2020 da incubo per UniCredit, che ora spera nel tandem Andrea Orcel (Ad) e Ranieri de Marchis (Dg)

- di: Redazione
 
Se ci si fermasse ai numeri (che poi sono la base dell'operato di qualsiasi banca), a guardare il quadro relativo ad UniCredit - sia per l'ultimo trimestre del 2020 che dell'intero anno - ci sarebbe da essere preoccupati, anzi molto preoccupati.
Numeri che disegnano il difficile momento che vive l'Istituto e non solo per la transizione dal vecchio amministratore delegato (Jean Pierre Mustier) al nuovo (Andrea Orcel), con tutte le complicazioni insite nella fase di passaggio tra una governance e quella che nel prenderà il posto. I dati relativi al 2020 sono disarmanti, a volere essere ottimisti. I ricavi si sono attestati a 17,1 miliardi di euro, con un calo secco, anno su anno, del 9%. Il margine di interesse è stato di 9,4 miliardi, con un arretramento del 6,3%. Brutte prestazioni anche sulle commissioni, a 6 miliardi e - 5,7%. Crollo dei proventi da attività di negoziazione (1,4 miliardi e -15,1%). Infine i dividenti che, con appena 0,4%, hanno fiorato il -39% (34,8 per la precisione).

Un panorama che però, di chiara indicazione, resta potenzialmente interessante per quanto riguarda le prospettive per il futuro immediato, anche perché il prossimo amministratore delegato ha fama di sapere guardare con grande attenzione al panorama internazionale. Cosa che Mustier ha anche fatto, ma con iniziative che certo hanno creato più d'una perplessità. L'ad uscente, ancora oggi, è nel mirino di chi ha contestato alcune scelte che, a molti, sono apparse censurabili, dal punto di vista delle strategie di medio-lungo periodo, posto che quelle di breve periodo hanno portato risultati positivi. Il dito contro Mustier viene puntato da chi gli contesta la decisione di disimpegnarsi da Mediobanca (che ha triplicato i suoi utili) e di avere disinvoltamente fatto passare di mano Fineco, che macina impressionanti risultati positivi.


Ma l'attuale difficoltà di UniCredit - resa evidente dai numeri, sui quali le dichiarazioni ed i comunicati ufficiali hanno cercato di fare cadere un velo di salvifico ottimismo - paradossalmente potrebbe agevolare il lavoro di Andrea Orcel e Ranieri de Marchis (nella foto), appena nominato direttore generale dell'Istituto. L'uscita di Jean Pierre Mustier, al di là del rammarico e dei rimpianti di facciata, era diventata un passo quasi obbligato per un istituto che, per dirla romanticamente, era in cerca di un suo carattere e di una sua personalità, quasi di un'anima. Una condizione che le strategie dell'ad uscente, proiettate verso l'Europa, e soprattutto la Germania, con tanto di rosa di possibili partner, hanno reso difficili non per la mancanza di prospettive dei suoi progetti, ma perché essi sembravano fuori tempo: o troppo indietro nel tempo o troppo in avanti, rasentando l'azzardo. Che nella finanza paga quasi sempre. Ed è su quel "quasi" che in molti hanno riflettuto.
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