Suv con youtuber contro Smart, muore bambino: i tanti colpevoli di una tragedia

- di: Redazione
 
Manuel aveva cinque anni, era bellissimo, con i capelli biondi e ricci, e viaggiava in auto con la madre, in una strada alla periferia di Roma, a Casal Palocco. Manuel era un bimbo che, nonostante fosse sul suo seggiolino, oggi non c'è più perché un gruppo di incoscienti, dentro un Suv - un mostro da centinaia di migliaia di euro, capace di andare a 300 chilometri all'ora -, era impegnato, piuttosto che guardare la strada, a girare un video da postare su you tube, andando alla conquista di qualche ''like'' in più.
Un challenge, lo chiamano, che è soprattutto una sfida all'intelligenza.

Suv con youtuber contro Smart, muore bambino: i tanti colpevoli di una tragedia

Spetterà ad altri stabilire se ci sono colpe; altri diranno se l'incidente poteva essere evitato (come tutti gli incidenti) o se si è messa per traverso la fatalità.
Ma, oggi, quando la sorellina e la madre di Manuel combattono per la vita, non si può tacere, perché le colpe ricadono non solo su chi era alla guida del Lamborghini Urus, ma anche su che chi gli stava accanto nella vettura e magari lo incitava ad andare più veloce; su chi lo ha aiutato a organizzare tutto; su chi non ha attuato le normali cautele prima di consentire ad un ragazzo di mettersi alla guida di un bestione. E anche su chi, preposto a garantire la sicurezza di tutti, non lo ha fatto.

La dinamica dice poco: il Suv ha colpito con estrema violenza, per effetto della velocità elevata, la Smart su cui viaggiavano la madre di Manuel con i due figlioletti. L'urto, da quel che raccontano i testimoni e confermano le immagini, è stato fortissimo. Non per un caso, perché i ragazzi sulla Lamborghini stavano girando un video in cui la velocità doveva essere l'elemento dominante, altrimenti la sfida si sarebbe persa. Potremmo riferire i nomi dei cinque ragazzi (chi era sulla vettura e chi li ha aiutati) e forse sarebbe giusto. Ma in questo modo - non so se il nostro ragionamento possa essere condiviso - infangheremmo anche le loro famiglie, che avranno tempo e modi per capire l'orrore di quanto fatto dai loro figli e fratelli, che evidentemente, in quest'epoca in cui l'immagine prevale su tutto, ritengono che tutto sia loro permesso, che possono celebrare quotidianamente il rito della ricerca dell'estremo.

E che se ne fregano se mettono a rischio la vita di altri, come il piccolo Manuel, che non poteva sopravvivere alle ferite causategli dal muso del Suv che ha sfondato la fiancata destra della Smart.
Non sappiamo cosa sia passato per la testa di questi ragazzi quando hanno cominciato loro bravata e cosa passi ora per la loro testa, sapendo di avere devastato una famiglia e in attesa che su di loro si prendano decisioni.
Ma, come in tutte le tragedie che possono essere ricondotte a comportamenti umani, dobbiamo chiederci se questo incidente ha altri responsabili oltre a quelli più scontati. Perché, anche se chi ha preso a nolo materialmente il Suv Lamborghini ha presumibilmente la patente adatta, chi gli ha dato le chiavi di una ''bestia'' come quella non si è chiesto che uso ne sarebbe stato fatto? Perché, a prendere a nolo una vettura dalle prestazioni elevatissime (cosa che, ragionevolmente, aumenta il tasso potenziale di pericolosità se non lo si guida con cautela e prudenza), è stato un ragazzo, uno di quelli che, sui video, mostravano il peggio della peggio gioventù e, come non vederla come una tragica profezia, sfottevano, sia pure per finta, guarda caso il conducente di una Smart.

O forse il fatto che questi youtuber avessero fatto pubblicità all'autosalone ha giustificato la fiducia nei loro confronti da parte di chi gli ha dato in mani le chiavi di una vettura nata per essere la materializzazione dei sogni di nostri giovani?
Ancora non è chiaro chi fosse materialmente alla guida dell'Urus e, comunque, non dovrebbe essere difficile appurarlo. Ma, se è vero quello che hanno raccontato alcuni residenti della zona dell'incidente, cioè che il mostro da alcuni giorni circolava per le strade del quartiere a velocità sostenuta e con manovre azzardate, il primo interrogativo da porsi è su come sia possibile che uno straccio di vigile urbano o una pattuglia di qualsiasi altra forza dell'ordine non abbia visto nulla, né a Casal Palocco, né nelle altre zone della città che il gruppetto di imbecilli sceglieva per i loro video demenziali. Oggi, se vivessimo in una società veramente solidale, dovremmo fare un esame di coscienza collettivo, per comprendere le ragioni della disintegrazione del concetto di convivenza. Perché se questi ragazzi rappresentano il nostro futuro, non c'è da essere allegri. In uno degli ultimi video, uno di loro, rivolgendosi idealmente al proprietario di una microcar, gli dice che macchine così le vendono al supermercato a 300 euro.

Possiamo pensarla tutti in modo diverso, ma quello che questi youtuber (non sappiamo altri) lanciano nei loro video è un messaggio devastante, privo di valori e che incita, implicitamente, alla discriminazione e al razzismo fondato sul censo. Un mondo in cui nessuno che abbia un cervello (e questi ragazzi non ce l'hanno) vorrebbe vivere. Come si dice in questi casi, che la pena sia esemplare, anche se quella che farebbe loro più male spetta a chi gestisce questa comunicazione senza regole e senza remore, che li dovrebbe bandire in eterno.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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