Oggi l’AgCom, Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ha pubblicato l’Osservatorio sulle Comunicazioni relativo al primo trimestre 2024. In base ai dati elaborati dall’Autorità, si evidenzia che il valore complessivo delle aree economiche di interesse dell’Autorità (comunicazioni elettroniche, televisione in chiaro e a pagamento, radio, editoria quotidiana e periodica, pubblicità online, servizi di corrispondenza e consegna pacchi) è valutabile, nel 2023, in 53,85 miliardi di euro, in crescita su base annua del 2,0% e del 3,1% con riferimento al 2019 (anno d’inizio del periodo analizzato). La variazione complessiva è pari a 1,08 miliardi su base annua, e di 1,62 miliardi rispetto al 2019, ma guardando ai singoli mercati si osservano dinamiche assai differenziate. Negli ultimi cinque anni (2019-2023), le risorse delle comunicazioni elettroniche si sono ridotte di circa 2,93 miliardi di euro (da 30,07 a 27,14 miliardi di euro), di cui oltre il 90% ascrivibile alla riduzione dei ricavi dei servizi su rete mobile, un mercato caratterizzato da un’accentuata pressione competitiva. La spesa finale della clientela residenziale e affari nel 2023 è cresciuta dello 0,8% su base annua, mentre rispetto al 2019 la flessione è del 9,7% (-2,39 mld €). Tra il 2019 ed il 2023 i ricavi della televisione crescono, nel complesso, di circa 200 milioni di euro (passano da 8,03 a 8,24 miliardi di euro), ma senza l’apporto dei servizi a pagamento via web la riduzione sarebbe nell’ordine di 1,15 miliardi di euro (-15,1%). Le risorse della radio (circa 630 milioni nel 2023) non mostrano mutamenti significativi, mentre quelle dell’editoria quotidiana e periodica si sono ridotte, nell’intero periodo considerato, di circa 900 milioni di euro (da 3,47 a 2,58 miliardi di euro, -25,7%).
AgCom, Osservatorio sulle Comunicazioni: nel primo trimestre 2024 Rai supera Mediaset
Allo stesso tempo, il valore della pubblicità online è più che raddoppiato, passando da 3,36 miliardi di euro stimati per il 2019 a 6,84 miliardi di euro del 2023, con la componente ascrivibile alle sole piattaforme valutabile nel 2023 in circa 5,83 miliardi di euro (in crescita del 12,4% su base annua e del 122% rispetto ai valori del 2019). Il settore postale nel suo complesso nel 2023, raggiungendo un valore di 8,42 miliardi di euro, è cresciuto del 3,5% rispetto al 2022 e del 27,6% rispetto al 2019. Profondi mutamenti hanno caratterizzato le dinamiche dei servizi di corrispondenza e di consegna pacchi, con i primi che nell’intero periodo esaminato evidenziano una flessione del 22,7% (da 2,23 a 1,72 miliardi di euro) e i secondi che, corrispondentemente, crescono del 53,1% (da 4,38 a 6,70 miliardi di euro). I ricavi relativi alle attività domestiche (mittente e destinatario nazionali) nell’intero periodo considerato hanno registrato un incremento del 29,3% (da 4,76 a 6,16 miliardi di euro), mentre quelli transfrontalieri hanno visto una crescita del 23,1% (da 1,84 a 2,26 miliardi di euro).
