La risorsa acqua
è una risorsa scarsa e strategica. L’evoluzione
demografica, la crescente urbanizzazione e i cambiamenti climatici sono fattori che concorrono a sottoporre la risorsa idrica a uno
stress senza precedenti, nel mondo, in Europa e in Italia. Già oggi
il 25% della popolazione mondiale si trova in una condizione di
stress idrico.
In questo contesto, vi è un rischio emergente di conflitto tra
tutela dell’ambiente e garanzia di approvvigionamento
idrico. Da una parte, la tutela dell’ambiente impone di adottare
misure efficaci per sostenere la biodiversità, il patrimonio forestale e i bacini idrici; dall’altra, la garanzia di approvvigionamento
idrico impone di assicurare l’accesso universale ed equo all’acqua
potabile e a strutture igienico-sanitarie efficienti, garantire una
buona qualità dell’acqua e facilitare un incremento dell’efficienza dell’infrastruttura idrica.
Oggi più che mai, una filiera dell’acqua efficiente e sostenibile
è una questione “di sistema”, con ricadute sullo sviluppo del
Paese e sulla quotidianità di cittadini e imprese.
È proprio muovendo da tali premesse che
The European House
– Ambrosetti ha deciso di avviare nel 2019 la Community Valore Acqua per l’Italia, una piattaforma di alto livello multi-stakeholder dedicata alla gestione della risorsa acqua come driver di
competitività e sviluppo industriale sostenibile, con l’obiettivo di
presentare proposte al Governo e al sistema-Paese.
Lo scorso martedì 23 marzo si è tenuto, in formato “phygital”, l’evento di presentazione finale della II Edizione del Libro Bianco “Valore Acqua
per l’Italia”. All’evento hanno partecipato i Vertici delle aziende
Partner della Community Valore Acqua per l’Italia1
, i business leader della filiera estesa dell’acqua in Italia e le Istituzioni nazionali
ed europee di riferimento.
Le analisi dell’Osservatorio Valore Acqua per l’Italia mostrano che
il Paese deve risolvere alcune criticità di tipo “strutturale” con riferimento al settore idrico. Occorre considerare che l’Italia è un
Paese ad alta vulnerabilità climatica: con il 21% del territorio
italiano a rischio desertificazione da un lato e la costante crescita di fenomeni metereologici estremi dall’altro, nel Paese continua ad acuirsi il paradosso tra la mancanza d’acqua a causa degli
eventi siccitosi e il rischio di emergenza idrogeologica provocato
dal maltempo.
Tale fenomeno è in larga parte dovuto all’obsolescenza e alla
vetustà in cui versano le infrastrutture del settore idrico.
Circa il
60% delle infrastrutture nazionali, infatti, ha più di 30 anni e il
25% ha più di 50 anni. Inoltre quasi la metà dell’acqua prelevata
per uso potabile viene dispersa (47,6%, quasi il doppio della media europea).
La situazione di ritardo infrastrutturale del Paese è in larga
parte dovuta ad un livello di investimenti inadeguato. Con
poco più di 40 Euro per abitante all’anno (rispetto a una media europea annua di 100 Euro per abitante), l’Italia si posiziona agli ultimi posti della classifica europea per investimenti nel
settore idrico, davanti solo a Malta e Romania. Gli investimenti
nella rete idrica italiana sono 2,5 volte inferiori a quelli francesi
e 2,3 volte inferiori rispetto a quelli tedeschi. Con l’attuale livello
di investimenti nel settore, sarebbero necessari 2,9 miliardi di
Euro addizionali all’anno per raggiungere il fabbisogno individuato dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA), 3,6 miliardi di Euro addizionali all’anno per
allinearsi alla media europea e 12,2 miliardi di Euro all’anno
per allinearsi alla media dei 3 best performer europei (Slovenia
Svizzera e Norvegia), il tutto in assenza di miglioramenti di performance da parte di questi Paesi.
Le differenze nel tasso di investimenti sono a loro volta legate alle
discrepanze nei livelli tariffari, che vedono l’Italia nella seconda metà della classifica europea, con un livello tariffario contenuto, pari a 2,08 Euro/m3, la metà di quello francese (4,03 Euro/m3
),
limitando la possibilità di investimento dei gestori.
Una bassa tariffa rischia inoltre di deresponsabilizzare il consumo.
L’Italia è agli ultimi posti tra i Paesi europei per utilizzo efficiente e
sostenibile della risorsa idrica, posizionandosi come 2° Paese nell’Unione Europea per prelievi di acqua a uso potabile, con 152,9
m3
annui pro-capite nel 2019 (due volte maggiore rispetto alla media
europea) e 1° Paese al mondo e in Europa per consumi di acqua
minerale in bottiglia, con un consumo pari a 200 litri pro-capite
annui nel 2019 (rispetto ad una media europea di 118 litri).
