essenziale migliorare la fiducia per rilanciare il settore”, afferma Elena Rossi, analista economica.
Altri Paesi: Norvegia e Regno Unito
In Norvegia, il PMI è sceso leggermente a 50,3, segnalando un rallentamento ma senza contrazione. In Regno Unito, invece, la situazione è più grave: l’indice PMI è a 47, il minimo degli ultimi 11 mesi, con un forte calo dei nuovi ordini e una domanda europea debole. “Il settore manifatturiero britannico è sotto pressione e necessita di interventi strutturali”, osserva James Taylor, economista inglese.
In sintesi
Il settore manifatturiero europeo affronta una crisi diffusa, con poche eccezioni come la Grecia. La ripresa richiederà interventi mirati per stimolare la domanda, ridurre l’incertezza politica e promuovere l’innovazione. Nel frattempo, i segnali di ottimismo in alcuni mercati offrono una speranza per il 2025.