Rivoluzione Apple: dopo 16 anni, si potranno scaricare app da altri store

- di: Barbara Bizzarri
 

Chissà cosa avrebbe detto zio Steve (Jobs) vedendo il sistema puro e immacolato da lui concepito, senza alcuna contaminazione da parte di terze parti, venire a patti con le leggi sfinenti dell’Unione Europea, a volte così distanti dalla logica USA in materia di affari e profitto. È infatti una novità dell’ultima ora che il colosso di Cupertino dovrà, si presume obtorto collo, fare buon viso a cattivo gioco e ingoiare l’amaro boccone sotto forma di app scaricate da store digitali diversi da App Store a partire da marzo, quando gli utenti europei in possesso di iPhone e iPad potranno darsi alla pazza gioia scaricando quello che vogliono da dove preferiscono.

Rivoluzione Apple: dopo 16 anni, si potranno scaricare app da altri store

 

E dunque con iOS17.4, la nuova versione del software Apple, sarà ammesso il sideloading, come succede da tempo sui (più concilianti) dispositivi Android: “Le modifiche che annunciamo oggi sono conformi ai requisiti del Digital Markets Act nell’Unione Europea e contribuiscono a proteggere gli utenti dell’UE dall’inevitabile aumento delle minacce alla privacy e alla sicurezza che questa normativa comporta”, assicurano da Apple, dato che questa novità è un effetto derivato direttamente dal DMA europeo, creato per contrastare l’abuso di posizione dominante dei cosiddetti gatekeeper, ovvero le Società che hanno il controllo dell’accesso ai mercati digitali per la loro maggiore disponibilità economica e finanziaria, per l’elevato numero di utenti o per la capacità di porsi come intermediari. Proprio come Google, Amazon, Apple, Meta e Microsoft: ma non soltanto loro, naturalmente.

 

Quindi, oltre al sideloading, si potranno utilizzare su iPhone anche metodi di pagamento alternativi ad Apple Pay, e installare browser che funzionano con software diverso da quello di Apple (Webkit), che Google è stata costretta a usare per la versione di Chrome destinata all’iPhone.

Con questo tripudio di scelte, però, anche i rischi aumentano: malware, frodi e truffe, fino ai contenuti più controversi o addirittura illeciti. Per arginare i danni, la mela morsa ha ben pensato di introdurre una sorta di bollino di qualità per le app, che arriva dopo un processo di revisione meno severo di quello necessario per lo Store ufficiale, che però dovrebbe comunque garantire il rispetto di regole minime di privacy e sicurezza. Da marzo, di conseguenza, gli sviluppatori potranno usare un link esterno o un sistema di pagamento di terze parti, e l’azienda di Cupertino non incasserà più le commissioni per gli acquisti degli utenti europei: un mercato di libri, musica, libri, film, giochi e altri contenuti venduti in app che fruttano ad Apple il 30% per il primo anno e il 15% dal secondo in poi, anche se c’è stato chi ha detto no: Spotify, Netflix, Epic Games (si legge Fortnite) e Amazon hanno deciso di adire le vie legali e le cause sono tuttora in corso.

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