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Ucraina, Trump e Zelensky con i leader Ue: Putin pronto all’incontro

- di: Bruno Coletta
 
Ucraina, Trump e Zelensky con i leader Ue: Putin pronto all’incontro
Ucraina, Trump apre a Putin-Zelensky: l’Europa spinge per la tregua
Alla Casa Bianca vertice serrato tra sorrisi e tensioni: bilaterali, telefonata a Mosca e pressing europeo per la tregua. Merz annuncia un faccia a faccia Putin-Zelensky entro due settimane. Macron e Meloni chiedono il cessate il fuoco, von der Leyen pone i bambini al centro, Starmer e Stubb parlano di svolta storica. Kiev offre un maxi piano di armi in cambio di garanzie di sicurezza.

(Foto di gruppo: Trump, Zelensky, i leader Ue e il Segretario generale della Nato).

Un ritorno diverso alla Casa Bianca

Il 18 agosto 2025 Donald Trump ha accolto Volodymyr Zelensky nello Studio Ovale con sorrisi e battute, un clima che ha sorpreso gli osservatori rispetto al gelo del febbraio precedente, quando i rapporti tra i due leader erano precipitati per via delle polemiche sul mandato del presidente ucraino. Zelensky, apparso più cauto e diplomatico, ha aperto con un gesto personale: ha consegnato a Trump una lettera scritta dalla moglie, Olena Zelenska, che raccontava il dramma dei bambini ucraini deportati o dispersi. “Grazie per i suoi sforzi, grazie per l’impegno a fermare le uccisioni, grazie per questa opportunità”, ha detto in un discorso brevissimo ma carico di pathos.

La cornice però era molto più ampia: oltre al bilaterale Trump–Zelensky, a Washington erano presenti sette leader europei, invitati a un summit multilaterale che ha trasformato la Casa Bianca nel crocevia della diplomazia globale. Accanto a Trump e Zelensky si sono seduti Emmanuel Macron, Giorgia Meloni, Friedrich Merz, Keir Starmer, Alexander Stubb, Ursula von der Leyen e Mark Rutte.

La telefonata a Putin che ha spiazzato tutti

Nel cuore della giornata è arrivata la mossa più teatrale. Mentre i leader europei attendevano nella East Room, Trump ha interrotto i colloqui e ha telefonato a Vladimir Putin. Una chiamata di circa quaranta minuti, definita dal Cremlino “franca e costruttiva”, durante la quale i due presidenti hanno discusso della possibilità di alzare il livello dei negoziati.

“Ho parlato con Putin e stiamo preparando un bilaterale con Zelensky. Dopo ci sarà un trilaterale con me”, ha dichiarato Trump. Parole che hanno irritato qualcuno tra i partner europei ma che hanno avuto un effetto immediato: il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha confermato che l’incontro diretto Putin–Zelensky potrebbe avvenire “entro due settimane”, definendo la prospettiva “un passo molto intenso e promettente”.

La frattura sul cessate il fuoco

Uno dei nodi più duri resta quello della tregua. Trump ha insistito che “non è necessario un cessate il fuoco per negoziare la pace”. Macron ha replicato che la tregua “è una necessità e tutti i leader la sostengono”. Merz ha avvertito: “Se non si vede una sospensione delle ostilità al prossimo incontro, la credibilità dei nostri sforzi sarà compromessa”.

Giorgia Meloni, a sua volta, ha sottolineato che “oggi inizia una nuova fase dopo tre anni, dobbiamo esplorare tutte le strade possibili per la pace”.

L’offerta di Kiev: armi in cambio di garanzie

Dietro le dichiarazioni pubbliche si muove un negoziato parallelo. Secondo quanto trapela, Kiev avrebbe proposto di acquistare cento miliardi di dollari in armi statunitensi, finanziati dall’Europa, come parte di un accordo che includerebbe garanzie di sicurezza da Washington. Non solo: i documenti parlano anche di un’intesa industriale per la coproduzione di droni congiunta tra imprese americane e ucraine.

Zelensky ha ribadito la sua linea: “Noi siamo pronti a nuove elezioni, ma solo in un contesto sicuro. Servono garanzie affidabili, un esercito forte, addestramento, intelligence. Il resto dipende dai nostri partner, dagli Stati Uniti e da tutti i nostri amici”.

L’Europa in prima linea

A differenza di altre occasioni, l’Europa non si è limitata a osservare. Emmanuel Macron ha proposto che il trilaterale Usa–Russia–Ucraina sia seguito da un incontro a quattro con l’Europa. Giorgia Meloni ha rimarcato il ruolo italiano: “Può contare sull’Italia, siamo dalla parte dell’Ucraina e sosterremo ogni sforzo verso la pace”.

Ursula von der Leyen ha posto al centro la questione dei bambini: “Ogni singolo minore deve tornare alla propria famiglia. È il cuore della nostra battaglia per una pace giusta e duratura”.

Il premier britannico Keir Starmer ha parlato di “un passo storico per la sicurezza europea”, mentre il finlandese Alexander Stubb ha dichiarato che “nelle ultime due settimane abbiamo fatto più progressi che in tre anni e mezzo”.

Infine Mark Rutte, segretario generale della Nato, ha definito “un grande passo” la disponibilità degli Stati Uniti a partecipare direttamente alle garanzie di sicurezza.

La posizione russa

Dopo la telefonata con Trump, il Cremlino ha confermato la volontà di Putin di esplorare un faccia a faccia con Zelensky. Tuttavia il ministero degli Esteri russo ha ribadito che “è inaccettabile qualsiasi scenario che preveda truppe Nato in Ucraina”. È la linea rossa che Mosca non intende oltrepassare, e che rischia di scontrarsi con le richieste di Kiev per un sistema di difesa che ricordi l’articolo 5 dell’Alleanza atlantica.

Trump e la diplomazia spettacolo

Come spesso accade, Trump ha dato al vertice anche una dimensione teatrale. Un microfono aperto in anticipo lo ha sorpreso mentre sussurrava a Macron: “Credo che Putin voglia fare un accordo per me. È pazzesco”. Una frase che conferma la convinzione del tycoon di essere l’ago della bilancia.

Alla stampa ha detto: “Solo Zelensky e il popolo ucraino possono decidere. Ma io voglio che i morti cessino. Alla fine troveremo una soluzione”.

I prossimi passi

Alla fine della lunga giornata, i leader hanno lasciato la Casa Bianca con una sensazione mista: cauta speranza e persistente incertezza. “Sono giorni decisivi per Kiev”, ha dichiarato Merz.

Ora gli occhi sono puntati sull’incontro annunciato tra Putin e Zelensky, previsto entro due settimane. Se davvero si realizzerà, sarà la prima volta che i due leader si guarderanno negli occhi dall’inizio dell’invasione del 2022.

L’Europa, questa volta, non si è limitata a fare da cornice: ha insistito sulla tregua, ha proposto modelli di garanzie, ha posto l’accento sui civili e sui bambini. Gli Stati Uniti restano il pivot indispensabile, ma senza la pressione europea il quadro apparirebbe incompleto.

Se la pace sarà possibile, non dipenderà solo dall’abilità negoziale di Trump o dalla disponibilità di Putin, ma dalla capacità dell’Europa di trasformare la sua presenza a Washington in un ruolo duraturo al tavolo.

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