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Volvo corre sul software: ES90, una EX90 più veloce e la EX60 di imminente arrivo

- di: Redazione
 
Volvo corre sul software: ES90, una EX90 più veloce e la EX60 di imminente arrivo

Volvo non costruisce più soltanto automobili: costruisce sistemi digitali mobili, destinati a evolversi con l’esperienza d’uso. La trasformazione parte da Göteborg e cambia la grammatica stessa dell’auto. Il metallo lascia spazio al codice, le centraline a computer centrali di calcolo, e la sicurezza diventa una funzione dinamica, capace di apprendere dai dati. È il nuovo paradigma dell’auto software-defined, dove l’innovazione non si misura più nei cavalli ma negli aggiornamenti.

Volvo corre sul software: ES90, una EX90 più veloce e la EX60 di imminente arrivo

Questa rivoluzione prende forma in tre modelli chiave: la berlina elettrica ES90, la SUV grande tutta elettrica EX90, rinnovata con tecnologia a 800 Volt e capacità di calcolo raddoppiata, e il SUV medio full electric EX60, di imminente arrivo e che sarà dotato della prima cintura di sicurezza multi-adattiva al mondo. Tre vetture, un’unica direzione: tecnologia utile, misurabile e continua.

Sicurezza che impara dai dati

Nel 1959 Volvo introdusse la cintura a tre punti, inventata da Nils Bohlin. L’azienda ne brevettò il design ma ne aprì l’uso a tutti, rinunciando ai diritti per permettere una diffusione globale: ecco cosa significa “dono all’umanità”. Da quella scelta etica nasce la tradizione che oggi sfocia nella cintura multi-adattiva, in arrivo sulla EX60.
Il nuovo sistema utilizza sensori e telecamere per interpretare la postura e la forza dell’impatto, attivando uno degli undici profili di limitazione disponibili. In pratica, una cintura che pensa: più morbida nei crash lievi, più rigida in quelli severi. L’obiettivo è ridurre le lesioni toraciche e craniche in base alla fisicità di chi siede a bordo.
Il debutto è previsto per gennaio 2026, ma la cintura è già stata inserita da TIME tra le Best Inventions 2025. È la prova che la sicurezza, in casa Volvo, non è un concetto statico ma un ecosistema che cresce nel tempo, aggiornabile come un software.

ES90, la berlina che nasce connessa
La ES90 rappresenta il nuovo baricentro del marchio: una berlina elettrica di fascia alta costruita intorno al software. Sulla piattaforma SPA2 debutta lo stack Superset, architettura condivisa che unifica i moduli hardware e digitali di tutta la gamma.
Il cuore operativo è un doppio processore NVIDIA DRIVE Orin, in grado di elaborare 500 trilioni di operazioni al secondo. Questo consente di gestire simultaneamente sicurezza predittiva, infotainment e aggiornamenti over-the-air, rendendo l’auto un organismo digitale in costante apprendimento.
L’efficienza è il secondo pilastro. L’architettura a 800 Volt permette di aggiungere 300 chilometri di autonomia in 10 minuti, con una percorrenza complessiva fino a 700 chilometri WLTP. La fluidità di marcia è supportata da un’aerodinamica d’eccellenza (Cx 0,25), frutto di un design pulito e razionale.
Dentro, l’atmosfera è quella di una sala da concerto. L’impianto Bowers & Wilkins a 25 diffusori e tecnologia Dolby Atmos introduce la modalità Abbey Road Studios, sviluppata insieme ai tecnici londinesi per riprodurre la spazialità sonora delle registrazioni originali. Non è un gadget, ma un modo per ridurre lo stress acustico: benessere come parametro ingegneristico.

Sostenibilità misurata, non raccontata
Per Volvo la sostenibilità non è comunicazione, è calcolo. Ogni modello elettrico è accompagnato da un Life Cycle Assessment (LCA) certificato da terze parti che misura l’impatto complessivo dall’estrazione dei materiali al fine vita.
Nel caso della ES90, il bilancio parla di 31 tonnellate di CO2 equivalente su tutto il ciclo di vita, che scendono a 26 tonnellate con energia da fonte eolica: il 50% in meno rispetto alla S90 mild-hybrid e il 30% rispetto alla plug-in.
Il risultato nasce da una filiera più pulita: 29% di alluminio riciclato, 18% di acciaio riciclato e 16% di polimeri naturali o rigenerati. Ogni batteria è accompagnata da un passaporto digitale su blockchain, che certifica origine, composizione e stato di salute delle celle. È la forma più evoluta di trasparenza industriale: un documento vivo, aggiornabile, che prepara al riuso e al riciclo.