A fine marzo 2024 nella rete fissa gli accessi complessivi mostrano un marginale aumento (+58 mila accessi) su base trimestrale, attestandosi intorno ai 20,24 milioni di linee. Le linee in rame si sono ridotte di circa 195 mila unità su base trimestrale e di 763 mila rispetto al marzo 2023. Nell’ultimo quadriennio sono diminuite di 5,31 milioni di accessi. Pur se in flessione su base annua (-504 mila linee), gli accessi FTTC rappresentano circa il 48% della base clienti complessiva. Quelli FTTH crescono di 299 mila unità nel primo trimestre dell’anno e di 1,02 milioni su base annua, mentre rispetto al marzo 2020 l’incremento è di 3,54 milioni di linee. In aumento, anche se in misura più contenuta (circa 170 mila unità su base annua), risultano le linee Fixed Wireless Access che, a fine marzo 2024, sono pari a 2,2 milioni di accessi. Le linee broadband complessive sono stimate in circa 19,12 milioni di unità, risultando in crescita sia su base trimestrale (+100 mila linee circa), che su base annua (+110 mila); nel primo trimestre 2024 la flessione delle linee DSL (-615 mila unità) è stata pertanto più che controbilanciata dalla crescita delle linee in altra tecnologia. Le dinamiche illustrate indicano un consistente aumento delle prestazioni in termini di velocità di connessione commercializzata: il peso delle linee con velocità pari o superiori ai 100 Mbit/s è salito, tra il marzo 2020 e quello 2024 dal 43,0% al 74,4%. Da evidenziare la crescita del peso delle linee commercializzate con capacità trasmissiva ≥1GB/s, passato, corrispondentemente, dal 6,2% al 23,6% nel periodo 2020-2024. Contemporaneamente, continua la crescita del consumo di dati: in termini di volume complessivo, il traffico medio giornaliero nel primo trimestre 2024 ha segnato una crescita del 14,8% rispetto al corrispondente valore del 2023, segnando, allo stesso tempo, un +158% rispetto al corrispondente valore del pre-pandemico 2019. Ciò si riflette sul traffico giornaliero per linea broadband; i dati unitari di consumo, infatti, sono più che raddoppiati nel periodo 2019 - 2024, passando da 4,09 a 9,47 GB per linea in media al giorno.
Riguardo al quadro competitivo degli accessi broadband e ultra-broadband, a fine marzo 2024, Tim si conferma il maggiore operatore con il 37,3% degli accessi, seguito da Vodafone con il 16,4% e da Wind Tre e Fastweb rispettivamente con il 14,2% ed il 13,5%; seguono Tiscali (3,6%), Eolo e Sky Italia (entrambi al 3,5%). E’ da segnalare come Sky Italia, tra i principali player presenti sul mercato, è quella che ha mostrato su base annua il maggiore dinamismo guadagnando 0,7 punti percentuali. Forte dinamismo caratterizza anche il segmento degli operatori di minori dimensioni che si valuta rappresentino l’8% del mercato. Relativamente all’assetto competitivo del segmento delle linee in fibra, Tim detiene il primo posto con il 26,4% del mercato, ed è seguita da Vodafone (18,2%), Wind Tre (18,0%), Fastweb (16,2), Sky Italia (5,5%), mentre è da segnalare la crescita di Iliad che con un aumento su base annua di 1,6 punti percentuali giunge a rappresentare il 5,0% del mercato. Nella rete mobile, a fine marzo 2024, le sim attive (Human e M2M) sono 108,9 milioni, in crescita di circa 1,3 milioni di unità su base annua. Più in dettaglio, le sim M2M mostrano un incremento superiore a 1,2 milioni di unità, mentre quello delle Human (cioè, “solo voce”, “voce+dati” e “solo dati” che prevedono iterazione umana) è stato pari a circa 60 mila sim. Le linee Human sono rappresentate per l’86,4% dall’utenza residenziale, mentre, con riferimento alla tipologia di contratto, poco meno del 90% dei casi ricade nella categoria “prepagata”. Relativamente alle sim complessive, Tim è il leader di mercato con il 27,5%, seguita da Vodafone con il 26,8%, Wind Tre con il 23,8% e Iliad che raggiunge il 10,1%.
Considerando il solo segmento delle sim “human”, Wind Tre rimane il principale operatore con il 24,4%, seguita da Tim con il 23,9%, Vodafone con il 21,4% e Iliad che, con una crescita di 1,5 punti percentuali su base annua, raggiunge il 14,0%; con quote inferiori seguono PostePay (5,4%), Fastweb (4,8%) e CoopVoce (2,8%). Sono valutabili in oltre 58 milioni le sim “human” che hanno prodotto traffico dati nel corso del primo trimestre del 2024, valore superiore di circa 2,2 milioni di unità rispetto al corrispondente periodo del 2023. Nel periodo gennaio-marzo 2024 il traffico dati giornaliero della telefonia mobile è cresciuto su base annua del 16,9% e di oltre il 350% rispetto al 2019. Corrispondentemente, il consumo medio unitario giornaliero nel primo trimestre dell’anno è stimabile in circa 0,83 GB, in crescita del 14,0% rispetto al 2023 e di oltre il 300% nei confronti del corrispondente periodo del 2019, quando il consumo giornaliero di dati risultava stimabile in 0,19 GB.
