Una legge attesa da anni: cosa cambia davvero, chi potrà accedervi, perché Montevideo fa da apripista nella regione.
Uruguay compie un passo che segna la storia dei diritti civili in America Latina: il Senato ha approvato la legge che depenalizza l’eutanasia per gli adulti mentalmente capaci affetti da malattie incurabili con sofferenze insopportabili. Il voto è arrivato dopo oltre dieci ore di dibattito e chiude un percorso iniziato in agosto con il via libera della Camera dei Rappresentanti.
Cosa prevede la legge
Il testo, noto come Muerte digna, consente l’eutanasia a maggiorenni in piena capacità di intendere e volere che soffrano per patologie irreversibili con dolore intollerabile. La procedura richiede la richiesta formale del paziente e la valutazione di più medici; in caso di dissenso è previsto l’intervento di una commissione clinica. Non sono ammessi i minori. La norma non legalizza il suicidio assistito e non introduce periodi di attesa obbligatori.
Come si è arrivati al voto
La Camera aveva approvato il disegno di legge a metà agosto dopo un confronto fiume. La spinta decisiva è arrivata da cittadini e associazioni che hanno trasformato il tema del fine vita in un caso nazionale. Il presidente Yamandú Orsi aveva espresso apertura, chiedendo però garanzie stringenti.
Le voci in aula
Nel giorno del voto al Senato, l’intervento del senatore Ope Pasquet ha sintetizzato l’argomento della libertà personale: “Chi ritiene moralmente legittima l’eutanasia e si trova nella triste condizione di averne bisogno, potrà chiederla. Chi la considera inaccettabile, non sarà mai obbligato”. Dall’altra parte, i vescovi del Paese hanno ribadito che “provocare attivamente la morte del malato è contraria all’etica della professione medica”.
Uruguay apripista nella regione
Con questa legge, Montevideo è il primo Paese dell’America Latina a legalizzare l’eutanasia per via parlamentare. Colombia ed Ecuador hanno aperto con decisioni delle loro Corti. In Europa, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e Spagna consentono l’eutanasia; la Francia ha avviato una riforma più restrittiva sull’“aiuto a morire”.
Le ricadute pratiche e politiche
La normativa uruguaiana, priva di periodi-cuscinetto e centrata sull’autonomia del paziente, alza l’asticella del dibattito internazionale. Per il sistema sanitario significa protocolli chiari, formazione delle équipe, obiezione individuale e presa in carico palliativa. Politicamente, consolida l’immagine di Uruguay laboratorio liberal, ma aumenta la pressione sui Paesi vicini dove la domanda sociale cresce e il Parlamento è in stallo.
Cosa resta aperto
Restano nodi applicativi: tempi di istruttoria, accesso nelle aree rurali, gestione dei conflitti etici nelle strutture private e integrazione con le cure palliative. La prova decisiva arriverà con i primi casi, quando i protocolli passeranno dalla carta ai reparti.