EX90, più veloce e più intelligente
Con il model year 2026 la EX90 fa un salto tecnologico di sostanza. L’architettura a 800 Volt riduce i tempi di ricarica - 250 km in 10 minuti - e migliora la resa energetica. Sotto la scocca, due unità NVIDIA Orin portano la potenza di calcolo a 500 TOPS, garantendo analisi ambientali in tempo reale.
Il pacchetto sicurezza è all’altezza della tradizione: l’Emergency Stop Assist integra l’e-call automatico, arrestando il veicolo e contattando i soccorsi se il conducente non risponde. Il sistema V2X condivide dati con le infrastrutture stradali, segnalando incidenti o superfici scivolose. Tutto è pensato per prevenire, non solo reagire.
A bordo debutta il tetto elettrocromico, che regola trasparenza e temperatura per aumentare comfort e ridurre i consumi. Volvo ha annunciato un aggiornamento gratuito del computer centrale anche per le versioni 2025: una logica di continuità che trasforma la manutenzione in evoluzione.

Software come valore nel tempo
Il nuovo paradigma software-defined cambia anche la struttura industriale. Gli aggiornamenti remoti riducono i costi post-vendita e aumentano il valore residuo: l’auto non invecchia più in concessionaria ma cresce in rete. Ogni miglioramento arriva via OTA, senza soste in officina.
La sostituzione di decine di centraline con pochi computer centrali semplifica le architetture e riduce il peso. Il Superset diventa un linguaggio comune, una piattaforma modulare che rende scalabile ogni innovazione, dal piccolo EX30 fino all’ammiraglia EX90. È il cuore della strategia che porterà Volvo a diventare a impatto neutro sul clima alla volta del 2040.

Volvo Core System e la sovranità del software
Dietro la rivoluzione software di Volvo c’è un progetto ambizioso: lo sviluppo del Volvo Core System, la piattaforma operativa che governa tutti i moduli digitali dell’auto. È il risultato di un lavoro interno che riunisce ingegneri di Göteborg e di Mountain View, grazie alla partnership con Google Automotive Services.
La scelta di creare un proprio ambiente operativo risponde a una strategia chiara: ridurre la dipendenza da fornitori esterni e preservare il controllo sul codice che gestisce funzioni vitali come la sicurezza, l’energia e la connettività. È un tema di sovranità tecnologica, tanto più rilevante in Europa, dove il rischio di dipendenza digitale dagli ecosistemi extraeuropei è ormai evidente.
Volvo, pur appartenendo al gruppo cinese Geely, continua a mantenere il centro decisionale e di sicurezza in Svezia, segno di un’identità industriale autonoma che fa della trasparenza un valore strategico. In un’epoca in cui le auto sono diventate piattaforme digitali, sapere dove nasce il software è una questione di sicurezza nazionale oltre che di innovazione.

Energia e infrastruttura
La scelta degli 800 Volt non è solo tecnica: significa tempi di sosta dimezzati, perdite ridotte per una maggiore efficienza energetica e componenti più longevi. Le vetture dialogano con le colonnine HPC per programmare la ricarica, precondizionare la batteria e ottimizzare l’uso dell’energia in viaggio. In prospettiva, aprono la strada al vehicle-to-grid, dove l’auto diventa un nodo attivo del sistema energetico elettrico.
Per un Paese come l’Italia, ancora in fase di sviluppo infrastrutturale, questo approccio consente un uso più razionale della rete e riduce l’ansia da autonomia: un tema cruciale per la diffusione dell’elettrico nel segmento premium.