Nel settore televisivo gli ascolti medi giornalieri relativi al primo trimestre del 2024 rispetto al corrispondente periodo del 2023 non mostrano sostanziali variazioni sia nell’ “intero giorno” (si confermano 9,06 milioni di spettatori) sia nella fascia oraria “prime time” (da 21,02 a 20,96 milioni di spettatori, -0,3%). Ampliando l’arco temporale dell’analisi al 2020 (anno caratterizzato dai picchi di ascolti dovuti alla pandemia), gli ascolti medi del 2024 si sono ridotti, nell’“intero giorno” e nella fascia “prime time”, rispettivamente di 2,11 milioni (-18,9%) e di 4,33 milioni di unità (-17,1%). Tuttavia, se si considera il pre-pandemico 2019, anche se con intensità minore, si conferma il tendenziale calo degli ascolti della televisione generalista: in questo caso la riduzione dei telespettatori è di 1 milione nel giorno medio e di 2,8 nella fascia “prime time. Con riferimento ai principali gruppi televisivi, gli spettatori medi giornalieri nell’“intero giorno”, i primi tre mesi del 2024 vedono Rai superare Mediaset (3,46 vs 3,35 milioni di spettatori), con la concessionaria pubblica che rispetto al 2023 perde circa 100 mila ascolti giornalieri (-2,7%) mentre quelli di Mediaset mostrano una più contenuta flessione pari a 50 mila telespettatori (-1,6%). Ampliando l’arco temporale dell’analisi, tra il 2020 e il 2024 Rai perde 1,04 milioni telespettatori (-23,1%) mentre per Mediaset si registra una più contenuta riduzione di circa 530 mila telespettatori (-13,6%).
Con riferimento allo share, nel primo trimestre 2024 Rai supera Mediaset di 1,2 punti percentuali (38,1% contro il 36,9%), mentre nel 2020 la quota di Rai risultava superiore di 5,6 punti percentuali (40,2% contro il 34,7%). Dopo i due principali gruppi televisivi seguono, nel primo trimestre 2024, WB/Discovery che con circa 800 mila spettatori giornalieri mostra una crescita del 15,3% su base annua, Comcast/Sky i cui ascolti (intorno ai 640 mila spettatori) rispetto al 2023 mostrano un lieve aumento (+1,1%) e Cairo Communication/La7 che cresce dell’8,6% (da 340 a 360 mila telespettatori circa). Nella fascia “prime time”, nei primi tre mesi del 2024, Rai si conferma principale editore televisivo con ascolti medi giornalieri pari a 8,28 milioni (39,5% share), contro i 7,46 di Mediaset (35,6% share). La flessione degli spettatori, rispetto al corrispondente periodo del 2023, risulta pari a 280 mila per Rai e a 380 mila per Mediaset. La distanza negli ascolti tra i due gruppi passa, tra il 2023 ed il 2024, da 730 a circa 820 mila unità, distanza che nel 2020 risultava pari a 1,46 milioni di telespettatori giornalieri, con Rai che registrava 10,45 milioni di telespettatori e Mediaset 8,99 milioni. WB/Discovery con 1,81 milioni di ascolti giornalieri (+30,3% su base annua) ha “sorpassato” Comcast/Sky i cui ascolti (1,48 milioni giornalieri, +1,1%) non mostrato variazioni di rilievo rispetto al 2023. Il gruppo Cairo Communication/La 7 nel “prime time” registra ascolti pari a 1,19 milioni (+17,0%), in aumento di circa 170 mila ascoltatori rispetto al 2023. Gli ascolti degli altri gruppi televisivi nel primo trimestre del 2024 hanno mostrato, su base annua, un leggero aumento (+10 mila ascolti) nell’“intero giorno” ed una riduzione di pari ampiezza nel “prime time”. Tra il 2020 ed il 2024 il loro peso sugli ascolti complessivi nella fascia oraria “intero giorno” è sceso dal 5,8% al 5,1% e dal 4,1% al 3,5% nel “prime time”.
