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Vietnam, chiusi 86 milioni di conti correnti: fuga verso crypto

- di: Jole Rosati
 
Vietnam, chiusi 86 milioni di conti correnti: fuga verso crypto
Vietnam, stretta su conti e identità: rischio fuga verso crypto
Una pulizia drastica del sistema bancario - obbligo biometrico, chiusure massive e norme che legalizzano gli asset digitali - cambia le regole del gioco: sicurezza e controllo da una parte, fuga verso portafogli non controllati dall’altra.

La Banca centrale del Vietnam (State Bank of Vietnam, SBV) ha avviato — e in certi casi già eseguito — una delle più ampie “pulizie” digitali viste in un Paese in rapida transizione verso l’economia senza contanti: circa 86 milioni di profili bancari sono stati segnalati come non verificati o inattivi e sono stati destinati alla cancellazione o al blocco se i titolari non si adeguano alle nuove regole di identificazione biometrica. Questa decisione non è un capriccio tecnico, ma la componente visibile di una strategia nazionale che cerca di mettere sotto controllo frodi, riciclaggio e abusi del sistema di pagamento elettronico.

“Questa è una rivoluzione di pulizia dei dati”, ha dichiarato Pham Anh Tuan, direttore del Dipartimento Pagamenti della SBV. Parole nette, che segnano la linea: meno conti “fantasma”, più tracciabilità.

Perché è successo (e perché ora)

Negli ultimi anni il Vietnam ha compiuto un balzo nell’adozione dei pagamenti digitali: il valore totale delle transazioni non in contanti del 2024 ha raggiunto cifre fuori scala rispetto al PIL nazionale — con volumi in forte crescita spinti da mobile banking e pagamenti QR. In un ecosistema del genere, conti inattivi, duplicati o creati con documenti falsi diventano un vettore privilegiato per frodi e riciclaggio. La risposta della SBV è stata: o identità biometrica verificata, oppure addio al conto.

Dietro la misura c’è anche un apparato normativo che in poco tempo si è rinforzato (decreti sui pagamenti cashless, programmi di identità digitale e nuovi requisiti AML) e la volontà politica di accelerare la trasformazione digitale dell’economia. Di fatto, lo Stato costruisce una infrastruttura “pulita” e certificata su cui far correre i servizi finanziari del futuro.

Chi perde e chi guadagna: effetti pratici

Dal lato ufficiale, l’operazione dovrebbe colpire soprattutto conti inattivi, duplicati o legati ad attività illecite. Per la maggioranza degli utenti “veri” l’incomodo è operativo: recarsi in filiale o usare strumenti di riconoscimento biometrico per non perdere l’accesso ai propri fondi. Ma non sottovalutiamo gli effetti collaterali:

  • nelle aree rurali e tra fasce di popolazione anziane o senza smartphone l’onere della verifica è reale e può equivalere a esclusione finanziaria temporanea;
  • operatori e fintech che lavorano su e-wallet e servizi digitali devono adeguare procedure e tecnologie;
  • gli attori illegali, privati dell’accesso a conti “usa e getta”, potrebbero spostare attività verso canali alternativi, compresi mercati crypto offshore.

La seconda lama: regolamentare le crypto (e non lasciarle anarchiche)

Parallela alla pulizia dei conti è la svolta normativa sulle risorse digitali. Il Vietnam ha approvato un quadro che riconosce giuridicamente gli “asset crittografici” e definisce controlli antiriciclaggio e requisiti di cybersecurity con entrata in vigore dal 1° gennaio 2026. Sul piano operativo è stato lanciato anche un programma pilota quinquennale per regolare il mercato crypto, con l’obiettivo di portare sotto controllo transazioni che oggi si muovono in gran parte offshore. È l’altra faccia della medaglia: legalizzare e governare, non vietare.

Questa doppia strategia — chiusura/controllo dei conti tradizionali e formalizzazione del mercato crypto — ha due letture possibili. La prima, ottimista per lo Stato: si crea un sistema più sicuro e trasparente, con regole chiare per l’innovazione. La seconda, più cauta, è che se la stretta sulle identità fisiche rende costoso l’accesso legale, molti utenti cercheranno soluzioni alternative per conservare anonimato e libertà operativa: portafogli self-custody, exchange offshore, strumenti peer-to-peer.

Cosa resta da monitorare: rischi sistemici e contagio sociale

  1. Integrazione sociale: la rapidità della misura potrebbe lasciare scoperti segmenti di popolazione — chi non riesce a verificarsi in tempo può perdere accesso a stipendi, pagamenti ricorrenti o sussidi digitali. Le autorità hanno promesso misure di supporto, ma il gap operativo è reale.
  2. Adozione crypto e supervisione: se il mercato crypto regolamentato non offre canali rapidi, sicuri e convenienti per chi ha perso l’accesso ai servizi bancari, la migrazione verso soluzioni non regolamentate potrebbe crescere — esattamente ciò che la SBV intendeva prevenire. L’equilibrio tra compliance e inclusione è fragile.

Una strategia netta, ma con effetti non banali

Il Vietnam sta tracciando una strada netta: chiudere la porta alle identità non verificate nel sistema bancario e contemporaneamente aprire finestre regolamentate per la finanza digitale. È una strategia coerente — e anche energica — ma lontana dall’essere neutra nei suoi effetti sociali e di mercato. Chi governa le regole può ridurre frodi e aumentare fiducia, ma se il prezzo è l’esclusione o la spinta verso mercati paralleli, il conto politico e sociale potrebbe essere salato. 

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