Quanta distanza tra l'immagine che TIM dà di sé e la realtà

- di: Redazione
 
Tutte le aziende - anche quelle che ufficialmente non hanno fini di lucro - nascono per vendere qualcosa, materiale o immateriale poco importa. Io sono qui affinché tu, potenziale acquirente, ti convinca che ti sto vendendo il meglio. Se ci pensate lo schema è lo stesso da tempo immemorabile, in un gioco delle parti in cui, io che vendo, dico di offriti il meglio del meglio. E sicuramente meglio di quello che altri ti propongono. È l'arte di convincere chi ti sta di fronte, e poco importa se ciò che si offre è un tappeto, una idea, un sogno.
E quale miglior modo di convincere il potenziale compratore dando di chi vende l'immagine più accattivante possibile, anche se, in sostanza, quel che hai da offrire non è granché?
Per questo, quando ci si affida ai maghi dell'informazione pubblicitaria, bisognerebbe essere cauti, perché il rischio che si corre è che l'immagine che viene offerta sia, nei fatti, molto distante dalla realtà.
Prendiamo TIM.

TIM, una realtà che inciampa più volte di quanto la sua reputazione faccia intendere 

Quella guidata dall'Amministratore delegato Luigi Gubitosi (nella foto) è l'azienda di riferimento ormai in molti campi e non solo quelli della telefonia. Oramai è ovunque e chi ne supporta e promuove l'immagine ne parla in termini entusiastici, quasi che chi non si serve di lei debba fare ammenda e iscriversi immediatamente allo sterminato elenco dei suoi clienti. Però il diavolo è sempre in agguato per metterci la coda e la TIM incappa in defaillance che sarebbero imbarazzanti per chiunque, a maggior ragione per una società che macina miliardi di euro.

Esagerazioni? Nemmeno tante, sebbene la verve induce talvolta chi scrive ad estremizzare, ma appena di pochino. Ma, chiediamo a chi ci legge, avete avuto modo, negli ultimi giorni, di tentare di raggiungere alcuni uffici di TIM che garantiscono/dovrebbero garantire l'assistenza ai clienti? Ecco, se avete telefonato (magari dieci/venti o più volte) per sentire cadere fragorosamente la linee dopo pochi secondi, la sola cosa che ci sentiamo di dire è: benvenuti nel club.

Non è mai simpatico fare discorsi con dei distinguo dentro che riguardano il profilo economico delle persone, ma questi disservizi non accadono solo ai clienti non commerciali, ma anche a quelli che rappresentano una azienda e, con essa, gli interessi anche dei dipendenti. C'è più d'uno tra chi segue Italia Informa che da giorni aspetta che una entità indefinita (magari il santo protettore degli arrabbiati) risponda ai suoi tentativi di trovare ascolto da qualche operatore del 191, il numero riservato alla clientela business.
Ha pregato, implorato, ha scavato nella memoria alla ricerca di preghiere colpevolmente dimenticate, ha acceso ceri, ha infilzato bamboline con riti voodoo, ha abiurato alla sua fede calcistica, ha fatto voto di perenne castità, ma sempre con il medesimo risultato.

Telefonata, risposta automatica e uno-due-tre-quattro secondi e, oplà, la linea cade. E il cliente deluso si ritrova a guardare l'apparecchio telefonico con la stramaledetta voglia di sbatterlo al muro. Eppure, a leggere il flusso costante di comunicati che vengono pompati quotidianamente dall'ufficio stampa di TIM (che fa un gran lavoro, riconosciamolo), l'azienda è all'avanguardia su tutto, dai servizi alla clientela alla rete e tanto altro. Ogni singolo atto viene riferito, in termini entusiastici, ma poi c'è la realtà della ''strada'', quando chiedi soltanto - da cliente pagante - d'essere sentito e dall'altro lato non trovi nessuno. Allora ti rendi conto che c'è qualcosa che non va, oltre alle vicende del mercato azionario. Magari basterebbe poco: attrezzarsi, in termini di personale, per onorare gli impegni presi con la clientela, ad esempio, sarebbe veramente chiedere troppo?
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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