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Trump e Mamdani, disgelo a sorpresa alla Casa Bianca

- di: Marta Giannoni
 
Trump e Mamdani, disgelo a sorpresa alla Casa Bianca

Due avversari politici che si stringono la mano nello Studio Ovale: un gesto simbolico che cambia la narrazione, ma non scioglie i nodi sul futuro di New York.

(Foto: il neo sindaco di New York, Zhoran Mamdani).

Dopo mesi di duelli a distanza, minacce velate e dichiarazioni incendiarie, lo scenario si è rovesciato. Donald Trump ha ricevuto alla Casa Bianca il neo sindaco di New York, Zohran Mamdani, inaugurando un clima insolitamente disteso. Il presidente ha parlato di un amministratore “molto capace”, mentre Mamdani ha insistito sul bisogno di “collaborare per il bene della città”. Una scena impensabile fino a pochi giorni fa.

Trump, seduto dietro la Resolute Desk, ha spiegato che si sente “molto fiducioso” nella capacità del nuovo sindaco di guidare la metropoli. Mamdani ha ricambiato sottolineando che la priorità è difendere gli interessi di 8,5 milioni di residenti, al di là delle differenze politiche.

Da insulti e minacce a una stretta di mano

La svolta arriva dopo una campagna elettorale avvelenata. Trump aveva appoggiato l’avversario di Mamdani, definendo il candidato un “radicale pericoloso” e minacciando perfino una revisione dei trasferimenti federali. Nelle ultime settimane, parte del fronte conservatore aveva agitato scenari allarmistici su una “New York ingovernabile”.

L’incontro alla Casa Bianca ribalta la retorica: strette di mano, sorrisi, battute. Lo stesso presidente, che lo aveva etichettato come estremista, ha assicurato che si sentirebbe “a proprio agio a vivere in una città governata da lui”. Un cambio di passo che ha spiazzato anche diversi sostenitori repubblicani.

New York vive di fondi federali

Dietro il disgelo c’è un nodo centrale: i soldi. Il bilancio 2026 della città dipende da circa 7,4 miliardi di dollari provenienti da Washington, fondamentali per alloggi, trasporti, sicurezza e gestione delle emergenze. Una quota che rappresenta più del 6% della spesa municipale complessiva.

Per New York, che ogni anno deve programmare investimenti in infrastrutture e assistenza, la certezza dei fondi è essenziale. Un’amministrazione federale ostile potrebbe rallentare bandi, irrigidire criteri, ridurre le risorse disponibili per programmi strategici. È questo lo scenario che Mamdani vuole evitare.

Il costo della vita come terreno comune

Il punto di contatto più evidente è la crisi del costo della vita, tema al centro sia della campagna del sindaco che delle preoccupazioni della Casa Bianca. Mamdani ha promesso misure shock: blocco degli affitti, trasporti gratuiti per chi ha redditi bassi, servizi per l’infanzia accessibili.

Trump sa che l’aumento dei prezzi è il principale fattore di calo del consenso. Per questo ha parlato di “visione condivisa” con il sindaco, ammettendo che tra i due ci sarebbero “molti più punti comuni del previsto”. Una dichiarazione strategica, che punta a rassicurare l’elettorato moderato.

La scena nello Studio Ovale

Nelle immagini diffuse ai media, entrambi appaiono intenti a sdrammatizzare i toni del passato. A una domanda sugli insulti ricevuti, Mamdani ha lasciato che fosse il presidente a replicare. Trump ha chiuso la questione spiegando di trovarsi davanti “una persona razionale”, archiviando così pubblicamente i mesi di polemiche.

La sinistra newyorkese, però, resta divisa: c’è chi teme che Mamdani stia legittimando un presidente percepito come ostile ai valori della città. Sul fronte repubblicano più duro, invece, qualcuno considera eccessiva la svolta conciliante di Trump.

Cosa può davvero fare Trump sui fondi

Dal punto di vista tecnico, il presidente non può tagliare unilateralmente i finanziamenti approvati dal Congresso. Ma può intervenire sulle priorità dei programmi, sui criteri di accesso ai fondi e sulla calendarizzazione dei trasferimenti. È qui che si gioca la partita decisiva: New York ha bisogno di fondi stabili e prevedibili, non di un flusso condizionato alle tensioni politiche di Washington.

Per questo Mamdani punta a trasformare il dialogo in un canale permanente, in modo da evitare sorprese che potrebbero mettere in crisi cantieri, piani sociali e trasporti.

La scommessa del nuovo sindaco

Per il sindaco eletto, la visita è una mossa rischiosa ma inevitabile. Una parte della sua base lo ha scelto proprio come antidoto a Trump, e ora osserva con sospetto il nuovo clima di cordialità. Mamdani, però, insiste: l’incontro non è una resa, ma un atto di responsabilità verso la città.

Se dalle parole nasceranno risultati tangibili, potrà rivendicare un successo politico. Se invece resterà solo una parentesi mediatica, rischierà di essere accusato di ingenuità.

Un segnale per l’America intera

L’immagine dei due avversari che si stringono la mano parla a un Paese polarizzato. Trump vuole mostrarsi capace di dialogare con figure simboliche della sinistra urbana; Mamdani vuole dimostrare di saper governare davvero, non solo protestare.

Per New York, però, conteranno i fatti: quanti fondi arriveranno, quali programmi verranno finanziati, quale impatto avranno sulle strade, sugli affitti e sui trasporti. Il resto, per i newyorkesi, è solo scenografia politica. 

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