Con specifico riferimento all’andamento dei principali canali dei gruppi editoriali analizzati (Rai 1, Rai 2, Rai 3, Rete 4, Canale 5, Italia 1, La7, TV8 e Nove), complessivamente nella fascia “intero giorno”, su base annua, nel 2024 si osserva una lieve diminuzione di 40 mila spettatori (da 6,04 a 5,99 milioni) con flessioni per Rai 3 (-9,5%), Rai 2 (-3,0%), Canale5 (-2,0%). TV8 non mostra variazioni di rilievo, mentre La7 e “Nove”, evidenziano una crescita degli ascolti rispettivamente del 10,0% e del 32,5%. Con riferimento ai primi tre mesi del 2020, i tre canali della concessionaria pubblica riducono gli ascolti di 770 mila spettatori (-21,1%), quelli Mediaset di 550 mila unità (-18,9%), mentre i canali La7, TV8 e Nove in media mostrano complessivamente una più limitata flessione di 130 mila telespettatori giornalieri (-14,6%). Nella fascia “prime time”: gli spettatori complessivi dei nove canali considerati, su base annua, non mostrano variazioni di rilievo e si mantengono intorno ai 14,85 milioni di ascolti giornalieri. I tre canali di Rai flettono per circa 260 mila spettatori (da 7,43 a 7,17 milioni di spettatori, pari a -3,5%). In dettaglio, gli ascolti di Rai 1 che crescono del 4,4%, mentre quelli di Rai 2 e Rai 3 si riducono rispettivamente del 18,4% e 20,8%. Corrispondentemente, i principali canali di Mediaset mostrano una diminuzione di circa 210 mila spettatori (-3,7%), con ascolti in lieve crescita (+3,3%) per Italia 1 (da 1,21 a 1,25 milioni) mentre quelli di Canale 5 e Rete 4 si riducono rispettivamente del 6,0% (da 3,51 a 3,30 milioni) e del 3,9% (da 840 a 810 mila). Crescono gli ascolti degli altri tre canali considerati: quelli di La 7 aumentano del 17,3% (da 0,93 a 1,09 milioni di spettatori giornalieri), mentre quelli di Nove e TV8 crescono, rispettivamente, del 70,7% (da 442 a 720 mila) e del 2,8% (da 490 a 500 mila spettatori circa).
Venendo agli ascolti delle edizioni dei principali telegiornali nazionali nel primo trimestre 2024 le edizioni serali (fascia oraria 18:30-20:30) mostrano, rispetto al 2023, una riduzione di circa 750 mila ascolti (da 17,30 a 16,55 milioni di spettatori). Il TG più visto rimane il TG1 delle 20:00 (con 4,81 milioni di ascolti medi giornalieri), seguito dal TG 5 delle 20:00 (con 4,02 milioni) e dall’edizione del TGR delle 19.30 (trasmessa su Rai 3 per le edizioni regionali), che complessivamente raggiunge 2,46 milioni di ascolti. In media, i TG Rai perdono su base annua il 5,2% degli ascolti giornalieri (da 10,74 a 10,19 milioni di spettatori), con una riduzione per il TG1 delle 20:00 del 4,4% (da 5,03 a 4,81 milioni di spettatori), del 3,8% per il TG3 delle 19:00 (da 2,04 a 1,96 milioni di spettatori) e del 15,2% per il TG2 delle 20:30 (da 1,12 a 0,95 milioni di spettatori). Anche i TG serali di Mediaset hanno registrato una complessiva riduzione del 7,3% (da 5,50 a 5,10 milioni di spettatori): nello specifico, gli ascoltatori del TG5 delle 20:00 passano da 4,24 a 4,02 milioni (-5,2%), quelli di Studio Aperto delle 18:30 da 600 mila a 540 mila (-10,2%), mentre gli ascolti del TG4 delle 19:00 passano da 660 a 540 mila spettatori giornalieri circa (-18,4%). Il TG La7 delle 20.00 nel 2024 ha registrato ascolti in aumento del 20% rispetto all’anno precedente (da 1,06 a 1,27 milioni).
