(Trump nello studio ovale quando aggredì Zelensky tendendogli una trappola).
Trump cambia passo e alza il tono
Donald Trump ha fatto il grande annuncio dalla Casa Bianca: armi statunitensi all’Ucraina — a partire dai sistemi di difesa aerea Patriot — saranno inviate nei prossimi giorni, ma pagate interamente dai Paesi europei. In parallelo, ha lanciato un ultimatum a Vladimir Putin: “Se non ci sarà un accordo di pace in 50 giorni, scatteranno dazi al 100% contro la Russia”.
È la svolta più netta della presidenza Trump 2 sul dossier ucraino: abbandonato il tono possibilista dei mesi scorsi, ora punta a piegare Mosca con un mix di pressione economica e superiorità militare indiretta. “Sono molto deluso da Putin”, ha detto nel Salone Ovale. “Pensavo fosse uno tosto, ma continua a mentire: parliamo di pace e poi la sera bombarda città ucraine”.
Le armi le manda l’America, ma le paga l’Europa
La novità strutturale è nel modello operativo: Washington fornisce, la Nato compra e Kiev riceve. Gli Stati Uniti garantiranno le armi “più sofisticate al mondo”, ma senza spendere un dollaro. Germania, Norvegia, Finlandia, Svezia, Canada, Regno Unito e Danimarca finanzieranno l’operazione.
Secondo il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius, Berlino è pronta a inviare due batterie di Patriot; Oslo ne fornirà almeno una. La stima iniziale del valore complessivo è di circa 10 miliardi di dollari.
50 giorni di tregua o sarà guerra commerciale
L’ultimatum a Putin è chiaro: entro 50 giorni un’intesa di pace, oppure dazi del 100% su tutte le importazioni russe. Trump ha precisato che userà i suoi poteri esecutivi, scavalcando il Congresso, e che potrebbero partire anche sanzioni secondarie verso quei Paesi che continuano a comprare energia russa, in primis Cina e India.
“Uso il commercio per tante cose, ma funziona benissimo per fermare le guerre”, ha dichiarato il presidente. La linea dura però ha una crepa evidente: perché dare a Putin quasi due mesi di tempo? Kaja Kallas, rappresentante dell’UE per la sicurezza, ha commentato: “Bene la fermezza, ma ogni giorno che passa muoiono civili”.
Zelensky accoglie Kellogg, Mosca alza le spalle
A Kiev, il presidente Volodymyr Zelensky ha incontrato Keith Kellogg, inviato speciale di Trump, e ha parlato di “incontro produttivo” per rafforzare la difesa aerea e avviare una produzione congiunta di armamenti con l’Europa.
“Ringrazio Trump per segnali concreti di sostegno”, ha scritto Zelensky sui social.
Ben più gelida la reazione russa. Konstantin Kossaciov, vicepresidente della Duma, ha bollato tutto come “fumo negli occhi”. “Trump dà 50 giorni? In 50 giorni si può rovesciare il fronte. E intanto gli europei continuano a pagare per ingrassare il complesso militare-industriale americano”.
L’arte del deal: Trump trasforma la guerra in affare
Trump continua a parlare di guerra come fosse una trattativa immobiliare. “Non voglio dire che Putin è un assassino, ma è uno duro… Ho avuto con lui delle belle conversazioni, poi però cala la notte e lancia missili”, ha raccontato, dicendo che anche sua moglie Melania lo ha messo in guardia dopo una chiamata “promettente” con il leader russo.
I suoi consiglieri lo avrebbero convinto a cambiare linea dopo la telefonata del 3 luglio con Putin: l’ex tycoon si è sentito raggirato. La Nato, guidata dal nuovo segretario generale Mark Rutte, ha colto l’occasione: presentare un piano che permetta a Trump di non spendere soldi ma fare la voce grossa.
“La Nato gli ha venduto un affare, non un aiuto”, ha scritto Politico. E lui ha comprato. “All’inizio pensavo che gli europei non stessero facendo nulla. Invece stanno pagando per tutto”, ha detto ieri.
Trump sfida Putin ma il rischio è il vuoto
L’ultimatum è un gesto teatrale, il patto Nato un meccanismo di compromesso: Trump può vantarsi di non mandare dollari a Kiev, ma invia armi — e nella logica America First, è un bel colpo.
La domanda, però, resta sospesa: se Putin non rispetta i 50 giorni, Trump sarà davvero pronto a uno scontro commerciale con Cina e India? O troverà un’altra uscita di scena? L’Europa spera che basti l’effetto annuncio. Ma in geopolitica, come negli affari, il rischio di bluff è sempre dietro l’angolo.