Cresce la rabbia degli argentini per le ricette economiche del presidente Milei

- di: Redazione
 
Le divisioni che si sono palesate in Argentina, dopo l'elezione del controverso economista Javier Milei a presidente della repubblica, sono quasi un ricordo, con gran parte della popolazione che oggi si interroga sulle ricette che l'inquilino della Casa Rosada sta attuando per fare ripartire la macchina produttiva del Paese.
E se prima a protestare erano solo gli avversari politici, ora la manifestazioni vedono la partecipazione anche di quella parte della popolazione che appartiene al ceto medio, che si sente pesantemente penalizzato dalle riforme di Milei. E per andare avanti la gente si ingegna, cercando, in tutti i modi, di racimolare un po' di denaro per potere mangiare e pagare le bollette. Così le proteste si sono allargate e andate avanti per giorni, paralizzando il centro di Buenos Aires, già afflitto dal problema endemico del traffico.

Cresce la rabbia degli argentini per le ricette economiche del presidente Milei

Ormai, in Argentina, si parla esplicitamente di rabbia popolare che, se ha portato Milei (che si definisce "anarco-capitalista") alla presidenza, ora sembra canalizzata a contestarne le decisioni, con il Paese che attraversa la sua peggiore crisi economica dai tempi del catastrofico default del debito estero del 2001.
Le ricette economiche adottate da Milei sono mirate a invertire un trend di decenni di spese sconsiderate che hanno portato l'Argentina al dramma dell'inadempienza sui debiti.

Milei ha fatto scelte drastiche: ha eliminato centinaia di controlli sui prezzi; ha tagliato i sussidi per l'elettricità, il carburante e i trasporti, facendo schizzare alle stelle i prezzi in un Paese che aveva già uno dei tassi di inflazione più alti al mondo; ha licenziato oltre 70.000 dipendenti del settore pubblico; ha tagliato le pensioni del 30% e congelato i progetti infrastrutturali.
Cose che, secondo gli analisti, hanno contribuito a spingere il Paese in una fase di ancora più profonda recessione, come conferma il dato drammatico secondo il quale le vendite dei supermercati sono diminuite del 10% il mese scorso.

E le previsioni di enti economici terzi non sono incoraggianti: il Fondo monetario internazionale ha abbassato le sue prospettive di crescita per l'Argentina nel 2024, ipotizzando una contrazione del 3,5%.
Ormai le difficoltà economiche colpiscono gran parte della popolazione: il 57% dei 47 milioni di abitati dell'Argentina vivono in povertà, dovendo contrastare una inflazione annuale al 270%.
Mentre i ricchi trovano il modo di tamponare la situazione, aggirando la ormai endemica debolezza della moneta locale, le famiglie della classe media, per fare fronte alle spese correnti (le bollette energetiche sono aumentate del 155% il mese scorso), hanno tagliato quelle voluttuarie, mentre gli ospedali pubblici sono al collasso.

Negli ultimi cinque mesi, il tasso di disoccupazione ufficiale è balzato di due punti, attestandosi al 7,7%, una cifra che, secondo gli esperti, sembra molto più bassa di quanto non sia in realtà, perché l'economia sommersa dell'Argentina rappresenta circa la metà del suo prodotto interno lordo.
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