Guardando alle edizioni della fascia oraria 12:00-14:30 nel primo trimestre del 2024 si osserva una flessione su base annua di oltre 560 mila spettatori (da 13,22 a 12,65 milioni di spettatori). Il TG più visto è il TG 1 delle 13:30 (3,33 milioni di ascolti), seguito dal TG5 delle 13:00 (2,84 milioni) e dall’edizione del TGR delle 14.00 (anch’essa trasmessa su Rai 3 per le edizioni regionali), che complessivamente raggiunge 2,17 milioni di ascolti. I TG della Rai perdono complessivamente 470 mila spettatori (da 8,32 a 7,85 milioni, -5,7%) mentre quelli del gruppo Mediaset mostrano una riduzione del 4,4% (da 4,39 a 4,20 milioni circa). Nei primi tre mesi del 2024 l’andamento degli spettatori medi giornalieri dei due principali telegiornali, il TG1 delle 13:30 ed il TG5 delle 13:00, evidenzia per entrambi ascolti in flessione rispetto all’analogo periodo del 2023. Quelli del TG1 diminuiscono del 7,0% (da 3,59 milioni a 3,33 milioni), mentre quelli del TG5 flettono del 4,5%, (da 2,97 a 2,84 milioni di spettatori giornalieri). Gli ascolti del TG La7 delle 13:30 passano da 500 a 600 mila circa (+20,5%). Ampliando l’arco temporale dell’analisi (2020-2024), emerge come gli ascoltatori medi giornalieri dei TG considerati risultino nettamente inferiori ai livelli registrati nel 2020.
Nella fascia 18:30-20:30 gli ascolti complessivi dei TG analizzati si riducono di 5,93 milioni (-26,4%), passando da 22,49 a 16,55 milioni di ascolti giornalieri [1]. La concessionaria pubblica in questo caso registra una flessione del -27,8% (da 14,11 a 10,19 milioni), riduzione simile (-27,1%) è fatta segnare dai TG del gruppo Mediaset (da 6,99 a 5,10 milioni). Il TG La7 passa da 1,38 a 1,27 milioni di ascolti giornalieri (-8,1%), mentre di particolare intensità risulta la contrazione degli ascolti del TG2 delle 20:30 (-51%) e di Studio Aperto delle 18:30 (-48,5%). Per le edizioni dei telegiornali nella fascia 12:00-14:30 gli ascolti complessivi si riducono di 5,01 milioni passando da 17,66 a 12,65 milioni giornalieri (-28,4%). Più in dettaglio, i TG di RAI hanno perso 3,27 milioni di spettatori giornalieri (-29,4%), la flessione dei TG Mediaset risulta di intensità lievemente più contenuta (-27,3%), mentre la riduzione registrata dal TG La7 delle 13:30 risulta del 21,8%. Nel complesso, i principali canali “all news” (Rai News 24, TGcom24 e Sky TG24) nell’“intero giorno” riducono gli ascolti del 3,6% su base annua. In leggera crescita risultano gli ascolti nella fascia oraria 07:00-09:00 (+1,8%), mentre nella fascia 18:00-20:30 diminuiscono del 15,3%. Rai News 24 è il canale più seguito sia nell’“intero giorno” che nella fascia oraria 07:00-09:00, mentre TGcom 24 lo è in quelle 12:00-15:00 e 18:00-20:30. Nel giorno medio è Rai News 24 il canale che su base annua mostra la flessione maggiormente rilevante (-7,5%), mentre Sky TG24 registra una più contenuta flessione del 2,2% e TGcom24 non mostra variazioni di rilievo.
La crisi dell’editoria quotidiana si conferma anche dai dati relativi al primo trimestre dell’anno. In media, nel periodo gennaio-marzo 2024 giornalmente, sono state vendute 1,32 milioni di copie, in flessione su base annua del 9,1% e del 31,8% rispetto al 2020. Suddividendo la distribuzione tra testate nazionali e locali, con riferimento all’intero periodo analizzato (2020-2024), le vendite si sono ridotte in misura equivalente (31,7% le prime e 31,9% le seconde), mentre nel confronto con il primo trimestre 2023 i quotidiani locali hanno registrato una riduzione leggermente maggiore rispetto a quelli nazionali (-9,7% vs -8,6%). Le copie vendute giornalmente in formato cartaceo (1,13 milioni) su base annua si sono ridotte del 9,3% (risultavano pari a 1,24 milioni nel 2023) e del 35,4% rispetto al 2020 (quando ne venivano vendute giornalmente 1,75 milioni di copie). I quotidiani venduti in formato digitale continuano a non incontrare il favore del mercato: non hanno registrato variazioni di particolare rilievo su base annua, e con una media di circa 190 mila copie giornaliere nel 2024 la crescita è pari all’1,7% nell’intero periodo. La vendita di copie digitali è maggiormente concentrata rispetto a quella cartacea: nel 2024 le prime cinque testate del segmento digitale (“Corriere della Sera”, “La Repubblica”, “Il Sole 24Ore”, “Il Fatto quotidiano” e “La Stampa”), infatti, rappresentano il 60,2% delle copie complessivamente vendute. Il corrispondente valore per la versione cartacea (in questo caso i primi cinque quotidiani sono il “Corriere della Sera”, “La Repubblica”, “La Gazzetta dello Sport”, “La Stampa” e “Avvenire”) è invece pari al 33,8%.