Materiali e filiere
La vera rivoluzione ecologica si gioca nella circolarità dei materiali. L’alluminio riciclato richiede il 95% in meno di energia rispetto a quello primario; l’acciaio riciclato riduce drasticamente le emissioni di CO2; i polimeri naturali limitano l’impatto delle plastiche vergini. Tutto ciò contribuisce a costruire una filiera verificabile, in linea con le nuove regole europee sulla tracciabilità.
Il passaporto digitale della batteria è il simbolo di questo cambio di paradigma: un registro in blockchain che documenta la storia del pacco batterie e permette manutenzione predittiva e riciclo selettivo. È la stessa logica di apertura che guidò Volvo nel 1959: allora condivideva un brevetto per salvare vite, oggi condivide dati e metriche per accelerare la sostenibilità.

Italia, laboratorio di maturità elettrica
Nel mercato italiano, dove comfort e affidabilità contano quanto la tecnologia, la nuova gamma rappresenta un test decisivo. ES90 promette autonomia reale e qualità acustica; EX90 rafforza il ruolo di SUV ammiraglia grazie al pacchetto sicurezza più completo della categoria; EX60 porta la cintura di Bohlin nell’era digitale, trasformando un simbolo in una piattaforma di apprendimento.
La rete di Volvo Car Italia, con sede a Bologna e una distribuzione che copre l’intero territorio, sarà il banco di prova della trasformazione. Nuovi strumenti digitali per la vendita, manutenzione connessa e aggiornamenti remoti ridisegnano il rapporto con il cliente. Non più visita in officina, ma dialogo continuo.
La rotta è chiara: unire sicurezza, sostenibilità, energia e software in un’unica architettura coerente. Il punto non è moltiplicare funzioni, ma renderle intelligenti, accessibili, affidabili nel tempo e in grado di migliorare l’esperienza dell’utente. Così l’auto digitale diventa un oggetto quotidiano, pronto a cambiare insieme a chi la guida e a renderne più semplice la vita.

Michele Crisci, Presidente e Ad di Volvo Car Italia: “Con l’IA le nostre vetture pensano, si aggiornano e si prendono cura di sé”.

La nuova generazione Volvo nasce dal software più che dal metallo. Presidente Crisci, quanto cambia la vostra identità industriale?
È proprio così. Oggi i nostri modelli sono software defined vehicle, costruiti intorno a un unico computer centrale. Non ci sono più tante centraline ma un solo cervello elettronico, il core computing, che trasforma la vettura in un sistema pensante. È la base della guida autonoma. Questa rivoluzione si sposa con l’elettrificazione: un’auto a combustione non avrebbe l’energia necessaria a sostenere tutti i software che gestiscono sicurezza, assistenza e prestazioni.

La cintura multiadattiva è stata inserita da Time tra le migliori invenzioni del 2025. Possiamo dire che Volvo, dopo aver inventato la sicurezza, oggi ne reinventa il significato?
Sì. Dalla cintura a tre punti degli anni Cinquanta - che tra l’altro Volvo non brevettò affinché questa misura di sicurezza si diffondesse il più possibile - alla cintura intelligente di oggi, il principio non cambia: proteggere. Ma ora la sicurezza è anche comfort e prevenzione. Grazie all’intelligenza artificiale, l’auto anticipa le situazioni di rischio e reagisce in modo calibrato, senza eccessi, davvero a misura del conducente.

Lei parla spesso di tecnologia utile. In un mondo sempre connesso, come si evita che l’innovazione complichi la vita invece di semplificarla?
È il confine più difficile da gestire. La nostra filosofia è mettere la persona al centro: se una funzione non serve, non la mettiamo. Gli interni delle nostre auto possono sembrare essenziali, ma eliminano tutto ciò che distrae. La tecnologia deve servire a guidare meglio, non a distrarre di più.

Le auto non invecchiano più in concessionaria ma crescono in rete grazie agli aggiornamenti OTA. Come sarà l’esperienza Volvo nei prossimi cinque anni?
L’intelligenza artificiale permetterà alle vetture di fare un self check, prevedere guasti e persino prenotare da sole la manutenzione. È la logica della prevenzione: come nella medicina, meglio anticipare che curare. In prospettiva, le auto saranno autonome anche nella gestione, capaci di circolare e rifornirsi di servizi 24 ore su 24. E quando le vetture gireranno da sole, piene di passeggeri ma senza guidatore, avremo meno traffico e meno impatto ambientale.

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