IBL: codice della strada, riforme inefficaci senza trasporti migliori

- di: Marta Giannoni
 
Due settimane dopo l’entrata in vigore delle nuove modifiche al Codice della strada, il dibattito pubblico si accende attorno alle misure adottate dal governo italiano. L’obiettivo dichiarato delle nuove regole è aumentare la sicurezza stradale, ma le critiche sollevate dall’Istituto Bruno Leoni (IBL) - Idee per il libero mercato evidenziano gravi carenze strutturali e una strategia che appare più punitiva che realmente risolutiva.

Più sanzioni, meno razionalità

Le nuove norme prevedono un aumento significativo delle sanzioni per infrazioni come l’eccesso di velocità, l’uso del cellulare alla guida e la guida sotto l’effetto di alcol o droghe. Tuttavia, come sottolinea l’IBL, queste misure sembrano più volte a mostrare il pugno duro della legge che a risolvere i problemi alla radice.
Un esempio emblematico è offerto da Filippo Blengino, segretario dei Radicali Italiani, che ha scelto di autodenunciarsi per guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti dopo aver fumato cannabis due giorni prima di mettersi al volante. La sua iniziativa mette in luce una palese sproporzione tra condotta e sanzioni: a differenza dell’alcol, la normativa antidroga prevede il ritiro della patente anche quando non vi siano alterazioni psico-fisiche al momento della guida.

La sicurezza non si costruisce solo con le multe
Come evidenziato dall’IBL, un approccio puramente repressivo non basta per garantire strade sicure. “Mettersi alla guida in stato di alterazione psico-fisica è pericoloso, ma affidarsi solo a minacce di patenti ritirate e multe è fare le cose meno che a metà”, afferma l’istituto. Invece, sarebbe prioritario investire in alternative valide che riducano la necessità di usare l’auto privata, specie nelle ore notturne.
Un esempio virtuoso arriva da un imprenditore di Livorno, che ha avviato un servizio di trasporto per i propri clienti per evitare che si mettano alla guida dopo una serata alcolica. Iniziative simili, come i servizi di mobilità condivisa di Wayla a Milano, dimostrano che soluzioni pratiche possono fare di più per ridurre i rischi sulle strade rispetto a sanzioni draconiane.

Il problema dei trasporti pubblici italiani

Il rapporto della Commissione europea sulla qualità della vita nelle città europee evidenzia che gli italiani sono tra i più insoddisfatti del trasporto pubblico. La frequenza irregolare, la scarsa sicurezza e il mancato rispetto dei contratti di servizio contribuiscono a questa percezione negativa.
Secondo l’IBL, migliorare l’offerta di trasporti pubblici – inclusi taxi e servizi di noleggio con conducente – sarebbe la chiave per ridurre la dipendenza dall’auto privata. Tuttavia, Stato e comuni sembrano incapaci di garantire nemmeno le basi, come il rispetto dei contratti esistenti, figuriamoci l’implementazione di soluzioni innovative o la deregolamentazione del settore taxi.

Il ruolo delle alternative private
L’IBL sottolinea l’importanza di aprire la strada a servizi alternativi come Uber o altre piattaforme di mobilità condivisa, che potrebbero colmare le lacune del trasporto pubblico. Questi strumenti non solo incentivano comportamenti responsabili, ma offrono un servizio che si adatta alle necessità degli utenti, come il ritorno a casa sicuro dopo una serata fuori.
Non occorre inventare soluzioni straordinarie per rendere le strade più sicure”, sottolinea l’IBL. Basterebbe garantire che i cittadini abbiano accesso a mezzi di trasporto affidabili e convenienti, riducendo così le tentazioni di comportamenti pericolosi.

Conclusioni
L’attuale riforma del Codice della strada rischia di essere poco più che una facciata senza un investimento serio in infrastrutture e alternative di mobilità. Come ribadito dall’Istituto Bruno Leoni, “sanzioni improbabili non sono un buon surrogato di trasporti più efficienti”. Per garantire davvero la sicurezza sulle strade italiane, il governo deve guardare oltre le multe e affrontare i problemi sistemici che limitano la mobilità nel nostro Paese.

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