In relazione ai diversi “generi” editoriali, i principali cinque quotidiani a diffusione nazionale considerati “generalisti” (in ordine di diffusione: “Corriere della Sera”, “La Repubblica”, “La Stampa”, “Avvenire” e “Il Messaggero”), nei primi mesi del 2024 hanno registrato una flessione nella vendita di copie cartacee pari all’ 8,3% rispetto ai corrispondenti volumi del 2023 (tale flessione si amplia al 37,6% con riferimento al 2020) ma, allo stesso tempo, hanno registrato una crescita contenuta nella vendita giornaliera di copie in formato digitale (+1,3% su base annua e +18,3% nell’intero periodo). Va osservato che tutte le altre categorie individuate (“altri quotidiani nazionali generalisti”, “testate a diffusione regionale o pluriregionale”, “quotidiani di informazione economica” e quelli “sportivi”) hanno registrato su base annua una riduzione nella vendita di copie digitali (in media del 14,5%). L’analisi per gruppi editoriali in termini di copie complessivamente vendute vede, nel primo trimestre 2024, Cairo/RCS quale principale player sul mercato (18,5% che include Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport), seguito da GEDI con il 14,8% (il dato comprende, al 31 marzo, 6 testate tra cui “La Repubblica” e “La Stampa”)[2], da Caltagirone Editore (“Il Messaggero”, “Il Mattino” e altre tre testate) e Monrif Group (che sotto il marchio “QN-Quotidiano Nazionale” comprende, stante i dati censiti da ADS, “Il Resto del Carlino”, “Il Giorno”, “La Nazione”) rispettivamente con il 9,3% e l’8,0%.
In riferimento all’andamento delle vendite complessive (in formato cartaceo e digitale), negli ultimi 12 mesi (aprile 2023-marzo 2024) quelle del Corriere della Sera (64,0 milioni di copie) sono risultate superiori alla somma delle vendite delle altre due principali testate generaliste (“La Repubblica” e “La Stampa”), pari a 61,6 milioni. Pertanto, il “Corriere della Sera” risulta la principale testata con il 12,7%, seguita da “La Repubblica” (7,2%), “La Gazzetta dello Sport” (5,8%) e “La Stampa” (5,1%).
Analizzando i dati di utilizzo delle principali piattaforme online, nel mese di marzo 2024, oltre 44 milioni di utenti unici hanno navigato in rete, in media ciascuno per un totale di 73 ore e 35 minuti. Ai primi posti della graduatoria si confermano l’insieme di siti web e applicazioni che hanno a riferimento i big player internazionali (Alphabet/Google, META/Facebook/Instagram, Amazon, Microsoft), seguiti dalle piattaforme afferenti ad alcuni gruppi editoriali nazionali (Cairo Communication/Rcs Mediagroup, GEDI Gruppo editoriale, Fininvest/Mondadori). Con riferimento all’andamento delle audience dei siti e applicazioni di informazione generalista, lo scorso marzo si sono registrati 37 milioni e 487 mila utenti unici, con una flessione del 2,2%, pari a 830 mila visitatori in meno rispetto a marzo 2023. Più specificamente, con circa 29 milioni e 305 mila utenti unici, quello del “Corriere della Sera” è risultato il sito (e relative applicazioni) maggiormente frequentato (-4,0% rispetto a marzo 2023), seguito da “La Repubblica” (28 milioni e 246 mila utenti, -6,4%) e “Fanpage” (22 milioni e 72 mila internauti, -7,6%). L’analisi delle piattaforme online di e-commerce evidenzia, con 38 milioni e 454 mila utenti unici registrati a marzo 2024, una crescita di 693 mila visitatori rispetto allo stesso mese del 2023. Nel dettaglio, ai primi posti si collocano i siti e le applicazioni di e-commerce di proprietà di Amazon, con 35,2 milioni di utenti unici (in contrazione dell’1% rispetto a marzo 2023), seguite da eBay che ottiene 17,8 milioni di visitatori (-1,5%) e da Subito.it (Gruppo Adevinta) con circa 13 milioni di utenti (+8,5%).
