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Trump alza il tiro su Mosca: “Lunedì parlerò alla nazione”

- di: Bruno Coletta
 
Trump alza il tiro su Mosca: “Lunedì parlerò alla nazione”
Trump alza il tiro su Mosca: “Lunedì parlerò alla nazione”
Dopo la delusione espressa su Putin, il presidente promette una svolta. Ma tra sanzioni, ambiguità e retorica elettorale, l’America resta in bilico.

Un annuncio sospeso tra minaccia e teatro politico

Donald Trump promette un’“importante dichiarazione” sulla Russia. Lo fa senza anticiparne il contenuto, ma con quel tono scenografico che accompagna ogni suo passo. L’annuncio ha acceso i riflettori su una relazione sempre più ambigua: quella tra l’America trumpiana e la Russia di Vladimir Putin.

“Sono deluso da Mosca”, ha dichiarato il presidente, aggiungendo però subito un prudente “vedremo cosa succede nelle prossime due settimane”.

È lo stesso metodo che ha usato con Pechino, con la NATO, con l’Unione Europea. Ma stavolta il campo è molto più scivoloso.

Il nodo delle sanzioni: Washington prepara nuove misure

Il nuovo pacchetto di sanzioni in discussione al Congresso mira a colpire banche pubbliche russe, settori strategici dell’energia e dell'alta tecnologia, oltre a società vicine al Cremlino.

Il testo, frutto di un raro accordo bipartisan, dovrebbe passare al Senato nei prossimi giorni. Trump si dice favorevole, ma gli analisti restano scettici.

“Non c’è nulla che ci dica davvero se sarà coerente. Ha un lungo passato di retromarce su Mosca”, ha dichiarato il senatore democratico Chris Murphy, commentando il tono “calcolatamente ambiguo” del presidente.

Una delusione che sa di tattica

Il termine “delusione” appare calibrato. Non è una rottura, ma un avvertimento. Serve a ridisegnare le distanze, dopo mesi di accuse di accondiscendenza verso Putin.

Una mossa utile ora che la campagna elettorale entra nel vivo. “Non basta dire di essere delusi. Servono fatti”, ha ammonito Mitt Romney. “Sotto Trump la Russia ha guadagnato terreno geopolitico”.

Russia-Ucraina: i veri interessi dietro le parole

Nel frattempo, il fronte ucraino resta incandescente. Il ministero della Difesa russo rivendica una nuova avanzata a Kharkiv.

Il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha confermato che “l’aggressione russa non si è mai fermata, e continua a rappresentare una minaccia per l’intera sicurezza euro-atlantica”.

Per Kiev, la postura americana è un problema. “Abbiamo bisogno di certezze, non di annunci”, ha dichiarato l’ambasciatore ucraino presso l’ONU.

La strategia del caos: una costante trumpiana

La mossa va letta come parte della strategia del caos di Trump. In un’America spaccata e isolata, il presidente sembra voler capitalizzare ogni crepa.

Non è un caso che l’annuncio sia arrivato in una grande rete come NBC, con un’intervista a forte impatto emotivo e senza contraddittorio. Lunedì, Trump parlerà di Russia. E non è affatto detto che annuncerà sanzioni: potrebbe rilanciare un’offerta di dialogo diretto con Putin, come già accaduto a Helsinki nel 2018.

L’Europa osserva, ma non si fida più

Nel Vecchio Continente cresce la diffidenza. Ursula von der Leyen ha ribadito che “le sanzioni contro la Russia non sono negoziabili” e ha auspicato “una linea comune con gli Stati Uniti”, pur ammettendo segnali incoerenti da Washington.

Anche Emmanuel Macron ha avvertito: “L’Europa deve attrezzarsi per l’autonomia strategica, soprattutto se l’America cambia linea a ogni elezione”.

Un annuncio che racconta l’incertezza

L’annuncio di Trump è un trailer, non un’azione. Un gioco di specchi tra promessa e minaccia, tra diplomazia e propaganda.

La dichiarazione prevista per lunedì sarà costruita per massimizzare l’impatto mediatico, ma difficilmente rappresenterà un cambiamento strutturale nella politica americana verso la Russia.

Più che la minaccia russa, oggi è l’instabilità americana a togliere il sonno agli alleati.

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