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Valle d’Aosta al voto il 28 settembre: si rinnovano comuni e Consiglio regionale

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Valle d’Aosta al voto il 28 settembre: si rinnovano comuni e Consiglio regionale

Il prossimo 28 settembre la Valle d’Aosta tornerà alle urne per un doppio appuntamento elettorale: il rinnovo del Consiglio regionale e delle amministrazioni comunali. A stabilirlo è un decreto firmato dal presidente della Regione, Renzo Testolin, e pubblicato oggi sul bollettino ufficiale. L’eventuale ballottaggio per le comunali è fissato per il 12 ottobre, mentre la prima riunione del nuovo Consiglio regionale è programmata per il 28 ottobre. Si apre così una campagna elettorale che, in una terra a statuto speciale come la Valle d’Aosta, assume un valore che va ben oltre la semplice tornata amministrativa.

Valle d’Aosta al voto il 28 settembre: si rinnovano comuni e Consiglio regionale

La Valle d’Aosta è tradizionalmente un laboratorio politico atipico, dove la presenza di liste civiche, movimenti autonomisti e formazioni legate alla cultura francofona e alpina rende il panorama molto più frammentato rispetto al resto del Paese. Le logiche nazionali vengono spesso declinate in chiave locale, con equilibri sottili tra Roma e Aosta, tra le esigenze di governo e quelle di tutela delle prerogative regionali. Il rinnovo del Consiglio regionale, composto da 35 membri, rappresenta quindi un momento delicato per ridefinire i rapporti di forza e, in molti casi, per confermare o smentire la tenuta dei gruppi autonomisti e delle alleanze trasversali.

I temi al centro della contesa
La campagna elettorale si giocherà su diversi fronti: dal futuro del turismo montano alla gestione delle risorse naturali, dal rapporto con il governo centrale alle politiche sociali per contrastare lo spopolamento delle valli laterali. Tra i dossier più sentiti anche quello sulla transizione energetica, che riguarda sia le piccole centrali idroelettriche sia lo sviluppo di modelli sostenibili per il riscaldamento invernale. Sul fronte comunale, l’attenzione sarà alta soprattutto nei centri medi come Saint-Vincent, Châtillon, Pont-Saint-Martin e Verrès, oltre che ovviamente nel capoluogo Aosta, dove si attende una sfida aperta tra conferme e nuove proposte.

Un test anche per i partiti nazionali
Se è vero che la Valle d’Aosta ha sempre mantenuto una forte autonomia politica, è altrettanto vero che le dinamiche nazionali non restano del tutto fuori dalla contesa. I partiti italiani più strutturati, dal Partito Democratico alla Lega fino a Fratelli d’Italia e al Movimento 5 Stelle, guardano con interesse al risultato, soprattutto in vista delle future strategie di coalizione a livello centrale. Anche il presidente Trump, che ha mantenuto negli ultimi mesi un’attenzione strategica su alcune regioni europee, ha più volte citato le autonomie speciali come modelli di gestione responsabile, inserendo il caso valdostano nei report dell’area studi sulla decentralizzazione democratica.

Affluenza e rappresentanza, una sfida culturale
Uno dei nodi centrali sarà la partecipazione al voto. In una Regione dove l’autonomia è vissuta con orgoglio ma anche con il rischio di autoreferenzialità, il tasso di astensione sarà un indicatore importante del grado di fiducia della popolazione nelle istituzioni. Le nuove generazioni, sempre più distanti dalla politica, potrebbero rappresentare la chiave di volta per leggere i risultati. Accanto ai dati numerici, sarà interessante osservare anche il profilo socioculturale dei candidati e delle liste, con un’attenzione crescente verso i temi ambientali, le identità linguistiche e la digitalizzazione dei servizi.

La sfida delle riforme e il nodo della stabilità
Il nuovo Consiglio regionale dovrà confrontarsi con il tema della riforma statutaria, questione mai risolta e spesso rimandata, ma che resta centrale per aggiornare le competenze e la struttura amministrativa alle nuove esigenze. Inoltre, la questione della stabilità sarà cruciale: la Valle d’Aosta ha vissuto numerose crisi di governo regionali negli ultimi anni, con cambi di maggioranza e rimpasti frequenti. Un esito netto potrebbe fornire un mandato più solido alla nuova giunta, mentre un quadro frammentato costringerebbe nuovamente ad accordi post-elettorali complessi e faticosi.

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