Il vaccino anti-HPV funziona: i dati statunitensi rafforzano la prevenzione oncologica
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

Dalla comunità scientifica statunitense arriva una conferma forte e attesa: il vaccino contro il Papillomavirus Umano (HPV) funziona, ed è oggi uno degli strumenti più efficaci nella prevenzione di alcuni tumori tra cui quello della cervice uterina. I dati aggiornati dei National Institutes of Health (NIH), insieme a quelli di numerose ricerche condotte a livello globale, parlano chiaro: la vaccinazione riduce drasticamente l’incidenza dell’infezione da HPV e delle lesioni precancerose ad essa associate, con un impatto misurabile anche sull’insorgenza dei tumori.
Il vaccino anti-HPV funziona: i dati statunitensi rafforzano la prevenzione oncologica
Il Papillomavirus Umano è un gruppo eterogeneo composto da oltre 120 ceppi. Tra questi, circa 15 sono riconosciuti come ad alto rischio oncogeno. In particolare, i sierotipi HPV-16 e HPV-18 sono responsabili di circa il 70% dei tumori della cervice uterina, mentre i ceppi 6 e 11, pur non oncogeni, provocano la maggior parte dei condilomi genitali. La strategia vaccinale attuale punta proprio a prevenire i ceppi a maggiore incidenza, agendo su più fronti: dall’infezione alle sue conseguenze a lungo termine.
Tre vaccini, una protezione sempre più ampia
L’approvazione del primo vaccino risale al 2006, con la versione bivalente mirata contro HPV-16 e HPV-18. Successivamente è stato introdotto il quadrivalente, che aggiunge la protezione anche contro i ceppi 6 e 11, e infine il vaccino nonavalente, oggi il più utilizzato, capace di coprire anche altri cinque sierotipi oncogeni (31, 33, 45, 52 e 58). Con questa estensione, il vaccino nonavalente protegge potenzialmente fino al 90% dei tumori HPV-correlati, confermandosi uno strumento centrale di sanità pubblica.
Casi in calo: l’evidenza dal mondo reale
I dati di sorveglianza raccolti nei Paesi con campagne vaccinali attive da almeno un decennio mostrano riduzioni nette di patologie associate all’HPV. In Australia, ad esempio, la diffusione del vaccino quadrivalente ha portato a un calo dell’85% dei casi di condilomi anogenitali tra i giovani vaccinati. Ma è il Regno Unito ad aver documentato una riduzione ancora più rilevante: secondo uno studio pubblicato su The Lancet, tra le ragazze vaccinate tra i 12 e i 13 anni, l’incidenza del carcinoma della cervice è crollata dell’87% tra il 2006 e il 2019.
Strategie vaccinali e raccomandazioni sanitarie
La vaccinazione contro l’HPV è oggi raccomandata, e in molti Paesi offerta gratuitamente, ai preadolescenti di entrambi i sessi attorno agli 11-12 anni, cioè prima dell’inizio dell’attività sessuale. Per i soggetti fino a 14 anni sono previste due dosi, mentre oltre questa soglia si raccomanda un ciclo a tre dosi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fissato un obiettivo ambizioso: vaccinare almeno il 90% delle bambine entro il 2030, con l’intento di eliminare il tumore della cervice uterina come problema di salute pubblica nel XXI secolo.
Sicurezza e monitoraggio: dati rassicuranti
Dal punto di vista della sicurezza, il profilo del vaccino è ampiamente favorevole. Gli effetti collaterali riportati sono per lo più lievi e transitori: dolore o rossore nel sito di iniezione, lieve febbre, e rari casi di svenimento. Eventi più gravi, come episodi di trombosi o la sindrome di Guillain-Barré, non hanno mostrato incidenze superiori alla media della popolazione generale. Ad oggi, nel mondo, sono state somministrate oltre 500 milioni di dosi senza evidenza di rischi significativi.
Vaccino non sostitutivo di screening e protezioni
Anche chi ha ricevuto il vaccino deve continuare a sottoporsi ai programmi di screening, come il Pap-test e l’HPV-DNA test, poiché il vaccino non copre tutti i ceppi esistenti. Inoltre, l’uso del preservativo rimane essenziale per la protezione da altre malattie sessualmente trasmissibili.
Una campagna di prevenzione che funziona
I dati statunitensi e le conferme internazionali mostrano che il vaccino anti-HPV rappresenta una delle armi più efficaci nella lotta ai tumori virali. Il suo impatto, già misurabile oggi, è destinato a crescere nei prossimi decenni. La sfida ora è promuovere un’adesione ampia e consapevole, colmando i divari di copertura e investendo in informazione, fiducia e politiche sanitarie inclusive. La prevenzione, come dimostrano i numeri, è la vera terapia del futuro.