Ci sono però alcune buone notizie. L’Italia può contare su una
buona qualità dell’acqua (84,8% di acqua potabile proviene da
fonti sotterranee, che richiedono minori processi di trattamento
per la potabilizzazione perché naturalmente protette, 20 punti
percentuali sopra la media europea) e modelli di produzione agricoli sostenibili (15% del terreno agricolo è dedicato all’agricoltura biologica, 4° Paese sui 28 Paesi europei). Il Paese ha inoltre
una dotazione tecnologica e competenze all’avanguardia:
l’Italia
si posiziona al 5° posto in Europa per richieste di brevetto per
tecnologie applicate ai sistemi di filtraggio, smaltimento e purificazione delle acque (67 in totale nell’ultimo anno, rispetto ad una
media europea di 36).
Per dare il giusto valore alla risorsa acqua è fondamentale capirne la reale importanza e strategicità per la nostra economia e
società. A questo proposito, uno dei principali output prodotti
dall’Osservatorio Valore Acqua per l’Italia è stata la mappatura e
ricostruzione della catena del valore estesa dell’acqua in Italia (mai realizzata prima), con lo scopo di qualificarne la rilevanza
a livello economico-strategico.
Complessivamente, la risorsa acqua è l’elemento abilitante per la
generazione di 310,4 miliardi di Euro di Valore Aggiunto in Italia (quanto il PIL del Sud Africa e il 30% superiore al PIL della Finlandia). In altre parole, quasi un quinto del PIL del Paese (17,5%)
non potrebbe essere generato senza la risorsa acqua.
In questo contesto si inserisce la situazione di crisi scaturita dall’emergenza sanitaria COVID-19. L’emergenza COVID-19 ha compromesso la stabilità e la crescita di intere filiere a livello nazionale,
provocando impatti negativi sulla quasi totalità del sistema economico italiano. Con l’obiettivo di quantificare l’impatto dell’emergenza COVID-19 sul ciclo idrico esteso,
la Community Valore
Acqua ha somministrato una survey alle aziende partner e analizzato le performance del 2020. Dalle analisi dell’Osservatorio
Valore Acqua si evince come il ciclo idrico esteso sia stato un comparto molto più resiliente della media del Paese e del settore
manifatturiero nazionale, sebbene la crisi abbia comportato una
riduzione nella generazione di valore: -4,1% di fatturato rispetto
al 2019 (rispetto al -14,1% della media manifatturiera), -4,0% di
Valore Aggiunto (rispetto al -8,9% previsto per il PIL nazionale
e al -12,5% del Valore Aggiunto della manifattura) e -1,8% di
investimenti.
Oggi più che mai è evidente che se l’Italia vuole tornare a crescere non può fare a meno di una crescita degli investimenti in tutti i principali ambiti economici, compreso quello idrico, ma
senza prescindere dalla dimensione della sostenibilità. In questo
senso, l’efficienza idrica può fornire un duplice contributo al
sistema-Paese, stimolando gli investimenti e, allo stesso tempo,
garantendo la spinta verso un’innovazione sostenibile. La Community Valore Acqua per l’Italia ha identificato quattro priorità per favorire l’efficienza idrica lungo tutta la filiera estesa
dell’acqua.
Muovendo da tali premesse, l’Osservatorio della Community Valore Acqua per l’Italia ha effettuato un lavoro approfondito di raccolta dati, analisi e mappatura per valutare come una gestione
efficiente e sostenibile della risorsa acqua impatti sui 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (e sui relativi 169 target) previsti
dall’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.
I risultati mostrano che 10 dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e 53
dei 90 target relativi sono influenzati da una gestione efficiente
e sostenibile delle risorse idriche.
A partire da queste evidenze, è stato costruito l’Indice composito
di sintesi “Valore Acqua verso lo Sviluppo Sostenibile 2021”
(VASS) che restituisce una visione di insieme del contributo complessivo di una gestione efficiente e sostenibile della risorsa acqua
verso il raggiungimento dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite nei
27 Paesi dell’Unione Europea e nel Regno Unito. L’Italia si posiziona al 18° posto su 28 Paesi considerati nell’Indice VASS 2021,
con un punteggio di 5,01 su una scala da 1 (valore minimo) a 10
(valore massimo), registrando però un miglioramento di 3 posizioni rispetto alla precedente edizione.
Dalle analisi emerge come l’Italia abbia ancora molta strada da
fare per efficientare la gestione della risorsa acqua e favorire la
transizione verso modelli di consumo più sostenibili e consapevoli. Tuttavia, il miglioramento ottenuto in diversi indicatori – dimostrato dal salto in avanti di 3 posizioni nell’Indice VASS 2021
complessivo – indica che
è stata intrapresa una direzione positiva
negli ultimi 12 mesi, anche se la strada da percorrere è ancora
lunga.
Le principali evidenze della seconda edizione della Community
Valore Acqua per l’Italia sopra citate rimarcano con forza come
sia necessario definire un intervento di natura sistemica a livello nazionale, in grado di mettere a fattor comune i contributi
di tutti gli attori della filiera estesa dell’acqua, intervenendo sui
fattori ostativi e valorizzando i fattori acceleratori per il suo sviluppo, superando i “verticalismi” di settore.
La Community Valore Acqua per l’Italia – quale presidio privilegiato di interfaccia costante con le Istituzioni di riferimento e di piattaforma multistakeholder rappresentante dell’intera filiera –
ha
voluto rispondere a questa esigenza elaborando un decalogo di
proposte e azioni concrete per il sistema-Paese e per il rilancio
del settore.