Trade Republic scommette sull’Italia: IBAN italiano, conto corrente al 3% e fiscalità automatizzata per gli investimenti

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 

Trade Republic accelera sul mercato italiano con un’offerta che mira a scardinare il sistema bancario tradizionale e a imporsi come punto di riferimento per una nuova generazione di risparmiatori digitali. La fintech tedesca, che oggi conta oltre 8 milioni di clienti in Europa e gestisce più di 100 miliardi di euro in asset, ha annunciato l’apertura ufficiale della sua succursale italiana, introducendo una serie di servizi che segnano un cambio di passo per chi vuole gestire risparmi e investimenti in modo semplice e senza costi nascosti.

Trade Republic scommette sull’Italia: IBAN italiano, conto corrente al 3%

L’elemento centrale della nuova strategia è l’introduzione di un conto corrente con IBAN italiano, che consente di ricevere lo stipendio, effettuare bonifici istantanei gratuiti, pagare bollette e gestire la liquidità senza commissioni aggiuntive. La vera novità, però, sta nella remunerazione della giacenza: il 3% annuo, accreditato mensilmente e senza limiti di importo. Un’offerta che va in netta controtendenza rispetto agli istituti tradizionali, che nella maggior parte dei casi continuano a non riconoscere alcun rendimento sui depositi. Trade Republic supera inoltre il precedente tetto massimo di 50.000 euro per cliente, permettendo a tutti gli utenti di ottenere un rendimento diretto sul capitale disponibile.

A rendere ancora più aggressiva la proposta è la gestione della liquidità: i depositi dei clienti vengono distribuiti tra istituti di primaria importanza come Deutsche Bank, HSBC e J.P. Morgan, garantendo diversificazione e sicurezza, mentre per i saldi più elevati è prevista un’ulteriore allocazione in fondi monetari. Il meccanismo di Saveback aggiunge poi un ulteriore vantaggio: ogni acquisto effettuato con la carta di debito permette di ricevere indietro l’1% della spesa, che viene automaticamente reinvestito nei piani di accumulo dell’utente.

Ma l’aspetto più innovativo dell’offerta riguarda il mondo degli investimenti. Con l’introduzione del Regime Amministrato, Trade Republic diventa la prima challenger bank in Italia a operare come sostituto d’imposta, sollevando gli utenti dalla gestione fiscale dei propri guadagni finanziari. In un mercato in cui i piccoli risparmiatori sono spesso frenati dalla complessità della tassazione, la fintech tedesca propone una soluzione che elimina alla radice uno degli ostacoli più rilevanti per chi vuole avvicinarsi agli investimenti. Il meccanismo è semplice: le plusvalenze vengono tassate automaticamente al 26% al momento della vendita degli asset, le minusvalenze sono compensate senza necessità di intervento da parte del cliente, e tutto il processo avviene senza obbligo di dichiarazione dei redditi.

La semplificazione del carico fiscale, unita alla possibilità di investire in azioni ed ETF con un’interfaccia intuitiva e costi ridotti, mira a intercettare quella fascia di investitori che finora si è tenuta lontana dal mercato per paura di dover gestire autonomamente la propria fiscalità. Secondo Christian Hecker, co-fondatore di Trade Republic, il divario pensionistico in Italia è un problema sempre più evidente, e offrire strumenti semplici ed efficienti per costruire un capitale nel lungo termine è una delle missioni della piattaforma. “Vogliamo che i giovani risparmiatori possano prendere in mano le proprie finanze senza doversi preoccupare della burocrazia fiscale. Con il Regime Amministrato abbattiamo una delle barriere principali al primo investimento”, ha dichiarato Hecker.

L’Italia rappresenta il secondo mercato strategico di Trade Republic dopo la Francia e il nuovo pacchetto di servizi punta a consolidare ulteriormente la crescita della fintech nel nostro Paese, dove già conta oltre mezzo milione di clienti. La sfida alle banche tradizionali è aperta: la promessa è un ecosistema bancario e di investimento più efficiente, senza commissioni inutili e con un rendimento tangibile per ogni cliente. Il successo dipenderà dalla capacità di convincere una platea ancora ampia di risparmiatori italiani, spesso diffidenti nei confronti delle piattaforme digitali, ma sempre più attratti da soluzioni innovative e remunerative.

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