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Trump contro la la ricerca scientifica, miliardi di dollari in fumo

- di: Bruno Coletta
 
Trump contro la la ricerca scientifica, miliardi di dollari in fumo
Oltre 1.000 borse di studio cancellate: crolla il finanziamento federale alla ricerca. L’università: “Attacco alla libertà accademica”.
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Più di duemila miliardi di dollari in fumo: Trump colpisce il cuore della scienza
È una cesura storica. L’università che più di ogni altra incarna l’eccellenza scientifica globale si trova oggi sotto un fuoco incrociato. Harvard ha perso oltre 2,4 miliardi di dollari in finanziamenti federali, quasi 1.000 borse di studio bruciate in pochi mesi. A riportarlo è Nature, con una documentazione dettagliata pubblicata: l’intenzione dell’amministrazione Trump è chiara e brutale, azzerare l’indipendenza della ricerca universitaria, punendo in particolare i centri percepiti come oppositori politici.
Nel mirino non c’è solo la prestigiosa Ivy League, ma l’intero ecosistema accademico che regge l’innovazione scientifica americana. Una strategia che – se confermata – metterebbe fine a un modello fondato su pluralismo, merito e competizione aperta. “Questi tagli sono una forma sofisticata di censura istituzionale”, afferma Joseph Loparo, biologo molecolare alla Harvard Medical School, “e minacciano la capacità stessa dell’America di produrre conoscenza”.
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Le cifre di un’epurazione scientifica
Secondo i dati raccolti da Nature, i National Institutes of Health (NIH), il più grande ente pubblico per la ricerca biomedica al mondo, hanno cancellato oltre 600 progetti per un totale di 2,2 miliardi di dollari. A questi si sommano 193 sovvenzioni abolite dalla National Science Foundation (NSF), per 150 milioni di dollari, e altri 56 tagliati dal Dipartimento della Difesa, per un valore di 105 milioni. Il Dipartimento dell’Agricoltura e quello dell’Edilizia abitativa hanno sospeso tre progetti a testa.
La selezione appare chirurgica: colpiti in particolare gli ambiti di punta della ricerca globale – come l’intelligenza artificiale, la fisica quantistica, le neuroscienze e i materiali avanzati – proprio quelli formalmente dichiarati prioritari anche dall’amministrazione Trump. Un centro per i materiali quantistici da 20 milioni è stato chiuso, come pure diversi programmi di collaborazione tra università americane e internazionali.
La rivista scientifica ha consultato email interne, documenti pubblici e testimonianze raccolte a Boston e Washington.Harvard non può compensare questi tagli con fondi propri, nemmeno con le sue risorse colossali”, ha spiegato Loparo, che ha perso due progetti NIH da 4,3 milioni sullo studio delle riparazioni del DNA.
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Il precedente pericoloso: selezionare la ricerca per ragioni politiche
Non è la prima volta che Trump si scaglia contro Harvard. Ma la dimensione e la coerenza di questa offensiva segnano un punto di non ritorno. Alcuni tagli erano già stati avviati mesi fa, ma solo ora emerge la portata sistemica della strategia. Secondo Politico, la sospensione delle borse è accompagnata da una campagna ideologica che accusa l’università di “propagare valori anti-americani” e “favorire posizioni antisemite”, in un contesto già segnato da proteste studentesche e da fratture culturali profonde.
In parallelo, la Casa Bianca ha impedito temporaneamente l’iscrizione di nuovi studenti stranieri a Harvard, in base a una decisione del Dipartimento per la Sicurezza Interna (DHS). L’università ha presentato ricorso e un giudice federale ha sospeso l’ordine in attesa di udienza. Ma il danno reputazionale e operativo è già fatto.
Secondo Alan Garber, presidente ad interim di Harvard, “siamo di fronte a un attacco coordinato alla libertà accademica, che mira a controllare i contenuti della ricerca attraverso la leva finanziaria”. A essere colpiti sono anche ospedali affiliati, centri clinici e laboratori privati che collaborano con l’università.
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Una reazione internazionale e accademica in difesa della libertà
La comunità scientifica mondiale osserva con crescente preoccupazione. L’Università di Oxford ha definito i tagli “un attentato alla scienza libera”. Dall’Europa e dall’Asia arrivano dichiarazioni di solidarietà e offerte di supporto per ricercatori in fuga. In Cina, il portavoce del Ministero degli Esteri ha parlato di “un gesto ostile che mina la collaborazione scientifica globale”.
Negli Stati Uniti, oltre 150 rettori hanno firmato un appello al Congresso per chiedere il ripristino dei fondi, denunciando un “precedente tossico che rischia di cancellare decenni di progresso scientifico”.
Il dibattito si estende anche oltre i confini dell’accademia: per molti giuristi, la selezione arbitraria dei destinatari di fondi pubblici viola il Primo Emendamento. La ACLU (American Civil Liberties Union) ha annunciato una propria indagine e potrebbe aprire una causa indipendente.
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La democrazia americana nella crisi del sapere
Il caso Harvard è molto più di uno scontro tra un’amministrazione e un’università. È il sintomo di un declino sistemico, in cui la scienza, la formazione e il pensiero critico diventano bersagli politici. Una democrazia liberale si misura anche dalla sua capacità di proteggere lo spazio della conoscenza dalla polarizzazione.
L’attacco di Trump – anche se parzialmente arginato dai giudici – introduce elementi strutturali di abuso di potere: controllo della ricerca tramite il budget, censura implicita dei contenuti, esclusione selettiva degli interlocutori esterni. È un modello che riecheggia le derive autoritarie in altri contesti globali.
E mentre Harvard fa i conti con un bilancio azzoppato e un futuro incerto, il rischio è che l’America perda il suo vantaggio scientifico. Non per colpa di una crisi economica, ma per scelta politica.

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