La riforma promette “ordine” nella tassa più odiata dagli automobilisti, ma il risultato rischia di essere un mosaico: aiuti (forse) per chi guadagna meno, incentivi green a geometria variabile e un calendario pagamenti riscritto per le nuove immatricolazioni.
Il punto chiave: non è ancora tutto scritto nella pietra
La prima notizia, paradossalmente, è una non-notizia: le regole definitive non sono ancora “blindate”. Nel percorso della riforma dei tributi regionali e locali, il capitolo che tocca la tassa automobilistica è agganciato a uno schema di decreto legislativo e ai relativi passaggi istituzionali. Traduzione dal burocratese: finché il testo non arriva al traguardo, alcune misure restano ipotesi e possono cambiare anche all’ultimo chilometro.
Nel frattempo, però, circolano indicazioni robuste su tre fronti: esenzione per redditi bassi, regole per elettriche/ibride e scadenze di pagamento. Vediamole una per una, con ciò che è più probabile e ciò che è già oggi verificabile.
Esenzione per redditi bassi: l’ipotesi (molto discussa) della soglia
La novità che fa più rumore è l’idea di legare il bollo a una soglia economica: chi ha un reddito personale annuo sotto gli 8.000 euro potrebbe non pagare. Il meccanismo, nelle ricostruzioni circolate fin qui, sarebbe “automatico” dopo la verifica tramite dichiarazione dei redditi o certificazione unica dell’anno precedente.
Attenzione, però: qui siamo nel campo delle misure non ancora consolidate. Ed è anche il punto più delicato politicamente, perché apre una domanda inevitabile: l’esenzione vale per la persona o per il veicolo? Se la logica è “sociale”, il rischio percepito è quello di creare scorciatoie (intestazioni strategiche, nuclei familiari “spezzettati”, ecc.). Se la logica è “di mobilità”, potrebbe entrare in gioco anche il tipo di auto o la sua potenza. Insomma: la soglia fa titolo, ma i dettagli fanno la legge.
Che cosa controllare, in pratica
- Definizione di reddito (personale o familiare; imponibile o ISEE).
- Plateа (tutti i proprietari o solo alcune categorie).
- Modalità di riconoscimento (automatico o su domanda).
- Compatibilità regionale: il bollo è regionale, quindi eventuali margini di manovra contano eccome.
Elettriche e ibride: l’Italia “verde” non è uguale ovunque
Qui la situazione è già oggi un patchwork, e il 2026 rischia di renderlo ancora più evidente. In linea generale, per molte regioni i veicoli 100% elettrici godono di un’esenzione iniziale (spesso cinque anni), mentre per le ibride le agevolazioni sono più variabili: tre anni, cinque anni, incentivi legati alla rottamazione, oppure nessuno sconto.
Il dettaglio che cambia tutto: la competenza regionale
La tassa automobilistica è di competenza regionale: questo significa che, anche quando esiste un indirizzo generale, le regioni possono modulare importi ed esenzioni. È il motivo per cui trovi casi-limite come:
- Piemonte: misure e istruzioni dedicate alle esenzioni/agevolazioni, con casistiche diverse tra elettrico e ibrido.
- Lombardia: agevolazioni mirate (per esempio su alcune ibride) e altre esenzioni specifiche previste dai servizi regionali.
- Altre regioni: spesso esenzione temporanea e, dopo, rientro al pagamento con eventuale riduzione percentuale.
Automatico o su domanda?
Altro snodo pratico: non sempre l’agevolazione “scatta da sola”. In diversi casi serve una richiesta o una verifica presso i canali regionali (anche online). La regola d’oro è banale ma salva il portafoglio: controllare che il veicolo sia correttamente registrato come elettrico o ibrido nelle banche dati e poi verificare sul portale della propria regione come si applica l’esenzione.
Scadenze di pagamento: la mini-rivoluzione per chi immatricola dal 2026
Qui la traccia è molto più nitida: l’idea è semplificare e rendere più “meccanico” il calendario, soprattutto per le nuove immatricolazioni.
Come funzionerebbe per le auto immatricolate dal 1° gennaio 2026
- Primo pagamento: entro l’ultimo giorno del mese successivo a quello di immatricolazione.
- Anni successivi: entro l’ultimo giorno del mese di immatricolazione (ogni anno).
- Pagamento in un’unica soluzione come regola generale, con possibilità di rateazione/quadrimestrale solo per tipologie individuate dalle regioni con propria legge.
Per le auto già in circolazione prima del 2026, invece, l’impianto tende a essere conservativo: restano le scadenze attuali, salvo interventi regionali e casi particolari (ad esempio quando finisce un periodo di esenzione).
Fermo amministrativo: il “colpo di scena” che in realtà è vecchia giurisprudenza
Nel dibattito ricompare anche il tema dei veicoli sottoposti a fermo amministrativo: l’idea che “se l’auto non può circolare, allora non si paga” è intuitiva, ma non è la linea accolta dalla Corte costituzionale per il cosiddetto fermo fiscale disposto dall’agente della riscossione. In sintesi: il bollo resta dovuto.
Questo punto è importante perché, più che una novità assoluta, è una cristallizzazione (o un richiamo) di un orientamento che esiste già: chi ha un’auto “bloccata” rischia di scoprire che il fermo non spegne automaticamente la tassa.
Perché si parla di “federalismo” anche quando si parla di bollo
Dietro al bollo, c’è una partita più grande: quanta autonomia reale avranno regioni ed enti locali nella gestione dei tributi? La riforma dei tributi regionali e locali mette sul tavolo strumenti, incentivi e regole di rapporto con il contribuente che possono riflettersi anche sul bollo: non solo “quanto paghi”, ma come paghi, quando paghi e quanto facilmente puoi correggere errori o gestire agevolazioni.
È qui che si incrociano due esigenze opposte: uniformare per evitare confusione e lasciare margini per politiche territoriali (sociali o ambientali). Il risultato, molto italiano, potrebbe essere un compromesso: cornice nazionale e dettagli regionali.
Checklist finale: cosa fare adesso (senza impazzire)
- Se hai redditi molto bassi: monitora l’eventuale soglia e soprattutto i requisiti (reddito/ISEE, automaticità, intestazione).
- Se hai un’elettrica o un’ibrida: vai sul portale della tua regione e verifica durata esenzione, condizioni e necessità di domanda.
- Se immatricoli nel 2026: segnati subito il nuovo ritmo delle scadenze (mese successivo per il primo pagamento, poi mese di immatricolazione ogni anno).
- Se hai un fermo amministrativo: non dare per scontato lo “sconto”: informati perché il bollo può restare dovuto.
Il 2026 potrebbe portare una promessa allettante (pagare meno se si guadagna meno), ma anche una certezza: per molte famiglie e imprese, il bollo resterà una tassa da gestire con attenzione… regione per regione.