Artemisia e Napoli. Una storia da riscoprire alle Gallerie d’Italia

- di: Samantha De Martin
 
Artista “europea”, Artemisia Gentileschi fu la prima donna a guadagnare fama in una professione a lungo appannaggio di soli uomini.

C’è tempo fino al 19 marzo per ripercorrere la luminosa parabola napoletana della “pittora” che a 37 anni, alle spalle un’esistenza avventurosa e una carriera densa di successi, trovò nel vivace clima culturale del vicereame spagnolo una nuova casa.

Nella nella nuova sede di Napoli delle Gallerie d’Italia, la mostra “Artemisia Gentileschi a Napoli”, dedicata al lungo soggiorno della pittrice nella città partenopea, documentato tra il 1630 e il 1654 e interrotto solo da un viaggio a Londra tra il 1638 e il 1640, rappresenta un capitolo fondamentale nell'arte e nella vicenda biografica dell’artista romana che a Napoli non era stata mai oggetto di un'esposizione monografica così ampia.

“Il riscontro del pubblico - ha spiegato Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo e Direttore Gallerie d’Italia, in occasione di una delle giornate internazionali di studio a cura di Antonio Ernesto Denunzio e Giuseppe Porzio - è stato altissimo. E il dialogo con Napoli e con le altre istituzioni culturali non soltanto italiane credo sia l’elemento distintivo della riuscita di questo straordinario progetto culturale. Le Gallerie d’Italia di Napoli continueranno con la valorizzazione della collezioni di proprietà della Banca. Presto saranno ospitate nuove mostre temporanee dedicate ai grandi artisti italiani e proseguirà il lavoro di condivisione con la città, con le scuole, con l’università, al fine di promuovere arte e cultura come elementi fondanti e unificanti del nostro Paese.”

Realizzata in special collaboration con la National Gallery di Londra, in collaborazione con il Museo e Real Bosco di Capodimonte, l’Archivio di Stato di Napoli e l’Università di Napoli L’Orientale, la mostra abbraccia una cinquantina di opere - delle quali 21 della sola Artemisia - in prestito da raccolte pubbliche e private, italiane e internazionali.

L’itinerario dedicato a questa eroina proto-femminista, vittima di uno stupro che influenzerà drammaticamente la sua esistenza oltre che la sua arte - pone le opere di Artemisia in dialogo con i capolavori di maestri attivi a Napoli negli stessi anni, da Massimo Stanzione a Francesco Guarino, da Andrea Vaccaro alla riscoperta “Annella” Di Rosa, la più autorevole artista napoletana della prima metà del Seicento.

In mostra il pubblico si muove tra autentici capolavori come la giovanile Santa Caterina d’Alessandria, acquisita di recente dalla National Gallery di Londra, o la medesima Santa del Nationalmuseum di Stoccolma, e ancora la Giuditta e l’ancella con la testa di Oloferne del Nasjonalmuseet di Oslo, esposte per la prima volta al pubblico italiano.  Le grandi e rare commissioni pubbliche della pittrice trovano invece la loro più alta espressione nell’Annunciazione di Capodimonte, nelle due delle tre monumentali tele realizzate tra il 1635 e il 1637 per il coro della cattedrale di Pozzuoli, nel San Gennaro nell’anfiteatro e nei Santi Procolo e Nicea, quest’ultima oggetto di restauro in occasione della mostra.

Il Museo Nazionale del Prado si compiace di poter collaborare con questa iniziativa - spiega David García Cueto del Museo del Prado di Madrid -. Con questa mostra le Gallerie d’Italia di Napoli offrono la straordinaria opportunità di conoscere la produzione di questa pittrice del Seicento legata alla città partenopea. Le Gallerie d’Italia fanno uno straordinario lavoro di diffusione, di valorizzazione della cultura non solo italiana ma europea e universale nelle diverse sedi del territorio italiano”.

Tuttavia la vera novità del percorso, come ribadisce Raffaella Morselli dell’Università degli Studi di Teramo, è offerta “dalla grande opportunità di conoscere non soltanto la pittrice, ma anche la società pittorica della Napoli di metà Seicento, nella quale Artemisia è una protagonista”.

Il progetto, a cura di Antonio Ernesto Denunzio e Giuseppe Porzio, nasce come approfondimento dell’esposizione monografica alla National Gallery di Londra nel 2020, con la consulenza speciale di Gabriele Finaldi, direttore del museo londinese.

L’intensa attività di indagine scientifica e di ricerca archivistica che ha preceduto l’esposizione ha restituito nuovi materiali che permettono adesso di fare luce sulla biografia delle pittrice. È stato finalmente possibile chiarire le circostanze dell’arrivo di Artemisia Gentileschi a Napoli, nel 1630, direttamente da Venezia, e nuove notizie sono andate ad aggiungersi ai suoi ultimi anni di vita, caratterizzati da difficoltà economiche. Viene così confermato il concubinato della figlia Prudenzia Palmira e il matrimonio riparatore seguito alla nascita del nipote Biagio, nel 1649, il ruolo della committenza vicereale e borghese, oltre alle relazioni tra Artemisia e le accademie letterarie, che già in vita contribuirono ad amplificarne la fama.

“Le giornate internazionali di studio che accogliamo alle Gallerie d’Italia in questi giorni - spiega Antonio Ernesto Denunzio, vicedirettore delle Gallerie d’Italia di Napoli - ci permettono di accogliere studiosi e curatori di musei italiani e internazionali che hanno collaborato in diverso modo alla mostra”.

Il museo di Napoli, insieme a quelli di Milano, Torino e Vicenza, è parte del progetto museale Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, guidato da Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici della Banca.

La mostra è aperta da martedì a venerdì dalle 10 alle 19; sabato e domenica dalle 10 alle 20. Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura. 


Nella foto: allestimento della mostra “Artemisia Gentileschi a Napoli” | Courtesy Gallerie d’Italia 

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