Passando ai portali e communities che offrono in maniera prevalente contenuti generati dai propri membri, fra cui i siti e applicazioni di social network, con oltre 39 milioni di utenti unici raggiunti nel marzo 2024, si evidenzia una crescita su base annua, sia dei visitatori (+644 mila) che del tempo da loro dedicato alla navigazione (24 ore e 21 minuti, circa 3 ore in più rispetto a marzo 2023). Limitando l’analisi ai servizi di social networking, ai primi posti riscontriamo le piattaforme riconducibili al gruppo META: Facebook con 36,7 milioni di utenti e Instagram con 32,8 milioni di visitatori che ottengono, se paragonati ai valori di marzo 2023, una crescita rispettivamente dello 0,7% e del 4,0%. Altrettanto significativa l’evoluzione di TikTok (Gruppo Bytedance) e di X (precedentemente denominato Twitter) che hanno registrato, nel confronto con marzo 2023, un incremento dei propri visitatori, rispettivamente, del 7,4% e del 2,4%. Con riferimento all’andamento degli utenti unici delle piattaforme che offrono servizi di video on demand (VOD) esclusivamente a pagamento, lo scorso marzo, con 15 milioni e 388 mila navigatori unici, si riscontra una crescita su base annua di 113 mila unità. In media, nei primi tre mesi del 2024, Netflix, con 8,2 milioni di utenti unici, rappresenta l’unico operatore a registrare una flessione (-7,3%) su base annua. Segue Amazon Prime Video i cui siti e applicazioni sono stati consultati da 6,9 milioni di visitatori medi (+8,9% sui valori medi del primo trimestre del 2023); Disney+ che raggiunge 3,8 milioni di internauti (+5,1%), Dazn visitato da 2,5 milioni di utenti unici (+ 6,8%) e, infine, Now (Sky), con visitatori unici medi pari a 1,5 milioni (+28,9%). Il tempo di navigazione sui principali siti di streaming video che offrono servizi esclusivamente a pagamento, a marzo 2024, è di circa 38 milioni di ore, sostanzialmente stabile se paragonato al marzo 2023.
L’analisi delle ore complessivamente trascorse dai navigatori sulle diverse piattaforme nel primo trimestre del 2024 consente di osservare andamenti disomogenei per i principali operatori. Nel dettaglio, Netflix da circa 90 milioni di ore complessive realizzate nel primo trimestre del 2023 passa a 86 milioni di ore nello stesso periodo del 2024, registrando una riduzione del 4,5%. Analogamente Dazn presenta una flessione delle ore di navigazione degli utenti sui relativi siti e applicazioni (scende da 2,5 ore nel primo trimestre del 2023, a 2,1 ore nello stesso arco temporale del 2024). Andamenti opposti si evidenziano, invece, nel tempo dedicato alla consultazione dei siti e applicazioni di Amazon Prime Video (da 13 milioni di ore nei primi tre mesi del 2023, passa a 15 milioni di ore nello stesso periodo del 2024); di Disney+ e Sky/Now (che passano, rispettivamente, da 5 a 11 milioni di ore e da 788 mila ore a 1,2 milioni di ore, dal primo trimestre del 2023 ai primi tre mesi del 2024). Le piattaforme di video on demand (VOD) che offrono servizi gratuiti, con quasi 36 milioni di navigatori unici raggiunti lo scorso marzo, risultano sostanzialmente stabili rispetto agli utenti registrati a marzo 2023. Al riguardo, nel primo trimestre del 2024, si sottolinea come, tra le piattaforme VOD gratuite, quelle maggiormente visitate in termini di utenti unici medi mensili sono risultate News Mediaset Sites (con 21,4 milioni), Sky TG24 (con 9 milioni) e RaiPlay (8,7 milioni). Il tempo di navigazione dedicato a questa tipologia di siti, lo scorso marzo, è stato di circa 31 milioni di ore con una crescita del 3,1% a distanza di 12 mesi. Analogamente, il tempo trascorso da ciascun navigatore nella consultazione dei siti e applicazioni di tali piattaforme, pari a 51 minuti risulta in marginale crescita rispetto ai risultati del precedente marzo 2023.
