In aula la battaglia legale che mette in discussione autonomia universitaria, antisemitismo e il ruolo del governo nella ricerca scientifica.
Il contesto: lo scontro in aula a New York
Dopo l’azione dell’amministrazione Trump che minaccia il congelamento di più di 2 miliardi di fondi federali destinati ai progetti di ricerca di Harvard, l’ateneo ha reagito con un ricorso legale. Un giudice federale ascolterà oggi 21 luglio 2025 le ragioni dell’università: una reazione che mira a difendere autonomia e libertà accademica, e che punta a dichiarare il blocco dei fondi “incostituzionale e illegale”.
I legali dell’università sostengono che le misure governative, comprese le intimidazioni sui visti per gli studenti stranieri, abbiano violato il First Amendment e bypassato le corrette procedure legali.
Le accuse del governo: antisemitismo e pretesto ideologico
L’amministrazione accusa Harvard di non aver fatto abbastanza per contrastare l’antisemitismo sul campus. Prosegue un’indagine del Dipartimento per i Diritti Civili, supportata da un Task Force ad hoc, che punta il dito sulla gestione delle proteste pro-Palestina dopo la guerra del 2023 e sul mancato impiego coerente della definizione IHRA.
Un rapporto del 30 giugno 2025 del HHS ha raccolto testimonianze inquietanti: spintoni, sputi e insulti “Heil Hitler” verso studenti ebrei. In base a ciò, il governo afferma che Harvard è “ineleggibile” a continuare a ricevere soldi federali.
Le richieste del governo
Trump e i suoi collaboratori – come l’avvocato Leo Terrell – hanno avanzato richieste così estese da includere:
- smantellamento dei programmi DEI (Diversity, Equity & Inclusion),
- riforme nei regolamenti disciplinari,
- verifiche sulla “diversità di vedute” tra studenti, docenti e personale.
Inoltre, l’amministrazione ha minacciato sanzioni severe: revoca dei visti agli studenti stranieri, congelamento di nuovi fondi e persino la possibile cancellazione dello status di esentasse per l’ateneo.
La risposta di Harvard: lotta per autonomia e scienza
Reagendo, il presidente Alan Garber ha dichiarato — il 14 aprile 2025 — che Harvard non avrebbe mai ceduto alla pressione: “Nessun governo […] dovrebbe dettare programmi, politiche di ammissione o ricerca”.
Tra fine aprile e inizio giugno l’ateneo ha depositato petizioni per ottenere un injunction (sospensivo) e ha chiesto un giudizio rapido entro i primi mesi dell’estate.
Il ricorso menziona la violazione di ben tre leggi — il First Amendment, il Title VI, e l’Administrative Procedure Act — e denuncia la scelta del governo di usare un blocco standard, senza valutazione caso per caso, su grant essenziali per ricerca su cancro, Alzheimer, difesa spaziale.
Gli esperti legali credono che Harvard abbia una “strong case” proprio per la carenza di procedure dovute e precedenti giurisprudenziali favorevoli.
Implicazioni: la posta in gioco supera i 2 miliardi
Non si tratta solo di una contesa finanziaria: Harvard sostiene che l’uso del controllo dei fondi sia una coercizione politica senza precedenti ai danni dell’autonomia universitaria.
Altri atenei, come Columbia, hanno già accettato compromessi adottando la definizione IHRA per sbloccare centinaia di milioni. Ma Harvard, più restia, sta cercando di alzare il livello dello scontro, trasformandolo in un banco di prova per la libertà accademica negli Stati Uniti.
Prospettive
Il giudizio del 21 luglio 2025 sarà cruciale: se il tribunale accoglierà il ricorso preliminare, Harvard otterrà un blocco temporaneo sul freezing e forse sul divieto di visti. Una vittoria segnerebbe una fortissima limitazione del potere esecutivo nell'usare il denaro federale come strumento di influenza politica sugli atenei privati.
Se però Harvard perderà, si spalancherebbero porte per un controllo maggiore del governo su contenuti accademici, politiche interne e composizione comunitaria delle università, con effetti potenzialmente destabilizzanti sulla libertà di ricerca e su investimenti miliardari nella ricerca scientifica.
Il quadro
- Argomento Harvard: fondi congelati in modo illegittimo, violazione di autonomia e diritti costituzionali.
- Argomento governo: insufficiente contrasto all’antisemitismo, uso di fondi federali condizionato a riforme specifiche.
- In gioco: non solo 2 miliardi di dollari, ma il principio dell’indipendenza delle università rispetto al potere politico.
L’udienza del 21 luglio può ridefinire il confine tra ricerca indipendente e controllo statale negli USA.