La follia della cancel culture colpisce ancora: il Galles nega una statua al fascista Guglielmo Marconi

- di: Barbara Leone
 
E’ il 26 maggio del 1880 quando Richard Wagner raggiunge a dorso di un mulo Ravello. Ci trascorre poche ore, ma ne rimane talmente stregato da trarne ispirazione per il suo “Parsifal”. “Finalmente il giardino di Klingsor è stato trovato”, scrisse parlando di Villa Rufolo. Al compositore tedesco Ravello ha dedicato il suo celebre Festival, che nacque nel 1953 proprio come Festival wagneriano anche se poi col tempo ha deviato verso altri lidi musicali. Andando un po’ più al nord c’è un’altra città che lo ha omaggiato dedicandogli una statua in pieno centro storico: La Spezia, ove Wagner soggiornò nel 1852 e le cui bellezze gli ispirarono il preludio orchestrale de “L’oro del Reno”. Avranno letto i libri di storia a Ravello e La Spezia? Immaginiamo di sì, anche perché l’antisemitismo del Maestro di Lipsia è cosa ben nota. E allora che si fa? Lo eliminiamo? No, semplicemente lo prendiamo per quello che è stato: un immenso artista e un pessimo uomo. Così come Guglielmo Marconi, notoriamente vicino al partito fascista come tanti altri illustri esponenti dell’epoca. De resto era un conservatore, che era stato testimone dei cruenti scontri del Biennio rosso, delle occupazioni delle fabbriche e viveva come una minaccia il possibile contagio bolscevico. E di Mussolini pensava quello che al tempo pensavano in molti, Churchill compreso, ovvero che fosse un grande leader. Dal canto suo il regime lo lusingò con cariche illustri, come la presidenza del Cnr e dell’Accademia d’Italia, oggi dei Lincei. Laddove anni prima, più precisamente nel 1897, il governo Crispi lo liquidò come pazzo negandogli i finanziamenti per il brevetto di quella che poi diventerà la scoperta del secolo: la radio. Brevetto che poi Marconi ottenne a Londra. Marconi fu fascista come lo furono Gentile, Malaparte, Pirandello, D’Annunzio e molti altri ancora. Chi più chi meno, con o senza tessera simpatizzarono per le camice nere.

E’ storia, che tuttavia non ne può e non ne deve mettere in discussione la grandezza intellettuale o artistica che sia. Ora il Galles scopre che Marconi aderì al partito fascista. Lo scopre adesso, nell’Anno Domini 2022, e lo vuole cancellare. O meglio, lo congela in attesa di “un’indagine interna per assicurare che la storia dell’isola di Flat Holme sia celebrata in un modo che si sposi con i valori di tolleranza e accoglienza di Cardiff”. E’ qui infatti, nel piccolo comune di Cardiff, che i gallesi avrebbero voluto installare una statua a forma di radio in suo onore. Perché da lì Marconi trasmise per la prima volta nel mondo messaggi radio in mare aperto. A mettersi per storto sono stati soprattutto i laburisti, preoccupati da una parte il suo sostegno al partito fascista e dall’altra parte le famose “e” con le quali Marconi contrassegnò gli studiosi ebrei che volevano entrare nell’Accademia d’Italia. Tutte vicende note ed arcinote. Del legame di Marconi col fascismo ne parlano tutti i libri di storia. E la domanda ai gallesi quindi sorge spontanea: ne avete mai aperto uno? Ma soprattutto: che c’azzecca? E’ tale quest’onta da non fargli meritare una statua? Il Galles ha avuto il privilegio di far da testimone a colui che, piaccia o non piaccia, ha inventato il Terzo Millennio, ovvero le comunicazioni senza fili. Perché se non ci fosse stato Marconi molto probabilmente non stavamo nemmeno qui a scrivere su un pc, a inviare mail ed a parlare con l’altra parte del mondo. Basti pensare che l’azienda che, poco più che ventenne, fondò a Londra alla fine dell’800 recava nella ragione sociale la parola Wireless: vi ricorda qualcosa? La verità è che Marconi era un genio, che sin da piccolo faceva i suoi ingegnosi esperimenti nella piccionaia di casa come oggi i nerds californiani nei garage. Semplicemente non sapeva che quella cosa era impossibile. E così la fece, come fanno tutti i geni. Andando ben al di là dei fisici di formazione convenzionale. Era tanto folle da credere che le onde radio potessero percorrere lunghe distanze, superare ostacoli, perfino la curvatura della crosta terrestre arrivando negli Stati Uniti. E nonostante in molti lo prendessero per pazzo tirò dritto per la sua strada e con le sue scoperte fece storia. E tutto questo non c’è tessera che possa resettarlo. Come non si può dimenticare che venne insignito del Nobel nel 1909, che era diventato senatore del Regno nel 1916 e che morì nel 1937, tre anni prima dell’intervento dell’Italia in guerra nel giugno del 1940. Negargli una statua per la sua vicinanza al fascismo ed alla sua ideologia, questa sì che è vera follia. Oltre che stupidità. E non follia geniale, come quella di Marconi. Ma follia becera, ignorante e vuota. La follia di oggi: la cancel culture, che impietosamente demonizza il talento, il genio ed il sapere di personaggi che in un florido passato resero grande l’Europa. E in certi casi, come per Marconi, cambiarono il mondo.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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