Ma è veramente necessaria una proroga dello stato d'emergenza?

- di: Redazione
 
La guerra contro la pandemia va avanti, ancora nella situazione di stato d'emergenza, tra scatti e rallentamenti che testimoniano quanto essa sia difficile e che le speranze di averla quasi sconfitta siano troppe, oggettivamente sovradimensionate rispetto alla realtà dei fatti.
È quindi giusto e comprensibile che il governo non se la senta di allentare le misure adottate nella seconda fase dell'emergenza, quando i risultati di una campagna vaccinale che procede spedita facevano ritenere imminente la vittoria. Purtroppo non è così, ma soprattutto la stretta agli spostamenti , nel sovrano interesse della collettività, è vista, sia pure da una sparuta minoranza, come un attentato alla sua libertà, quasi che statistiche e percentuali fossero un gioco per matematici annoiati.

Il Governo pensa alla proroga dello stato d'emergenza: è davvero necessario?

Vedere manifestazioni di protesta che travalicano ogni ragionevolezza può ancora sorprendere, ma neanche tanto. Anche se è un'offesa non tanto alla Storia, quanto all'intelligenza, assistere a cortei come quelli di Novara, dove alcune decine di contrari al green pass hanno paragonato la loro condizione a quella dei prigionieri nei campi di concentramento nazisti. A guidare questa sconclusionata protesta pare sia stata un'infermiera - che il suo sindacato ha sospeso e che rischia una denuncia dall'ospedale dove prestava servizio - che, per giustificarsi, ha parlato di un "fraintendimento", perché i manifestanti parlavano di "concentramento nel senso di concentrazione: noi ci siamo concentrati in uno spazio, per manifestare il nostro dissenso".

Forse per questa "dissenziente" una visita guidata ad Aushwitz, ovviamente gratuita, servirebbe tanto per farle comprendere l'enormità delle sue affermazioni.
Ma non bisogna sottovalutare queste proteste ed il loro moltiplicarsi che evidenziano come per qualcuno le restrizioni siano difficili da metabolizzare ed accettare e per questo negano anche le evidenze. La storia recente, quella degli ultimi mesi, ha detto che un dialogo con chi non accetta nulla, a partire dalla realtà, è difficile e bene fa lo Stato a reagire con fermezza nei confronti di chi non mette a repentaglio solo la sua salute (e qui ci vorrebbe un bel "fatti loro"), ma soprattutto quella di altri che nulla condividono del loro estremismo ideologico.

Da settimane ripetiamo che ogni protesta deve essere ascoltata, non per fare marce indietro, ma per capire quello che c'è dietro un "no" e muoversi con la consapevolezza di avere ascoltato tutti. Lo scontro, oggi, non serve a nessuno e, per nostra fortuna, c'è un corposo libro che enuncia, meticolosamente, tutti i comportamenti, anche omissivi, che devono essere puniti. Quindi - e non parliamo assolutamente delle proposte di sciogliere questa o quella formazione politica, che non interessano al nostro ragionare -, se assalto e devasto un locale che non è il mio devo essere punito nelle forme previste dal nostro codice. Ma sapere che ci sono le leggi che ci proteggono o dovrebbero farlo non ci può esimere dal pensare che il nostro Paese, dopo avere dato prova di presa di coscienza della gravità della pandemia, facendosi carico delle misure per contrastarla, ora ha bisogno di essere accreditato di fiducia da chi ci governa.

Non pensiamo alla misure di prevenzione per così dire di prima linea (come green pass e mascherine o altri dispositivi), ma del perdurare di uno stato d'emergenza di cui la gente ora stenta a comprendere l'utilità. Anche perché strumenti come il green pass dovrebbero aiutare in modo decisivo l'azione di contrasto. Ma il ministro della Salute, Roberto Speranza, non esclude che lo stato di emergenza in vigore possa essere prorogato di altri tre mesi. C'è però un "ma" molto corposo. Perché lo stato di emergenza di rilievo nazionale è regolato da un decreto legislativo del 2018, che di fatto è il Codice della Protezione e che stabilisce che la sua durata "non può superare i 12 mesi, è prorogabile per non più di ulteriori 12 mesi". Termine che quindi ha sua scadenza al 31 gennaio.

Un ostacolo non da poco, ma che sicuramente, nel momento in cui il ministro ha ipotizzato lo slittamento a marzo, sarà tecnicamente possibile superare. Ciò non toglie che mantenere lo stato d'emergenza, proprio ora che - nonostante qualche, ancorché significativo, numero avverso - la pandemia è a un passo dall'essere circoscritta potrebbe apparire come un atto di sfiducia negli italiani che stanno partecipando al gigantesco sforzo per uscire dalla crisi e che non possono sempre considerarsi in libertà provvisoria, sia pure per tutelare la loro salute.
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