Nel settore postale, la dinamica dei ricavi nel primo trimestre del 2024 delle principali imprese presenti sul mercato registra, raggiungendo 2,09 miliardi di euro in valore, una crescita del 2,0% rispetto al corrispondente valore del 2023. I servizi di consegna pacchi (comprensivi di quelli nazionali e transfrontalieri, inclusi o meno nel servizio universale) hanno registrato un incremento del 2,3%, mentre i servizi di corrispondenza (rientranti o meno nel servizio universale) mostrano nel complesso una leggera crescita (+1,0%). Tra i primi, il valore di quelli domestici (con mittente e destinatario nel territorio nazionale) è risultato pari a 1,14 miliardi di euro, e mostra un incremento del 4,5%, mentre i servizi di consegna pacchi transfrontalieri (con mittente nazionale e destinatario estero, o viceversa) flettono del 2,3%, con ricavi che nel primo trimestre si attestano a circa 510 milioni di euro. Tra i servizi di corrispondenza, quelli non inclusi nel Servizio Universale hanno registrato un valore pari a 200 milioni di euro, con una crescita del 3,3% su base annua, mentre quelli inclusi, pari a circa 160 milioni, si sono ridotti del 5,3%. Guardando alla composizione del settore per tipologia di servizio, i ricavi da servizi di consegna di pacchi rappresentano nel complesso il 78,8% delle risorse complessive mentre continua la riduzione dei servizi di corrispondenza compresi nel Servizio Universale (scesi al 7,7%). Con riferimento all’andamento del mercato a 12 mesi (aprile 2023-marzo 2024), il valore complessivo ha sfiorato gli 8,3 miliardi di euro, con una crescita del 3,0% su base annua, con i pacchi in aumento del 4,4% ed i servizi di corrispondenza in flessione del 2,2%. Dal lato dei volumi, nel periodo gennaio-marzo 2024 i pacchi consegnati sono stati circa 270 milioni (+6,6% rispetto ai corrispondenti valori del 2023) di cui l’86,6% con mittente e destinatario nazionali, mentre quelli transfrontalieri non hanno registrato variazioni di rilievo. I volumi dei servizi di corrispondenza, in media, mostrano una flessione del 6,7%, con quelli inclusi nel servizio universale che scendono del 10,9%, mentre quelli esterni a tale perimetro mostrano una più contenuta flessione del 5,5%.
Con riferimento alle dinamiche degli ultimi 12 mesi, i volumi dei pacchi sono aumentati in media del 9,0% (1,08 miliardi di unità), mentre quelli dei servizi di corrispondenza nel complesso sono diminuiti del 7,4% (a 1,93 miliardi di unità nel 2023-2024) Sulla base delle dinamiche sopra illustrate, i ricavi unitari medi dei servizi di corrispondenza mostrano, su base annua, una crescita del 5,6%, determinata soprattutto dai servizi non inclusi nel Servizio Universale (+8,5%). Allo stesso tempo, quelli relativi ai servizi di consegna dei pacchi nazionali e internazionali hanno fatto segnare flessioni, rispettivamente del 4,0% e del 5,1%. Il quadro concorrenziale del settore, nel suo complesso (servizi di corrispondenza e di consegna pacchi, rientranti o meno nel servizio universale) conferma il Gruppo Poste Italiane quale principale operatore con una quota complessiva del 33,5% (in crescita di 1,4 punti percentuali su base annua); seguono Amazon e BRT (entrambi al 14,1%), DHL (10,7%) e GLS (10,3%). Guardando all’assetto competitivo delle singole componenti del mercato, il gruppo Poste Italiane domina il settore dei servizi di corrispondenza con una quota del 95,7%.
Il segmento dei pacchi si caratterizza per una più accentuata dinamica concorrenziale: i principali operatori risultano Amazon e BRT entrambi con il 17,8% del mercato, e sono seguiti dal Gruppo Poste Italiane con il 16,8% (in crescita di 2,0 punti percentuali) DHL (13,5%), da GLS (13,0%) e UPS (10,7%). Con riferimento alle direttrici geografiche, nel segmento relativo a mittente e destinatario nazionali (rappresentativo del 68,9% del mercato dei pacchi), nel primo trimestre dell’anno Amazon detiene il 25,9%, il Gruppo Poste Italiane il 23,0% e BRT il 22,2%. Allo stesso tempo, nel segmento transfrontaliero, DHL risulta il principale player (32,9%), seguito da UPS (29,9%) e da FedEx-TNT (19,7%).